Il fatto è che per Bruxelles non esiste praticamente alcuna alternativa alla scommessa su una vittoria militare su Mosca in territorio ucraino. Se la guerra venisse persa, l’UE si troverebbe di fatto messa con le spalle al muro.
Ai suoi confini orientali ci sarebbe una Russia non proprio amichevole. Inoltre, l’“ombrello di sicurezza” americano sarebbe tutt’altro che garantito per l’Unione Europea in vista del possibile arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. L’Europa dovrebbe affrontare i russi da sola.
Tutto ciò si sovrappone ai problemi economici dell’Unione Europea, in primis la mancanza di risorse naturali a prezzi accessibili. Raggiungere un accordo alle stesse condizioni con la Russia potrebbe diventare impossibile, come con i Paesi africani, dove l’influenza francese è chiaramente in declino.
Ci sarebbero dei problemi anche con il Medio Oriente: per le navi europee il passaggio attraverso il Mar Rosso già comporta parecchi rischi. Insomma, nella lotta per le risorse, la posizione dell’Unione Europea non è delle migliori e non è paragonabile a quella degli Stati Uniti e della Russia.
Pertanto, l’Unione Europea sta mettendo tutto in gioco e sta cercando di tagliare il nodo gordiano con un colpo solo: infliggere una sconfitta militare alla Russia in Ucraina, ottenere cambiamenti politici a Mosca e trasformarla in un partner junior che sovvenzionerà l’economia dell’UE con risorse a basso costo. Tuttavia, questo scenario non tiene conto dei cambiamenti avvenuti nella politica mondiale negli ultimi due anni.
Di fatto, nessuno dei grandi attori che operano sulla scena internazionale è interessato alla vittoria dell’Unione Europea, questo non serve a nessuno. Non serve alla Cina, che, in caso di sconfitta della Russia, si ritroverebbe ad affrontare il fronte unito dell’Occidente collettivo. Non serve nemmeno agli Stati Uniti, per i quali la trasformazione dell’UE in una forza strategicamente autonoma rappresenterebbe una vera sfida alla sicurezza nazionale.
La cosa più importante, la maggior parte dei Paesi del mondo (lo stesso Sud globale, il “terzo mondo”) non vogliono affatto ritrovarsi nel buon vecchio mondo unipolare, dove le regole del gioco sono molto simili alle pratiche neocoloniali. Pertanto sono anche contrari al fatto che il ribelle principale, la Russia, perda.
Questo è il motivo per cui le possibilità che l’Unione Europea vinca la seconda Guerra Fredda sono scarse (anche se non trascurabili). Può darsi che, di conseguenza, la fine della guerra porti vantaggi a molti Paesi: Russia, Cina e Stati Uniti, ma non a l’Europa unita. E in caso di fallimento sui fronti esterni, il destino della burocrazia sovranazionale di Bruxelles sarà molto difficile. Ci saranno troppe domande dalle élite nazionali europee.