Il Presidente francese Emmanuel Macron, lunedì scorso, non ha escluso l’invio di forze militari di Paesi occidentali in Ucraina per sconfiggere la Russia. Sempre lunedì, il Primo Ministro slovacco, Robert Fico, aveva denunciato pubblicamente che alcuni Paesi dell’UE stavano prendendo in considerazione l’invio di proprie truppe in Ucraina, affermando con forza la propria contrarietà. Il giorno seguente, da Mosca è arrivato il monito su quanto potrebbe accadere se anche un solo Paese NATO dovesse mettere dei propri soldati sul terreno ucraino: «un conflitto tra la Federazione Russa e la NATO sarebbe inevitabile». Ecco che, dopo tali affermazioni, tutti i leader occidentali si sono affrettati a smentire Macron, dicendo che non vi è alcuna intenzione di entrare direttamente in conflitto con la Russia. Sia che le dichiarazioni del capo di Stato francese siano state una mera “provocazione”, sia che vi sia del vero o che si tratti di frasi pronunciate con eccessiva leggerezza, ciò che è certo è che, a due anni dallo scoppio della guerra, quanto affermato da Macron ha fatto infine cadere un tabù: quello della partecipazione diretta dell’Occidente nel conflitto.
Lunedì, a seguito del vertice improvviso di Parigi, a cui hanno partecipato una trentina di leader occidentali, nel rispondere a una domanda in merito ad un possibile invio di truppe occidentali in Ucraina, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che «nulla dovrebbe essere escluso». Macron ha proseguito dicendo che «tutto è possibile se è utile per raggiungere il nostro obiettivo», ovvero garantire che «la Russia non possa vincere questa guerra». Nello stesso giorno, Robert Fico, Primo Ministro slovacco, parlando a seguito di una riunione del consiglio di sicurezza e del gabinetto slovacco aveva detto di aver visionato un «documento riservato che fa venire i brividi lungo la schiena». Fico aveva poi detto: «Un certo numero di Stati membri della NATO e dell’UE stanno valutando l’invio di truppe in Ucraina su base bilaterale. Non posso dire per quale scopo o cosa farebbero lì». Sul vertice di Parigi, il Primo Ministro slovacco ha chiosato: «Questo incontro è la conferma che la strategia ucraina dell’Occidente è completamente fallita». Il giorno seguente alle affermazioni di Fico e di Macron, dal Cremlino è arrivata la risposta. Dmitry Peskov, portavoce del Presidente Putin, ha innanzitutto sottolineato come «le osservazioni di Emmanuel Macron su un possibile invio di soldati sono un elemento importante e nuovo nel discorso del Presidente francese». Peskov spiega poi che, se soldati di Paesi NATO dovessero mettere piede in Ucraina, questo non sarebbe «nell’interesse di questi Paesi o dei suoi cittadini» poiché «un conflitto tra la Federazione Russa e la NATO sarebbe inevitabile».
Dopo questo botta e risposta, sono arrivate immediate le dichiarazioni da parte di tutti i Paesi NATO, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Polonia, Svezia, Spagna, Italia e Repubblica Ceca che hanno preso le distanze dall’idea di poter mandare truppe su suolo ucraino. Anche il capo della NATO, Jens Stoltenberg, ha detto che l’alleanza non ha piani del genere. «Non ci saranno truppe di terra, né soldati sul suolo ucraino inviati lì dai Paesi europei o dagli Stati della NATO», ha dichiarato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, è stato altrettanto irremovibile: «Gli stivali sul terreno non sono un’opzione per la Germania». L’Italia ha fatto sapere, con una nota di Palazzo Chigi che il «supporto non contempla la presenza sul territorio ucraino di truppe di Stati europei o NATO». Il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha detto: «E’ un’idea di Macron, mi pare che quando si parla di inviare truppe si debba essere molto prudenti, non dobbiamo far pensare che siamo in guerra con la Russia. Il mio giudizio personale è che non sono favorevole a inviare truppe italiane a combattere in Ucraina». Il ministro degli Esteri francese, Stéphane Séjourné, per mettere una toppa ma al contempo non contraddire totalmente il Presidente Macron, ha affermato che una nuova assistenza all’Ucraina nei settori dello sminamento, della difesa informatica e della produzione di armi «potrebbe richiedere una presenza sul territorio ucraino, senza varcare la soglia dei combattimenti». E poi ha ribadito: «Nulla dovrebbe essere escluso. Questa era ed è ancora oggi la posizione del Presidente della Repubblica».
Che le affermazioni di Macron siano vere o meno, quel che è certo è che queste hanno fatto cadere il velo su di una questione che fino ad oggi rappresentava un tabù: l’ipotesi che i governi occidentali possano effettivamente inviare delle truppe in Ucraina come sostegno nel conflitto contro la Russia, cosa che inevitabilmente allargherebbe i confini del conflitto. Non è chiaro – e forse non lo sarà mai – quali fossero le intenzioni di Macron nel pronunciare tali parole, se si trattasse di un tentativo di “smuovere le acque” (sondando dunque la reazione della Russia), se in esse vi sia qualcosa di vero o se si tratti di semplice incapacità diplomatica del capo di Stato di una delle nazioni più influenti dell’Eurozona. Certo è che, con questi presupposti, il raggiungimento della pace non sembra essere una prerogativa dei capi di Stato occidentali.
[di Michele Manfrin]