LADISLAO GUTIERRÉZ E CAMILA GORMAN
Ai desaparecidos argentini.
Francesco Cecchini
Ituzaingó ed Ayolas sono due villaggi sulle rive opposte del Rio Paraná, che a volte inonda entrambe. Distano poco in linea d’aria, ma di notte da Ituzaingó non si vedono le luci di Ayolas, in mezzo c’ è un’isola. Un ponte, costruito per la diga Yacyretá, le congiunge ed in pochissimo tempo si può passare dalla costa argentina a quella paraguaiana del largo fiume.
Nel Rio Paraná nuotano grossi pesci, dorados e surubì, molte spine e carne bianca.
Pescati vengono mangiati alla griglia. A Ituzaingó c’è un ristorante che serve solo pesce grigliato, ha una grande terrazza che dal sul fiume, un gruppo suona e canta chamamés. Entrano ragazze in coppia o a gruppi e si guardano attorno. Vi sono più donne che uomini ad Ituzengó e ad Ayolas. Un venerdì pomeriggio accompagno un amico, Carlos, ad una gara di pesca che si terrà il sabato e la domenica più a sud, a Goya. Dopo fini settimana in giro per il Paraguay, sono contento di andare in Argentina. Viaggiamo lungo il fiume, lentamente. Parliamo di lavoro.
Ceniamo nell’ albergo dove passeremo tre notti, venerdì, sabato e domenica. Mangiamo pesce e Carlos parla di pesci, canne da pesca ed ami. Io ascolto, fumo e bevo birra Quilmes. Poi usciamo, è venerdì notte, anche a Goya. Vi è musica e vi sono ragazze. Goya è una città a circa duecento chilometri a sud di Corrientes, in Argentina. È sul fiume Paranà, ha un paio di piccoli porti, poco attrezzati e poco utilizzati. É famosa per la fiesta nacional del surubí, un grosso pesce che nuota in abbondanza nelle acque del fiume. Accorrono pescatori da tutta l’ Argentina per pescarne alcune centinaia di esemplari. Nell’ aria delle periferie della città si respirano mescolati gli odori del fiume e delle foglie di tabacco messe ad essicare. L’ industria tabacalera è importante. Le origini non sono ben definite e prende il nome non dal pittore, ma, sembra, da una bottegaia, Gloria “ Goya” che faceva e vendeva formaggi. Si dice che passò di qui anche Giuseppe Garibaldi.
La mattina dopo non vado a pescare con Carlos che esce all’ alba, dopo un paio ore di sonno, deve affittare una barca. Spiritoso, da quattro soldi, mi saluta dicendo : ” Chi dorme non piglia pesci.” Non rido e non rispondo, ma penso che chi piglia pesci, non si gode il sabato mattina.
Quando scendo per colazione la sala da pranzo è piena di gente venuta ad assistere alla gara. Famiglie con bambini, per lo più. Vi è un solo tavolo con una sola persona che beve caffè e mangia una media luna. La cameriera chiede se posso sedermi. Entrambi sorridiamo. Encantado! Encantado! Ordino café con leche y dos media luna. Ho fame. Il mio compagno di colazione mi da un biglietto da visita. Si chiama Mario Rivas, è di Buenos Aires, fa l’avvocato, vive a Floresta ed ha allo studio in Avenida Esmeralda al 900, C’ è anche un indirizzo di Azul. Dico che sono qui perché ho accompagnato Carlos alla gara, ma non credo che andrò al fiume.
” Nemmeno io amo la pesca. Vivo facendo l’avvocato, ma scrivo. Ho voluto vedere dove hanno vissuto Camila O’ Gorman e Ladislao Gutierréz,prima di venire uccisi. Penso di scrivere un racconto. Ho anche sentito che un regista pensa di fare un’ altro film su questa vicenda. Conosci la storia dell’Argentina dell’ottocento? La loro storia?”
