Il governo manganella gli studenti che solidarizzano con la Palestina e l’opposizione protesta per i modi ma senza mettere in discussione la censura totalitaria sul genocidio a Gaza.
Sulle manganellate agli studenti
Come spesso accade nel calderone delle opinioni politiche emerge con forza una postura tipicamente manipolatoria. A seguito delle cariche poliziesche nei confronti degli studenti in piazza contro il genocidio di Gaza, questo condensato di ipocrisia paternalista è stato espresso in purezza dalla sinistra politica e da quel mondo a lei di pertinenza.
La sottigliezza dell’operazione mistificante è davvero brillante nel momento in cui si condannano i manganelli repressivi della celere ma al contempo si nascondono le ragioni di quel manifestare.
Ciò che si vuole proporre al pubblico è una violenza di destra che si autogenera di per sé, totalmente sconnessa alle ragioni delle piazze. Si accusa il governo di autoritarismo ma si cela l’assoluta cecità rispetto al massacro della popolazione palestinese di tutti gli organi di informazione, compresi quelli liberal.
Come se non fosse repressa e silenziata con le botte quella battaglia ma si trattasse di olio di ricino somministrato qua e là, a piacimento di gerarchi sprezzanti e sussiegosi. È quindi una polizia che andrebbe a ricalcare scenari ungheresi o putiniani.
Il tentativo di sopprimere la solidarietà alla Palestina in questo modo è rovesciato per far emergere piccoli cabotaggi a uso e consumo di tornaconti elettoralistici.
I liberal difatti sono assolutamente refrattari a qualsiasi rilievo critico sull’americanismo e sulle ragioni dell’Occidente, per cui giudicano la violenza di polizia controproducente. Il loro contegno è più funzionale alla causa: le manifestazioni critiche è sufficiente ignorarle così come sta accadendo per il caso Assange.
Dirimente sarà quindi sì attaccare l’esecutivo per la sua protervia ma mai mettere in discussione la censura totalitaria sui casi più spinosi, come quello palestinese.
I ragazzi malmenati sono puri e ingenui per cui sbagliano nel sostenere la lotta di liberazione della Palestina ma non meritano scudisciate proprio perché acerbi e inconsapevoli.
La sinistra dunque relega la critica nel regno dell’irrazionalità adolescenziale e al contempo fa finta di difendere quella purezza d’animo perché violentata da fascisti.
Questa posa argomentativa si insinua strisciante nel dibattito per mantenere intatta la vicinanza ad Israele e alla sua indecenza genocida.
Lo conferma con interpretazione autentica Mattia Feltri dalle colonne de “La Stampa” quando afferma: “Sono ragazzi delle scuole superiori, coi capelli esuberanti, i giubbotti colorati, l’acne e il resto dell’armamentario adolescenziale, comprese le frasi fatte scandite in coro di cui un giorno non pochi di loro sorrideranno, magari vergognandosene, come è successo a noi.”
In queste parole si scorge un fascismo più ingentilito e più acculturato nel momento in cui si umilia la forza di una battaglia con il sarcasmo cinico del Potere, che utilizza anche i difetti fisici – l’acne – al fine di ridicolizzare il dissenso.
Così d’ora in poi chi scenderà nelle piazze per denunciare potrà farlo senza troppi scossoni ma sarà guardato come uno sbarbatello in piena tempesta ormonale. Resta intatta la massima “dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guardo io”.