Quello che sta succedendo ad Avdiivka ora (da quello che ne possiamo capire).

1) La città non è stata presa. Ci sono sacche di resistenza, zone in cui non c’è presenza russa (ma non è detto che ci sia presenza ucraina), unità che hanno perso i contatti col resto delle forze ucraine, aree minate in cui nessuno entra eccetera, e poi la cokeria, dove si è asserragliato il battaglione Azov ricostituito, ovvero la Terza Brigata (foto). La situazione all’interno del centro abitato è a dir poco fluida, ma ovviamente la tendenza generale è quella di abbandonarla in maniera quanto più veloce possibile.

2) Questa ritirata è un disastro e non c’è modo di definirla diversamente. Col suo comunicato di stanotte Syrs’kyj ha cercato di far passare come manovra ordinata quella che è stata una serie di iniziative scoordinate partite dalle unità sul campo, non sappiamo se autorizzate o meno dal comando. L’ordine di ritirarsi è arrivato troppo tardi, quando la situazione era già compromessa non solo per quanto riguarda il mantenimento delle posizioni in città, ma anche e soprattutto la creazione di un corridoio di ritirata organizzata. Le unità si sono ritirate come hanno potuto, a livello di squadre o singole unità, sotto il fuoco dell’artiglieria e dell’aviazione russa che sta agendo indisturbata da giorni, attraverso i campi perché non ci sono più strade utilizzabili. Le conseguenze, per gli uomini implicati in questa manovra, sono ovvie: perdite altissime e abbandono del materiale e dei feriti. In città c’erano più o meno 1500-2000 soldati e da quello che vediamo, e spero per loro di sbagliarmi, ne verrà fuori un terzo. Questa non è Bahmut, dove la pressione è stata costante per mesi e l’esercito ucraino aveva a disposizione linee relativamente comode per retrocedere. Questa è Soledar, un massacro veloce per crollo improvviso del fronte, ma con molti più uomini implicati. Chi poi studia il conflitto da quando è iniziato veramente troverà analogie significative anche con Debaltsevo dove, manco a farlo apposta, il comandante delle forze ucraine era sempre Syrs’kyj (qui lui c’entra relativamente perché la situazione era già irrecuperabile, ma avrebbe dovuto arrivare già con un piano di evacuazione completo invece di improvvisarne uno a rotta già iniziata).

3) le truppe ucraine si stanno ritirando ‟su posizioni più vantaggiose”. Ma dove sono queste posizioni? Non è chiaro dove il comando ucraino intenda attestare la nuova linea di difesa, né se il comando russo intenda, come dopo Bahmut, fare una ‟pausa operativa”. A giudicare da quello che stiamo vedendo, non ci sarà nessuna pausa. Il morale russo (parlo delle truppe) è alle stelle, quello ucraino sotto i tacchi, sia per l’importanza di Avdiivka in sé che come simbolo. La battaglia di Avdiivka non finisce ad Avdiivka.

Francesco Dall’Aglio

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