” Conosco la conquista del deserto, il genocidio dei popoli originari, la guerra della triplice alleanza. Non conosco questa storia”
” Te la racconto. Andiamo sotto il portico a fumare. Possiamo restare all’ aperto ancora un po’, senza essere bolliti vivi dal calore e dall’ umidità'”
Nella primavera del 1846, Ladislao parroco diella Iglesia del Socorro tra Juncal e Suipacha. e Camila maestra della stessa parrocchia sono inseparabili. Passano il tempo assieme: a cavallo o passeggiando per Palermo, nelle librerie o leggendo assieme poesie. I due sono innamorati di un amore, non solo non accettato dalla cultura del tempo, ma fuori legge. Una relazione intollerabile che nella Buenos Aires di allora non poteva avere né presente né futuro. Nella società porteña le donne erano soggette all’autorità paterna e controllate affinché potessero consegnate al futuro sposo vergini. Le giovani di buona famiglia come Camila non erano obbligate né a studiare né a lavorare, ma a pregare, andare a messa, a cucire, rammendare etc.,etc.. Camila, che insegna in una scuola della parrocchia, frequenta un prete non solo in confessionale e rompe, poco più che adolescente, con il rigido schema sociale imperante. Per poter continuare ad amarsi fuggono con nomi di Valentina San e Máximo Brandier, passaporti falsi e l’ idea di andare in Brasile. Devono fare i conti con i soldi che non sono molti e non permettono di attraversare il confine e di stabilirsi nel paese straniero. Da Santa Fé o da Paraná, dove ottengono i passaporti, risalgono in barca, alcuni dicono a cavallo, il fiume Paraná e si fermano a Goya, molto lontano da Buenos Aires. Per tirare avanti aprono una piccola scuola, la prima del posto, ed fanno ruolo sociale in quell’ ambiente. Il padre di Camila, Adolfo O’ Gorman, che si sente disonorato, e la gerarchia ecclesiastica, nella persona del vescovo Medrano, li vogliono catturare, punire e lo chiedono direttamente al dittatore in carica, Rosas. Per il momento, però, perdnono le tracce. Per poco. Ad una festa vengono riconosciuti da un prete irlandese, come le origini di Camila, Michael Gannon, e denunciati. Arrestati vengono trasportati a Buenos Aires per essere processati. Vengono incarcerati e messi in catene nella caserma General de Santos Lugares di Rosas, ora San Andrés, General San Martín, a nord della capitale. Ma non c’è processo, la violazione dei voti castità del sacerdote richiede una pena dimostrativa ed immediata.
I tre, Camilla aspetta un figlio da Ladislao, vengono fucilati in un freddo mattino, siamo in pieno inverno australe, del 18 agosto del 1848.
Paradigmatico è un articolo che un quotidiano vicino a Rosas, La Gaceta Mercantil, pubblica senza firma il 9 novembre 1848. Mario lo ha annotato in un quadernetto e legge: “… Camila e Leandro burlarono le leggi umane, come le divine; e di crimine in crimine davano alla società scandalo e la prospettiva di altro, in una innumerevole catena che il Governo tagliò con un colpo salutare di giustizia.”
Il ricordo dell’orrore commesso da Rosas e dagli alti vertici della chiesa viene ripreso subito dal poeta gauchesco, Hilario Acasubi che la menziona in “ Paulino Lucero o Los gauchos del Río de la Plata cantando y combatiendo contra los tiranos de la Republica Argentina y Oriental de Uruguay ( 1839 a 1851).” ed in “ Aniceto el Gallo: gacetero prosista y gauchi-poeta argentino.”
Anche A. Dumas nelle “Memorie di Garibaldi”, Firenze 1860, racconta di un eventuale battesimo del bimbo che è nel ventre di Camila: “ Batezzate il ventre, disse il Rosas, che da buon cristiano vuole salvare l’anima del fanciullo. Dopo battezzato il ventre, Camila O’ Gorman è fucilata.”
La storia è raccontata in una pellicola argentino-spagnola del 1984, Camila.
Moltissimi anni prima, nel 1910, un regista italiano, Mario Gallo girò un film muto, Camila O’ Gorman. Forse c’ è una copia della pellicola in qualche archivio cinematografico di Buenos Aires.
La tragica vicenda è stata ricordata nell’ anniversario della fucilazione dall’ Agencia para La libertad di Buenos Aires che riporta con risalto le parole che il dittatore Rosas scrisse anni dopo: “Nessuno mi consigliò l’ esecuzione del prete Gutiérrez e di Camila O’ Gorman, né nessuno mi parlò a loro favore. Tutti le alte cariche del clero mi parlarono di questo spudorato crimine e della urgenza di un castigo esemplare per prevenire altri scandali.”
È evidente il filo nero che unisce questo drammatico episodio di metà ottocento e la complicità della gerarchia ecclesiastica con la dittatura militare del 1976 – 1983. “La domanda che mi viene alla mente- si chiede Mario- è: esistono altri nodi dello stesso colore nell’ arco di tempo che unisce l’ assassinio di Camila e Leandro alle desapariciones degli anni 70?”
Mario ritorna in tarda mattinata a Buenos Aires. Io resto in camera, con aria condizionata accesa a leggere Pagina 12 del giorno precedente. Telefono anche in Italia. Esco a sera quando il calore è calato, la temperatura brucia meno. Goya è ancora luminosa. Passeggio fino in centro a vedere la casa Fernandez dove Camila e Ladislao hanno vissuto. Dipinta di celeste, lo sitile è coloniale, due piani, una bella casa. Mario mi ha detto che qualcuno per costruire nuovi uffici ed appartamenti, ma c’è opposizione. Penso al perché Camila e Ladislao e non fossero andati più a nord, attraversato il fiume e il confine. Avrebbero vissuto a Assunción, a Encarnación o anche ad Ayolas, in un paese meno bigotto della Argentina, che li assassinò perché volevano amarsi. Forse la bellezza della casa Fernandez, vicino al Rio Paraná , li stregò e li trattenne.