L’ANPI rappresenta un bene condiviso ben oltre ai suoi iscritti perché rappresenta un punto non negoziabile nella storia della democrazia italiana: quello dell’origine della Costituzione direttamente dalla Resistenza.
Così si legittima la difesa dei principi della nostra Carta Fondamentale e si esprime la volontà di preservare e riaffermare la validità del tessuto giuridico, culturale e politico rappresentato dal lavoro dei Costituenti capaci di far confluire in un testo i principi di fondo di visioni diverse rivelatasi in quel frangente complementari nel giudizio al riguardo della più grande tragedia della storia che, in quel momento, si era appena conclusa mantenendo una straordinaria attualità.
Non ci si può dividere su questo punto, non può prevalere il dato della polemica politica anche attorno ai temi più scottanti: nell’assoluta centralità della Resistenza assunta nella costruzione del nuovo processo democratico italiano, soprattutto sul piano morale, non si può dimenticare quanto le radici della democrazia, non solo a livello di idee e di cultura politica della classi dirigenti, ma anche della sensibilità popolare fossero fragili e incerte.
Il problema per l’Italia, al momento della rinascita democratica era dunque quello di saldare antifascismo e democrazia.
Era un problema culturale ma anche e soprattutto un problema politico, che investiva in profondità come si è visto tutte le forze rappresentative delle realtà popolari e che non poteva essere risolto se non nel quadro della collaborazione nata dalla lotta stessa contro il fascismo.
Nessuna comprensione e valutazione storica del processo di ricostruzione democratica è possibile se non si tiene conto del punto di partenza e dell’ eredità del passato : la valutazione dell’eredità dei fatti avvenuti e del dibattito svolto tra il 25 luglio 1943 e il 22 dicembre 1947 (giorno della definitiva approvazione del testo costituzionale) deve ancora stare alla base della volontà di affermazione del dettato della nostra Carta fondamentale.