Mi permetto di sviluppare ancora un tentativo di apertura di dialogo sul tema della presentazione a sinistra per le elezioni europee di giugno 2024.
Infatti sembra necessario mettere in rilievo alcuni punti sui quali l’esito elettorale risulterà decisivo a fornire un’impronta molto significativa sul futuro del Continente (e non solo) per gli anni a venire.
L’occasione per registrare una presenza significativa a Strasburgo deve essere attentamente valutata da tutti i protagonisti politici.
Al di là delle critica all’attuale struttura dell’UE e alla necessità di reclamare una immediata revisione dei trattati emerge un punto di fondo attorno al quale è necessario riconoscersi: nel quadro della difficoltà della globalizzazione e del progressivo riformarsi di contrapposizioni frontali privilegianti il nazionalismo rispetto a un multipolarismo competitivamente democratico l’Europa deve essere considerata da parte delle forze progressiste quale spazio politico di riferimento.
All’interno del quadro generale rappresentato dalla drammaticità della situazione internazionale sarebbe necessario far emergere una tensione sovranazionale nei riguardi del tema della pace da considerarsi bene non negoziabile, esistono alcuni punti specifici legati alla prospettiva politica immediata sui quali sarebbe bene che i soggetti che si stanno impegnando in vista della scadenza elettorale fornissero adeguate spiegazioni:
1) Mutamento di senso dell’elezione di rappresentanti dei diversi paesi in una fase di transizione come quella che stiamo attraversando dominata dal tema della coincidenza NATO/UE e dal rapporto tra Governi e Commissione sul PNRR.
2) Incidenza del parlamento europeo nella formazione della complessiva “governance” dell’ Unione. A questo proposito mi concentro su di un solo aspetto: Il Parlamento europeo elegge il Presidente della Commissione. Dopo le elezioni, uno dei primi compiti del nuovo Parlamento è quello di eleggere il Presidente della Commissione l’organo esecutivo dell’UE. Gli Stati membri designano un candidato, tenendo però conto dei risultati delle elezioni europee. Il Parlamento deve poi eleggere il nuovo Presidente della Commissione a maggioranza assoluta (la metà dei deputati più uno). Se il candidato non ottiene la maggioranza necessaria, gli Stati membri hanno un mese di tempo per proporne un altro (il Consiglio europeo delibera a maggioranza qualificata). In occasione delle elezioni del 2014 il Parlamento ha introdotto il sistema dei candidati capilista: ciascun partito politico europeo presenta un candidato alla carica di Presidente della Commissione e il partito che ottiene il maggior numero di voti può proporre il candidato del Parlamento per tale carica.
3) Dal punto 2 deriva essenzialmente il dibattito in corso sulla formazione di una nuova maggioranza a Strasburgo e sulla “formula Ursula” che presiedette all’elezione di Ursula Von der Layen (avvenuta con il voto del M5S a sostegno dell’alleanza PPE-Socialisti & Democratici, mentre adesso si profila, per la stessa candidata, un’alleanza Popolari/Conservatori). Appare evidente che saranno i risultati elettorali a determinare il quadro di alleanze: nel concreto non esistono possibilità di prefigurare convergenze che soltanto possibilità numeriche potranno concretizzare vista la conformazione dei gruppi nel nuovo Europarlamento;
4) Risiede nel punto relativo all’elezione del Presidente della Commissione il valore effettivamente sovranazionale del voto espresso nazionalmente (salvo gli inevitabili riflessi sul quadro politico interno) perchè sarà soltanto l’esito del voto che ci fornirà l’indicazione per la costruzione delle alleanze: i fondamentali della politica europea, infatti, ci indicano un quadro diverso da quello presentato nel sistema politico italiano da un sistema che esige alleanze preventive e punisce chi non riesce a realizzarle;
5) Questo quadro ci indica come uno spunto di discussione da svolgere sarà quello riguardante la presentazione in campagna elettorale, di una proposta di diversità di compiti del Parlamento Europeo sui gangli decisivi della politica comunitaria (economica, militare, estera, ambientale) e sul rilancio di una ipotesi di costituzionalizzazione dell’UE dopo il fallimento degli anni 2003-2007. Ipotesi da presentare intendendola posta almeno sul piano della formazione di una dialettica intesa come bilanciamento della ferocia sovranista e militarista che contrassegnerà i prossimi mesi di scontro politico. Si tratterà così di indicare ancora una volta con grande precisione l’assoluta proiezione sovranazionale del valore del voto.
6) La qualità della rappresentanza istituzionale che, a sinistra, si intenderà realizzare risulterà assolutamente collegata alla capacità delle diverse forze politiche di esprimere una effettiva rappresentatività dell’intreccio tra le grandi contraddizioni della modernità e della post – modernità, inclusa quella riguardante la crisi della democrazia liberale. Anche l’opzione pacifista come quella ambientalista, quella rappresentativa della contraddizione di genere, quella dell’innalzamento di livello dello sfruttamento, delle migrazioni e della crisi verticale del welfare avranno bisogno di essere incluse in un progetto complessivo e non presentate semplicemente come tentativi di soddisfazione parziale di esigenzialità particolari.