Meno di due settimane fa, il governo autonomo dell’Irlanda del Nord, istituito dall’Accordo del Venerdì Santo del 1998, è stato ufficialmente ripristinato con l’assegnazione per la prima volta in assoluto della carica di primo ministro a un esponente del Sinn Féin. Abbiamo chiesto alla dottoressa Agnès Maillot, direttrice del dipartimento di studi interculturali e lingue applicate dell’Università di Dublino, specializzata nelle questioni politiche e sociali nordirlandesi, un commento sulle circostanze di questo evento storico e sulle implicazioni per il futuro dell’isola d’Irlanda.

Quali sono i motivi principali che hanno consentito lo sblocco della crisi politica in Irlanda del Nord e il ristabilimento del governo condiviso tra cattolici e protestanti per la prima volta dopo le elezioni per l’assemblea legislativa di Belfast nel 2022?

Le istituzioni dell’Irlanda del Nord erano sospese dal 2022 a causa del rifiuto del principale partito unionista – il Partito Unionista Democratico (DUP) – di partecipare a una coalizione fino a quando fosse rimasto in vigore il Protocollo dell’Irlanda del Nord. Al centro del disaccordo c’era un dilemma riguardante il luogo in cui dovevano avvenire i controlli doganali sui prodotti spediti dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord, ora non più nell’Unione Europea, ma che sarebbero poi potuti entrare nella Repubblica d’Irlanda, ancora nell’UE. L’idea di un confine tra le due parti dell’isola d’Irlanda era stata infatti categoricamente respinta da Dublino e Bruxelles. Il Protocollo dell’Irlanda del Nord prevedeva perciò che tali controlli venissero effettuati all’arrivo delle merci nei porti dell’Irlanda del Nord, ma questa soluzione, secondo gli unionisti, avrebbe introdotto un confine marittimo con il Regno Unito e sminuito la posizione dell’Irlanda del Nord all’interno di esso. Tuttavia, il Primo Ministro britannico, Rishi Sunak, ha negoziato un nuovo accordo con l’UE in grado di fornire la garanzia agli unionisti che la maggior parte dei beni sarebbe stata esentata dai controlli doganali all’arrivo in Irlanda del Nord.

Il Sinn Féin è diventato per la prima volta il partito con il maggior numero di consensi in Irlanda del Nord e una dei suoi leader, Michelle O’Neill, occuperà l’incarico di primo ministro. Che cosa ha reso possibile questo storico risultato? È il Sinn Féin a essere cambiato oppure hanno influito nuovi fenomeni sociali e demografici in Irlanda del Nord?

Il Sinn Féin ha registrato performance elettorali sempre più convincenti sia in Irlanda del Nord sia nella Repubblica d’Irlanda fin dall’inizio del nuovo secolo. Tuttavia, l’affermazione nelle elezioni del 2022 è stata dovuta anche al declino del DUP, principalmente a causa della controversia sul Protocollo dell’Irlanda del Nord. Il Sinn Féin si trova di conseguenza alla guida dell’esecutivo che prevede la condivisione del potere [tra cattolici e protestanti]. Questa posizione prioritaria è in ogni caso in gran parte simbolica, poiché il governo è equamente diviso tra il Primo Ministro e il Vice Primo Ministro, cariche detenute da un rappresentante di ciascuna delle due comunità.

Quali sono i limiti entro cui il Sinn Féin potrà operare e implementare la propria agenda, visto appunto che dovrà condividere il potere con gli unionisti del DUP?

Il Sinn Féin condividerà il potere non solo con il DUP, ma anche con gli altri partiti rappresentati nell’Assemblea [legislativa di Belfast], ovvero il Partito dell’Alleanza dell’Irlanda del Nord (APNI) e il Partito Unionista dell’Ulster (UUP). La “governance” dell’Irlanda del Nord è piuttosto complessa, essendo basata su una coalizione i cui singoli membri hanno programmi e priorità divergenti. Mentre dovranno trovare una convergenza sulle questioni quotidiane, continueranno a essere in disaccordo su temi fondamentali come l’approccio agli eventi del passato o sul futuro costituzionale della regione.

Il Sinn Féin è anche il primo partito nella Repubblica d’Irlanda. Avrà quindi la possibilità di governare anche qui dopo le prossime elezioni? E quali sono le implicazioni del fatto che sia l’unico partito con una presenza sia in Repubblica d’Irlanda sia in Irlanda del Nord?

Il Sinn Féin è effettivamente il primo partito nella Repubblica d’Irlanda, ma i sondaggi d’opinione indicano una perdita di consensi. Resta comunque nettamente in vantaggio rispetto ai suoi due principali avversari, Fine Gael e Fianna Fáil, che fanno parte dell’attuale coalizione di governo insieme ai Verdi. Tuttavia, è ancora da vedere se riuscirà a ottenere abbastanza voti e deputati per guidare il prossimo governo di Dublino. Nessuno dei due principali partiti è disposto a formare un governo con il Sinn Féin. Quindi, quest’ultimo dovrà fare affidamento sul sostegno di altri partiti di sinistra e degli indipendenti per dar vita a un eventuale esecutivo. Le elezioni generali sono ancora lontane [entro marzo 2025] ed è perciò difficile prevedere se il sostegno al Sinn Féin rimarrà costante o diminuirà ulteriormente, ma attualmente i partner della coalizione di governo potrebbero decidere di continuare a collaborare tra di loro.

Il neo primo ministro Michelle O’Neill è stata molto cauta finora sulla questione dell’unità con la Repubblica d’Irlanda, mentre la leader del Sinn Féin, Mary Lou McDonald, ha dichiarato che ci sarà sicuramente un referendum entro i prossimi dieci anni. Quali sono le prospettive in questo senso? È pensabile che un referendum sull’unità possa essere indetto e, in tal caso, quali saranno le reazioni dei partiti unionisti e le possibili ripercussioni politiche/sociali a Belfast?

I leader del Sinn Féin chiedono un referendum sull’unità irlandese da oltre un decennio e l’avvento della Brexit ha accelerato le richieste per una discussione nazionale sulla prospettiva della riunificazione. Tuttavia, solo il Segretario di Stato britannico per l’Irlanda del Nord può decidere di indire un tale referendum e per il momento non vi sono indicazioni che a Londra siano disposti a prendere una tale decisione. Mentre l’opinione nella Repubblica d’Irlanda è in generale favorevole all’unità irlandese, diverso è il caso dell’Irlanda del Nord, dove gli elettori sono ancora indecisi in merito alla riunificazione. Gli equilibri demografici sono cambiati sostanzialmente nella regione. Coloro che si identificano con il protestantesimo non sono più in maggioranza, mentre il numero di quanti scelgono di non identificarsi con nessuna delle due comunità è aumentato drasticamente dall’inizio del secolo. Ciò non si traduce però in un aumentato consenso per un’Irlanda unita. I leader del Sinn Féin continueranno a chiedere un referendum, poiché quest’ultimo è al centro della loro agenda, ma non potranno ottenerlo a meno che il Segretario di Stato per l’Irlanda del Nord non ritenga che ci sia una chiara maggioranza a favore dell’unità irlandese. Per il momento, Michelle O’Neill si concentrerà sul governo dell’Irlanda del Nord con i suoi partner di coalizione e cercherà di dedicarsi alle questioni più urgenti, come quella del Servizio Sanitario Nazionale (NHS) o delle retribuzioni nel settore pubblico

https://www.altrenotizie.org/primo-piano/10215-irlanda-del-nord-il-sinn-fein-fa-la-storia.html

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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