Le giunte militari golpiste di Niger, Mali e Burkina Faso intendono creare una moneta comune regionale anticoloniale che sostituisca il franco Cfa attualmente in uso: lo ha annunciato il capo di transizione del Niger, Abdourahamane Tchiani, in una dichiarazione trasmessa dalla televisione nazionale nigerina. Si tratta di un’iniziativa storica finalizzata a ripristinare la sovranità monetaria dei tre Stati del Sahel e che potrebbe rappresentare un ulteriore indebolimento dell’influenza francese e occidentale nell’area dopo i sette colpi di Stato avvenuti dal 2020 a oggi nell’Africa centro-Occidentale con l’obiettivo di porre fine all’imperialismo delle potenze occidentali. Tchiani ha definito la moneta come «un segno di sovranità» aggiungendo che «è un passo fuori da questa colonizzazione». Secondo lui, i tre Paesi – che il 16 settembre 2023 hanno formato l’Alleanza degli Stati del Sahel (AES) firmando la carta Liptako-Gourm – «sono impegnati in un processo di recupero della loro sovranità totale».

Attualmente il franco Cfa costituisce la valuta comune agli otto Paesi membri dell’Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale (Uemoa), di cui fanno parte anche Niger, Burkina Faso e Mali: si tratta di una valuta ancorata all’euro considerata un’eredità del dominio coloniale francese e attraverso la quale – di fatto – la Francia controlla l’economia e la sfera finanziaria della regione. Per questo motivo, i governi militari del Mali e del Niger hanno fatto sapere di voler porre fine agli accordi fiscali siglati decenni fa con la Francia a causa della «natura squilibrata di questi accordi, che hanno comportato una significativa perdita finanziaria per Mali e Niger»: è quanto si legge in una nota congiunta rilasciata a novembre in cui i ministri delle finanze dei tre Stati raccomandavano la creazione di un comitato di esperti per studiare la questione dell’unione economica e monetaria, oltre alla creazione di un fondo di stabilizzazione e di una banca di investimento comune. La nuova moneta dovrebbe prendere il nome di “il Sahel”, ma non sono stati ancora forniti dettagli sulla sua possibile futura messa in circolazione.

L’annuncio di una valuta comune arriva, inoltre, circa due settimane dopo il ritiro dei tre Stati dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), accusata di essere controllata e sfruttata dalla Francia. Le giunte militari al potere di Mali, Niger e Burkina Faso hanno diffuso lo scorso 28 gennaio un comunicato congiunto in cui hanno annunciato il loro ritiro, con effetto immediato, dall’organizzazione regionale. Tuttavia, la Cedeao ha fatto sapere di non aver ricevuto notifiche formali, respingendo l’annuncio. L’allontanamento dall’organizzazione era comunque iniziato già precedentemente con la costituzione dell’Alleanza degli Stati del Sahel nel settembre del 2023, che rappresenta una coalizione non solo militare, ma anche politica ed economica, volta a garantire l’indipendenza dei tre Stati rispetto agli organismi regionali e internazionali. In un altro comunicato congiunto diffuso dopo una recente riunione delle tre giunte a Bamako, le tre parti annunciano che stanno lavorando all’istituzione di organi istituzionali e giuridici dell’Alleanza e alla “definizione delle misure politiche e del coordinamento diplomatico” per trasformare l’Alleanza in un’unione politica ed economica che rappresenti un’alternativa alla Cedeao, vista come uno strumento dell’imperialismo occidentale.

Nel Sahel negli ultimi anni diversi Paesi hanno iniziato a contrastare l’egemonia occidentale attraverso il rovesciamento di governi legati a Unione Europea e Stati Uniti. Il Niger, ad esempio, era un alleato chiave di Washington e di Parigi e un partner importante per l’UE per il controllo della migrazione irregolare. Dopo il golpe avvenuto nel luglio del 2023, gli Stati Uniti e la Francia hanno perso uno degli ultimi “alleati” nella regione dopo che già il Mali e il Burkina Faso avevano sostituito i governi “legittimi” con una giunta militare che ha portato all’espulsione delle truppe francesi e all’avvicinamento alla Russia. Ora, il progetto di una nuova moneta comune rafforza e conferma l’ambizione d’indipendenza e di sovranità dei Paesi del Sahel.

Il percorso per la creazione di una nuova valuta però non è immediato né privo di rischi: già Gheddafi, infatti, secondo quanto trapelato da alcune mail private di Hilary Clinton poi rese pubbliche, avrebbe avuto l’intenzione di creare una nuova moneta d’oro panafricana che sostituisse il franco francese per liberare l’Africa dal dominio finanziario occidentale. Sarebbe stato proprio questo uno dei motivi per cui l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy avrebbe attaccato la Libia nel 2011 con l’aiuto di Gran Bretagna e USA, oltreché per indebolire i rapporti tra Tripoli e Roma ai danni dell’Italia. Il controllo della moneta è, infatti, fondamentale per la sottomissione dei governi e dei popoli.

Al momento, i ministri delle Finanze di Niger, Mali e Burkina Faso sono al lavoro su uno studio che possa identificare tutti gli scenari possibili e hanno concordato di incontrarsi per definire una posizione comune da sostenere in vista dei prossimi vertici della BCEAO (Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale) e dell’UEMOA (Unione economica e monetaria ovest-africana).

[di Giorgia Audiello]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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