Victor Serri

Dopo il notevole risultato elettorale del 2019, Vox ha iniziato a mostrare segni di tensione interna tra le diverse correnti. Dopo la batosta elettorale delle politiche del 27 luglio scorso, in cui ha perso 19 dei 52 seggi, Vox sembra iniziare un percorso di crisi interna profonda

Una tempesta minaccia sempre più la base elettorale del partito guidato da Santiago Abascal. Se la formazione verde già da tempo mostrava le proprie divisioni interne, è stato dopo la batosta elettorale delle politiche del 27 luglio scorso che la struttura ha iniziato a scricchiolare: perdendo 19 dei 52 seggi, scompariva l’opportunità di poter dare sostegno a un governo di destra guidato dal Partido Popular. Come se non bastasse, un recente sondaggio dell’Istituto di Studi Sociologici stima un prossimo risultato elettorale di un magro 8,3%, toccando quasi la metà del risultato del 2019. E, dulcis in fundo, si potrebbe annunciare a poco un nuovo rivale politico disposto a fargli concorrenza proprio nel loro stesso spazio politico in vista delle elezioni Europee.

LA CRISI PROFONDA DOPO DIECI ANNI

Dopo l’impressionante risultato elettorale del 2019, il partito di estrema destra aveva iniziato a mostrare tensioni interne tra le differenti correnti. Ma forti di un risultato elettorale importante, e di una importante visibilità sui media nazionali, continuarono a sviluppare la classica politica di “estremizzazione” della narrativa dominante, giustificando parte della propria narrativa xenofoba, islamofobica e nazionalista. Ma è durante il secondo governo Sánchez, in cui qualcosa inizia a incrinarsi.Infatti alcuni leader della “corrente liberale” come Macarena Olona o Ivan Espinosa de los Monteros decidono di abbandonare la formazione. Entrambi lo fanno adducendo motivi personali. Anche se nei comunicati di rinuncia non vengono risparmiate le critiche all’ala falangista del partito.Un altro dei recenti fallimenti del partito è stato il ciclo di proteste, chiamato “Novembre Nazionale”, promosso dalla sezione giovanile di Vox. Quello che doveva essere un movimento di piazza contro Pedro Sánchez e l’accordo di una legge di amnistia per gli indipendentisti Catalani, è stato rapidamente assorbito da una serie di movimenti di estrema destra neonazista e franchista.

Le proteste che dovevano essere di massa, si sono ridotte sempre più fino a mostrare un piccolo gruppo di strani agitatori criticati pure dalla stessa destra per la poca credibilità e dalla sua messa in scena poco seria.

E anche il ciclo politico iniziato nel 2022, quando il PP ha aperto loro le porte del governo per la prima volta in Castiglia e León e continuato nelle elezioni regionali del 2023, nel quale hanno cercato di inserirsi in tutte le istituzioni possibile per governare (come nella Comunità Valenziana o le Isole Baleari) sembra essersi già concluso. La riprova é il risultato elettorale delle passate elezioni in Galizia, dove la formazione verde ha visto sfumarsi l’opportunità di entrare nell’emiciclo regionale, oltretutto vedendo un Partido Popular che per poco ha mantenuto la maggioranza nella sua roccaforte.In questo scenario al ribasso per la formazione di estrema destra, Ivan Espinosa de los Monteros, ex portavoce di Vox al Congresso, ha iniziato i preparativi per fondare un nuovo partito politico con l’obiettivo di partecipare alle elezioni europee previste per il 9 giugno, secondo ha riportato il portale Vozpopuli. Questa proposta, alla quale partecipano anche altri ex membri di Vox, ha l’intenzione di riunire lo scontento dei votanti del PP e di Ciudadanos, il partito neo liberale di destra ormai senza rappresentazione nelle camere dello Stato Spagnolo. Questo nuovo movimento politico cercherebbe di ampliare il proprio spettro ideologico, prendendo come riferimento il caso del presidente argentino, Javier Milei, che ha formato un governo comprendente ministri della destra tradizionale conservatrice e adottando politiche economiche marcatamente liberali.

UN POSSIBILE TERREMOTO NELLA DESTRA

Tanto la fuoriuscita di Espinosa de los Monteros, come i rumori crescenti di un nuovo partito, hanno messo in crisi la leadership di Abascal dentro il suo stesso partito.  Questi, infatti, ha cercato di rimediare convocando una frettolosa Assemblea Generale Straordinaria il 27 Gennaio scorso. Assemblea che l’ha proclamato presidente del partito per la quarta volta consecutiva nei dieci anni di vita della formazione, in un tramite senza la necessità di alcuna votazione a causa dell’assenza di concorrenti. Ovvio che questo movimento è stato  interpretato da alcuni settori critici come un modo per blindarsi come presidente, poiché con un margine di venti giorni rendeva praticamente impossibile per qualsiasi tesserato raccogliere le più di 3.600 firme necessarie per presentarsi alle primarie. L’assemblea ha inoltre approvato una ristrutturazione interna che blinda e semplifica gli organi del partito. Ora Ignacio Garriga, il braccio destro di Abascal, sarà in contemporanea vicepresidente unico e segretario generale del partito.

In questo contesto, la creazione del nuovo partito potrebbe ridefinire lo scenario politico della destra in Spagna, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali ed europee. E va ricordato che non sarebbe la prima scissione nell’area della destra tra PP e Vox: Valores, España Suma, Tú Patria, Juntos por España o Caminando Juntos sono solo alcune delle liste e formazioni che negli ultimi anni sono comparse ottenendo pochi risultati. Bisognerà vedere quali saranno i risultati elettorali in Galizia e poi come potrebbero reagire PP e Ciudadanos  a questa sfida politica, che potrebbe atomizzare la destra conservatrice e neo liberale in Spagna.

Foto da Wikimedia Commons di Contando Estrelas

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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