Le elezioni legislative anticipate in Portogallo hanno visto l’Alleanza Democratica ottenere una vittoria relativa, seguita dall’emergere dell’estrema destra. L’analisi dei risultati da parte della sinistra comunista riflette la preoccupazione per le politiche antipopolari del prossimo governo.
Il 10 marzo 2024 si sono tenute le elezioni legislative anticipate in Portogallo per eleggere i membri dell’Assemblea della Repubblica per la 16ª Legislatura del Paese. In palio c’erano tutti i 230 seggi dell’Assemblea della Repubblica che compongono l’emiciclo di Lisbona. Inizialmente previste per il 2027, le elezioni sono state indette nel novembre 2023 dopo le dimissioni del Primo Ministro socialista António Costa a seguito di un’indagine sull’assegnazione di contratti per imprese del settore del litio e dell’idrogeno, con accuse di presunta corruzione, che tuttavia fino ad ora non hanno ancora portato a certezze.
In base ai risultati rilasciati, nessun partito ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, con l’Alleanza Democratica (Aliança Democrática, AD), coalizione di centro-destra guidata da Luís Montenegro (in foto) che ha conquistato 79 seggi, raggiungendo il 29,50% delle preferenze. Sebbene sia risultata la forza con maggiori consensi, la formazione di Montenegro, favorito per diventare il nuovo Primo Ministro del Paese, ha invero fatto registrare un leggero calo rispetto al 2022, perdendo l’1,4% delle preferenze, ma ha potuto beneficiare del crollo verticale del Partido Socialista (PS), che di punti percentuali ne ha persi ben diciassette. Dopo aver ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi nel 2022, la principale formazione del centro-sinistra ha eletto “solo” 77 rappresentanti, con un calo di quaranta scranni.
Gli analisti hanno dunque considerato la formazione di estrema destra Chega! come il vero vincitore di queste elezioni, visto il netto incremento dei consensi a fronte del calo delle due formazioni del bipartitismo tradizionale. La formazione populista guidata da André Ventura si attesta ormaia come il terzo partito più grande in parlamento, quadruplicando il suo precedente numero di seggi fino a quota 48, con il 18,06% delle preferenze. Un dato che preoccupa ulteriormente se si pensa che la partecipazione alle elezioni è stata del 66,2%, la più alta dal 1995. A seguito di queste elezioni, Ventura ha dichiarato che i risultati dimostrano che il “sistema bipartitico in Portogallo è finito“.
Per quanto riguarda le formazioni della sinistra radicale, il Bloco de Esquerda (BE) ha sostanzialmente confermato i risultati di due anni fa, con il 4,46% delle preferenze e cinque deputati eletti. In calo, invece, la Coalizione Democratica Unitaria (Coligação Democrática Unitária, CDU), della quale fanno parte i comunisti del Partido Comunista Português (PCP) e gli ecologisti del Partido Ecologista “Os Verdes” (PEV), che perde oltre un punto percentuale e due seggi, fermandosi al 3,30% dei consensi e a quota quattro deputati eletti. Entrambe le formazioni di sinistra sono state battute anche da Iniciativa Liberal (IL), che ha chiuso al quarto posto tra le formazioni con maggiori consensi (5,08%), eleggendo otto deputati.
Dopo la pubblicazione dei risultati, Luis Montenegro ha reclamato la vittoria a nome dell’AD, mentre Pedro Nuno Santos, nuovo leader dei socialisti dopo l’uscita di scena di Costa, ha concesso la sconfitta a nome del suo partito. Il risultato ha anche provocato non poche polemiche all’interno dello stesso PS, con il Ministro delle Finanze uscente Fernando Medina che secondo molti potrebbe presto sostituire Santos alla guida delle formazione socialista.
A preoccupare, tuttavia, resta soprattutto l’ascesa dell’estrema destra, sebbene Montenegro abbia immediatamente chiarito la sua intenzione di escludere Chega! dalla formazione di un probabile governo di centro-destra. Anche Rui Rocha, leader di IL, ha dato la propria disponibilità per la formazione di un nuovo governo, ma senza l’inclusione della formazione di estrema destra. Persino il Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, ha dichiarato che farà tutto il possibile per evitare che Chega! raggiunga il potere, attirandosi tuttavia non poche critiche, visto che il ruolo del Presidente dovrebbe essere neutrale.
Per quanto riguarda la CDU, la coalizione della quale fanno parte anche i comunisti, il risultato negativo ha portato ad un’analisi pessimistica su quelle che sono le prospettive per la politica portoghese nei prossimi anni, soprattuto dal punto di vista delle classi lavoratrici: “Il risultato ottenuto dall’AD in queste elezioni costituisce un fattore negativo per la risposta e la soluzione dei problemi con cui i lavoratori e il popolo si confrontano, facilitando il percorso di regresso e di attacco ai diritti e a favore del grande capitale“, si legge sul sito ufficiale della CDU. Secondo i comunisti e gli ecologisti portoghesi, il probabile nuovo governo di centro-destra propone “un progetto di attacco ai diritti dei lavoratori e di peggioramento delle condizioni di vita del popolo, dei salari e delle pensioni, di degrado dei servizi pubblici, di privatizzazioni e tentativi di distruzione delle funzioni sociali dello Stato a favore degli affari privati in settori come la salute, l’istruzione, la protezione sociale o l’edilizia“.
Secondo l’analisi effettuata dalla CDU, gran parte della responsabilità per la vittoria della coalizione di centro-destra andrebbe attribuito alle politiche portate avanti dai socialisti al governo: “La promozione della politica di destra, negli ultimi anni, e in particolare la sua imposizione dalla maggioranza assoluta, con ciò che ha generato di ingiustizie e legittimo malcontento e insoddisfazione di fronte all’accumulo di difficoltà da parte dei lavoratori e del popolo, ha favorito il discorso demagogico, in particolare di Chega!“, si legge ancora.
Inoltre, la CDU denuncia una campagna mediatica messa in atto contro le formazioni della sinistra radicale, in particolare i comunisti, che hanno favorito l’ascesa della formazione reazionaria come presunta alternativa al bipartitismo. Secondo il comunicato, nel corso della campagna elettorale la coalizione comunista-ecologista ha dovuto un clima caratterizzato “dalla prolungata falsificazione delle posizioni del PCP per alimentare pregiudizi anticomunisti e restringere il suo spazio di crescita, dalla promozione di forze e concezioni reazionarie e da una contestata disputa tra due candidati premier con l’obiettivo di ridurre la scelta a opzioni simili tra loro e nascondere soluzioni e politiche alternative“.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog