Nelle recenti elezioni locali in Turchia, l’opposizione ha ottenuto una vittoria significativa, sconfiggendo il partito del presidente Erdoğan a Istanbul e Ankara, e ponendo dubbi sulla capacità del leader turco di mantenere il controllo del Paese come ha fatto fino ad ora.
Le recenti elezioni locali in Turchia hanno scosso il panorama politico del Paese, rappresentando la prima significativa sconfitta per il partito del presidente Recep Tayyip Erdoğan, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Adalet ve Kalkınma Partisi, AKP), battuto sia nei principali centri urbani che su scala nazionale. Queste elezioni, oltre ad essere considerate dagli analisti come un termometro della popolarità del presidente Erdoğan, hanno deciso chi avrebbe ottenuto il controllo della megalopoli Istanbul e della capitale Ankara, entrambe perse dall’AKP già nel 2019.
Con più del 95% delle schede scrutinate ad Istanbul, il sindaco Ekrem İmamoğlu del Partito Popolare Repubblicano (Cumhuriyet Halk Partisi, CHP), la principale forza di opposizione, ha dichiarato di aver sconfitto il candidato dell’AKP con oltre un milione di voti di scarto. Questo risultato ha inflitto al presidente Erdoğan e al suo partito la più grande sconfitta elettorale degli ultimi due decenni. Un simile trionfo a Istanbul ha infatti un significato particolare per Erdoğan, nato e cresciuto nella città e che ne è stato sindaco negli anni ’90. Secondo molti, İmamoğlu sarebbe ora candidato a diventare il principale avversario del presidente su scala nazionale, e potrebbe anche candidarsi per la massima carica nel 2028.
Ma chi è Ekrem İmamoğlu? Nato nel 1970, İmamoğlu è stato eletto sindaco di Istanbul nel 2019, ponendo fine a 25 anni di dominio dell’AKP e dei suoi predecessori conservatori. La sua carriera politica ha delle similitudini con quella di Erdoğan: entrambi hanno iniziato la loro carriera politica a Istanbul negli anni ’90 e hanno affrontato ostacoli legali. İmamoğlu, membro del CHP, si è unito al partito nel 2008 e ha ricoperto la carica di sindaco nel distretto di Beylikdüzü di Istanbul, prima di assumere le redini della metropoli. Prima della sua carriera politica, ha studiato economia aziendale presso l’Università di Istanbul e ha lavorato nell’azienda di costruzioni di famiglia.
Oltre a Istanbul, il CHP ha anche vinto ad Ankara, dove il sindaco Mansur Yavaş ha sconfitto il suo avversario con oltre il 60% dei voti, e ad İzmir (Smirne), la terza città più grande della Turchia, dove a vincere è stato Cemil Tugay. Se in queste città l’opposizione aveva già ottenuto il successo nel 2019, ha destato maggior sorpresa la vittoria a Bursa, dove il CHP del candidato sindaco Mustafa Bozbey ha guadagnato quasi dodici punti percentuali rispetto al 2019. Infine, l’opposizione ha mantenuto anche il controllo di Antalya, ottenendo in questo modo il controllo di tutte le cinque principali città turche, grazie alla vittoria di Muhittin Böcek.
Se poi allarghiamo ulteriormente lo sguardo, notiamo che anche altri centri di primaria importanza sono controllati dal CHP: tra questi menzioniamo Adana, Denizli e Mersin. Al partito di governo, invece, restano Erzurum, Gaziantep e Trabzon come consolazione.
La vittoria dell’opposizione è stata una sorpresa per molti, poiché i sondaggi prevedevano un forte risultato dell’AKP. Tuttavia, il malcontento crescente dovuto alla crisi economica, con un’inflazione del 70% e un aumento del costo della vita, oltre al progressivo indebolimento della valuta locale, la lira turca, ha probabilmente influito sul risultato elettorale. Rispetto al 2019, la vera novità è rappresentata dal fatto che il CHP è diventato il primo partito anche a livello nazionale, con il 37,77% delle preferenze ed una crescita di quasi otto punti percentuali. Al contrario, l’AKP di Erdoğan ha fatto registrare una perdita di sette punti percentuali, fermandosi al 35,49% dei consensi.
Gli analisti più attenti hanno notato anche l’emergere di una nuova formazione di estrema destra, considerata come nazionalista e islamista, il Nuovo Partito della Prosperità (Yeniden Refah Partisi, YRP), che ha sicuramente strappato una parte dell’elettorato all’AKP. Guidato da Fatih Erbakan, l’YRP ha ottenuto il 6,19% delle preferenze su scala nazionale, affermandosi come terza forza del Paese ed ottenendo il controllo di Şanlıurfa (Edessa) e Yozgat, capoluogo dell’omonima provincia.
Positivo il riscontro anche per il partito di sinistra e filocurdo HEDEP, ovvero il Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei Popoli (Halkların Eşitlik ve Demokrasi Partisi), postosi alla guida di un’alleanza di formazioni progressiste. A livello nazionale, HEDEP ha ottenuto il 5,70% dei consensi, con un incremento superiore al punto percentuale, ma il suo forte radicamento nelle regioni abitate dai curdi gli ha permesso di vincere in numerosi centri, tra i quali i principali sono Diyarbakır, la città più popolosa del Kurdistan turco, Mardin e Van.
Secondo gli analisti, le elezioni locali del 2024 rappresentano solo un capitolo nella complessa storia politica della Turchia, ma potrebbero avere conseguenze durature sul futuro del Paese e sulla leadership di Erdoğan. L’emergere di un leader di opposizione credibile come İmamoğlu potrebbe mettere a repentaglio il primato del presidente in carica, che dopo la pubblicazione dei risultati ha promesso di correggere gli errori del suo partito e di affrontare i problemi economici del Paese. Dal canto suo, l’opposizione ha celebrato i suoi successi, consapevole tuttavia del fatto che sarà necessario continuare a lavorare per vincere anche a livello nazionale.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog