di Clara Statello per l’AntiDiplomatico

Il 21 febbraio 2014, dopo mesi di proteste dell’Euromaidan, il presidente ucraino Victor Yanukovich accettò le elezioni anticipate e firmò un accordo in dieci punti con i leader dell’opposizione Arseniy Yatzeniuk, Vitaly Klitschko e Oleh Tyahnybok (il leader suprematista e antisemita del partito ultranazionalista Svoboda – allora vicino a Forza Nuova e Alba Dorata), che prevedeva fra le altre cose:

– la formazione di un governo di coalizione entro dieci giorni;

– la reintroduzione della costituzione del 2004;

– l’amnistia per i manifestanti arrestati per le violenze;

– le riforme entro dicembre 2014;

– lo sgombero dei palazzi occupati;

– il disarmo dei rivoltosi.

I ministri degli Esteri Radoslaw Sikorski della Polonia, Laurent Fabious dekka Francia e Frank-Walter Steinmeier della Germania fecero da garanti all’accordo. L’accordo però, non venne mai rispettato.

Mentre le forze di polizia si ritiravano da Kiev, Dmitry Yarosh, comandante della formazione paramilitare di estrema destra neonazista Pravy Sector, rifiutava di far deporre le armi ai propri uomini e lanciava un ultimatum a Yanukovich, costringendolo alla fuga.

Il parlamento ucraino si affrettò a dichiarare Yanukovich auto-rimosso e proclamare Turchynov presidente a interim dell’Ucraina. L’accordo si era rivelato una trappola per Yanukovich, nonostante le garanzie dell’Europa.

Il putsch venne chiamato “rivoluzione della dignità” da una stampa palesemente schierata con i rivoltosi, tanto da omettere di riportare l’opinione dell’altra parte, quella degli ucraini antimaidanisti. Oleg Yasinsky, giornalista indipendente e intellettuale ucraino, esponente del movimento umanista, è sicuro: l’Euromaidan fu un colpo di Stato, un golpe fascista, un golpe antiucraino e antiumanista.

Del resto se fosse stata davvero una rivoluzione democratica, i manifestanti sarebbero rimasti nel solco della Costituzione e non ci sarebbe stata la destituzione violenta del legittimo presidente in carica, come non ci fu nel 2019 in Cile.

Il manipolo di paramilitari neofascista, neonazista, ultranazionalista e banderista che fu a capo delle proteste, venne sostenuto trasversalmente dalla classe politica europea. In Italia dal PD e dalla sinistra imperiale. In Ucraina – ricorda Yasinsky nell’intervista a L’Antidiplomatico –  i rivoltosi di estrema destra si trovarono a fianco di sedicenti anarchici e gruppi di attivisti per i diritti di genere,  come le FEMEN, spesso collegati agli USA tramite ambasciata e ONG ambigue.

La presenza della sinistra imperiale ed il suo attivismo nell’Euromaidan (nel ruolo di utile idiota dei banderisti e di Victoria Nuland) fu strumentalizzata dalla stampa, per spacciare le proteste violente dei neonazisti in armi per “manifestazioni democratiche di giovani studenti pacifici per la libertà contro il dittatore fantoccio di Putin”.

Yasinsky definisce l’Ucraina un laboratorio nel quale avvenne un grande esperimento mediatico di manipolazione di massa. Mette a fuoco il ruolo determinante dei media, già allora sotto il controllo delle forze pro-Maidan, nella demonizzazione del presidente Yanukovich e per costruire il consenso alle formazioni paramilitari che agirono nelle rivolte, sia interno che fuori dall’Ucraina.

Il governo di Victor Yanukovich non era tanto più corrotto o peggiore di quelli precedenti. La fine del comunismo si era rivelata un inganno: il libero mercato aveva disatteso le tante promesse di ricchezza e benessere, gli ucraini non erano diventati cittadini occidentali, i burocrati di partito erano diventati oligarchi e si alternavano alla guida del Paese. Ogni governo riusciva ad essere peggiore del precedente e la sinistra, debole, divisa e “arcaica”, non era in grado di rappresentare le istanze delle classi lavoratrici. Gli ucraini stavano peggio di prima.

I media strumentalizzarono facilmente il malcontento delle masse, sempre più povere e sfiduciate dalla politica, manipolandole a livello emozionale.

“Se Pinochet prendesse il potere adesso in Cile o in un altro Paese del mondo, con il sostegno degli Stati Uniti, la maggioranza dei cileni crederebbe che è una rivoluzione, non un golpe. Lo stesso che è accaduto all’Ucraina. L’Ucraina ha avuto la sfortuna di essere vittima di un grande esperimento mediatico che ha ingannato il Paese. C’è stata poca resistenza al golpe in Ucraina perché la maggior parte del popolo fu ingannato dai media”, afferma Yasinsky.

Il canovaccio delle rivoluzioni colorate, già utilizzato nelle primavere arabe e in Siria, dopo l’Ucraina venne esportato in Venezuela, nelle stesse e identiche modalità. La manipolazione mediatica aveva funzionato talmente bene nel caso ucraino, che vennero lanciate le stesse campagne internazionali. SOS Ucraina, lo spot emozionale per sponsorizzare le rivolte banderiste dell’Euromaidan, diventò SOS Venezuela, per promuovere la destabilizzazione violenta da parte della destra fascista e filo-statunitense venezuelana.

I media, sia in Ucraina che in Venezuela, omisero le violenze perpetrate dai cosiddetti “rivoluzionari” contro gli stessi ucraini e venezuelani, omisero di rappresentare una parte di popolo che invece sosteneva i governi e – soprattutto – si opponeva e continua ad opporsi al blocco imperialista guidato dagli USA (che per semplicità chiamiamo Occidente). Questa parte di cittadinanza è semplicemente rimossa, cancellata dalla realtà mediatica. Successivamente i media inventarono un termine per riferirsi agli ucraini antimaidainisti: filorussi.

Ormai non ha più molto senso continuare a chiedersi se l’Euromaidan fu una rivoluzione o un colpo di Stato. Piuttosto si dovrebbe trovare una risposta alla domanda: perché Yanukovich venne cacciato in maniera violenta da paramilitari neonazisti, proprio nel momento in cui aveva accettato le nuove elezioni e in poco tempo sarebbe stato possibile rimuoverlo in maniera legittima ( e poi indagarlo ed eventualmente arrestarlo per i presunti crimini commessi durante il Maidan)? Perché il parlamento ucraino avallò un atto illegale? Perché i garanti europei non fecero rispettare l’accordo? Perché ci fu un golpe e non una transizione democratica?

Probabilmente perché l’interesse non era quello di portare la democrazia e la libertà in Ucraina (e come avrebbero potuto farlo dei nostalgici di Stepan Bandera e oligarchi come Poroshenko e Kolomoisky?) ma quello di mettere il Paese sotto il controllo totale dell’Occidente, portandolo definitivamente dall’area di influenza russa. Questa mossa portò alla distruzione dell’Ucraina, del popolo ucraino e la guerra in Europa, il 14 aprile 2014.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-euromaidan_compie_10_anni_il_popolo_ucraino_vittima_di_un_esperimento_mediatico/52244_53146/

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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