Divisi si perde. È matematico. Le ambizioni personali sono legittime, ma senza un minimo di umiltà creare un’alternativa coesa alla Destra è impossibile
Il M5s sostiene con convinzione i candidati del cosiddetto ‘campo largo’ solo se questi sono grillini, come è avvenuto in Sardegna. Invece, nicchia se è un indipendente o un democratico, come è avvenuto in Abruzzo. O addirittura minaccia di andare da solo se il Pd non accetta le condizioni grilline, come potrebbe avvenire in Piemonte.
Il Movimento pretende dalle altre forze del Centrosinistra un sostegno incondizionato, ma non è altrettanto generoso con i suoi alleati, perché?
Cosa teme Giuseppe Conte? Il M5s non ha una base territoriale solida. Non solo. Il suo elettorato ha un orientamento ideale indistinto a detta degli stessi grillini. Non siamo né di Destra, né di Centro, né di Sinistra. Questo modus operandi funziona solo se si è da soli e se si è all’opposizione, ma quando si devono fare le scelte concrete o quando si deve aderire ad una coalizione inevitabilmente si perdono consensi.
Per il M5s, con Ely Schlein alla guida del Partito democratico, il pericolo di perdere ‘voti’ è concreto. Da qui i distinguo, le precisazioni, i veti al cosiddetto campo largo.
Divisi si perde. È matematico. Le ambizioni personali sono legittime, ma senza un minimo di umiltà creare un’alternativa coesa alla Destra è impossibile.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono divisi su temi importanti come la guerra tra Russia ed Ucraina, sulle politiche europee, sulla coesione nazionale, eppure ad ogni elezione sono compatti, come mai?
Gli elettori progressisti non si accontentano di un patto elettorale, occorre altro. I contenuti ci sarebbero, quella che manca è la volontà politica.
Per superare i timori di una perdita di consensi occorre una visione strategica. La prospettiva deve essere quella del medio e lungo periodo. Ed è necessario mettere da parte le ambizioni personali.
Ma i leader del Centrosinistra sapranno essere umili e lungimiranti?