Il razzismo occidentale non solo rappresenta i suoi nemici come irrimediabilmente stupidì e inferiori, ma considera l’Africa e l’Asia come un covo di selvaggi, pronti ad essere comprati con un po’ di junk food.
Il razzismo occidentale
Da un po’ di tempo mi domando quanto il razzismo occidentale abbia contato nell’ormai sempre più chiara vittoria della Russia in Ucraina. Non mi riferisco agli strepiti sguaiati dei nostri giornalisti, Riotta o Parenzo. Mi riferisco a quel senso comune e a quell’autorappresentazione che l’Occidente ha costruito su sé stesso e sul proprio rapporto con i paesi non occidentali.
Appena scoppiata la guerra sono rimbalzate sulle pagine dei giornali analisi di generali e specialisti che descrivevano la Russia sull’orlo del tracollo e il suo esercito in balia della pura irrazionalità disumana.
I generali russi venivano descritti come dei biechi burocrati e i soldati come carne da macello. Resterà per anni nella memoria la menzogna sulle trincee scavate accanto a Chernobyl per il puro gusto di mettere la vita dei militari in pericolo.
Mentre l’Europa varava i suoi pacchetti di sanzioni contro la Russia, grandi specialisti ci spiegavano che di lì a poco l’economia di Mosca sarebbe crollata. Del resto, ripetevano le veline occidentali, Putin era un malato terminale, affetto da morbi oscuri e da demenza senile (un po’ come Biden oggi).
C’era addirittura chi faceva calcoli sulle conseguenze del disastro russo. E chi si interrogava sull’instabilità mondiale prodotta dalla frammentazione della Russia in piccole repubbliche dotate di armi atomiche. I russi erano infatti pronti a sbarazzarsi del loro dittatore e a proclamare l’indipendenza dalla tirannica Mosca.
Non sono mancati inoltre gli annunci sussiegosi sullo stato miserabile dell’arsenale a disposizione di Putin. Non so quante volte ho letto che la Russia avrebbe “finito i missili” e che per il resto le armi custodite nei magazzini erano oramai solo ferraglia che nulla poteva contro gli straordinari depositi militari Occidentali, stracolmi di armi tecnologiche, dispositivi avveniristici, mezzi incontrastabili da un paese sottosviluppato e minchione come la Russia.
Ogni due o tre mesi arrivavano gli annunci delle nuove sofisticatissime e risolutive armi che gli Occidentali davano generosamente agli Ucraini: è fatta, Putin si dovrà arrendere, Zelensky sfilerà sulla Piazza Rossa.
Ora, quello che è veramente disastroso è che a questa ricostruzione non hanno creduto solo i progressisti medi che con il cesto dei poc corn sulla mano sinistra e il cellulare sulla destra sferravano colpi micidiali a Putin attraverso Twitter o diffondendo su Facebook gli irresistibili articoli dell’immarcescibile Di Feo o del maestro di vita Gramellini.
La sensazione è che alla rappresentazione di una Russia irrimediabilmente destinata a perdere, perché noi siamo buoni e loro cattivi, abbiano creduto non poche figure chiave dei dipartimenti di stato europei e americani. Di sicuro l’amministrazione Biden ha preferito ascoltare le campane guerrafondaie e non quelle più prudenti che comunque al Pentagono non sono mai mancate.
La mia paura di un Occidente razzista, ubriaco della propria stessa boria, arriva però da Macron, che contro il parere dell’opinione pubblica francese si ostina a perseguire una linea militarista pericolosa e dissennata.
Nei discorsi di Macron si ritrova del resto un tipico bias cognitivo che rappresenta il nemico come un soggetto privo di iniziativa, incapace di elaborare contromisure e di reagire in caso di attacco.
Del resto lo abbiamo visto spesso sui giornali: quante volte abbiamo assistito ad affermazioni di sorpresa e stupore di fronte alle contromosse della Russia: ma come si permettono, non rispettano il copione! Macron, su questa stessa linea, proietta sul campo russo l’idea che alle scelte occidentali non possano corrispondere adeguate risposte Russe, e non solo russe.
Lo chiedo spassionatamente: siamo veramente sicuri che se la Francia e, insieme a lei, parte dell’Europa varcassero con le proprie divisioni il confine ucraino la Russia non reagirebbe? E siamo sicuri che accanto alla Russia non si schiererebbero altri paesi, non dico solo la Cina o l’Iran, ma anche altri stati più piccoli, di cui il tronfio progressista medio bideniano non sospetta nemmeno l’esistenza?
Il razzismo occidentale non solo rappresenta i suoi nemici come irrimediabilmente stupidì e inferiori, ma considera l’Africa e l’Asia come un covo di selvaggi, pronti ad essere comprati con un po’ di junk food.
Al di fuori dei nostri confini dorati, in realtà, vivono ampie masse che vedono nell’Europa e negli Stati Uniti la causa dei loro mali, ovvero l’origine di una condizione di colonizzati, di sottomessi a un destino di guerra, miseria e sopraffazione.
Ecco, forse bisognerebbe svegliarsi un po’ dal sonno della ragione e cominciare ad essere un po’ più umili e più aperti a comprendere quanto la nostra presunzione di superiorità, il nostro razzismo così come il nostro benessere e le nostre guerre per difenderlo stanno sommamente sulle balle ai 3/4 del resto del mondo.