Le società di assicurazioni beneficiano degli impatti del clima che contribuiscono a generare ©Yauhen Akulich/iStockPhoto

La nuova tassa colpirà gli istituti che coprono gasdotti, centrali, impianti petroliferi e altri progetti dannosi per il clima

Rita Cantalino

Lo Stato americano del Connecticut vuole introdurre una nuova tassa rivolta alle società di assicurazioni che contribuiscono a danneggiare il clima. Il nuovo disegno di legge, già approvato in Senato, richiama il settore alle proprie responsabilità. Spezzando il circolo vizioso per cui diversi istituti forniscono una copertura assicurativa a progetti dannosi e, al contempo, aumentano il costo dei propri premi a causa dell’aggravarsi degli impatti della crisi climatica.

Le assicurazioni beneficiano dei danni al clima che contribuiscono a generare

Da diversi anni i disastri dovuti alla crisi climatica, come inondazioni e incendi, costringono le assicurazioni a pagare miliardi di dollari di risarcimenti. Questo incide profondamente sul settore, in vari modi. Talvolta con l’aumento dei premicome in Florida o in Oregon; altre volte, le società hanno preferito abbandonare alcuni mercati. Il settore però è spesso legato a doppio filo alle cause dei cambiamenti climatici. Gasdotti, centrali a gas naturale e altri progetti fossili, infatti, ricevono le autorizzazioni previa stipula di consistenti polizze assicurative. Le assicurazioni, dunque, stanno guadagnando dagli impatti che esse stesse contribuiscono a generare sostenendo progetti dannosi per il clima.

Queste considerazioni hanno spinto lo Stato del Connecticut, dove hanno sede le principali compagnie assicurative negli Stati Uniti, a spezzare questo circolo vizioso. Mettendo il settore di fronte alle proprie responsabilità. La nuova legge, se approvata, imporrà una tassa alle società di assicurazioni che sostengono i combustibili fossili. Non solo per i nuovi progetti, ma anche per la copertura di infrastrutture già esistenti, se esse sono dedicate ad attività dannose per il clima. Gli introiti generati entreranno in un fondo pubblico di resilienza volto a finanziare interventi di adattamento. Così, chi darà la sua garanzia per centrali a petrolio o a gas sarà tenuto a pagare per rimediare ai loro impatti.

Diversi Stati stanno applicando il principio “chi inquina paga”

Il disegno di legge è frutto delle proposte di un gruppo che si occupa di giustizia economica, Connecticut Citizen Action Group, che già lo scorso anno aveva tentato di colpire le assicurazioni riportandole alle proprie responsabilità verso il clima. La proposta originaria, più ambiziosa, chiedeva una tassa del 5% per l’intero settore in tutti gli Stati Uniti. Proprio per questo era stata respinta. L’industria, infatti, aveva invocato la clausola commerciale interstatale che vieta a uno Stato di tassare le attività di una società fuori dai propri confini. A partire da questo rifiuto è nato l’attuale testo, il cui ambito d’azione è limitato allo Stato del Connecticut. È stato approvato come allegato a un disegno di legge sulla resilienza climatica del governatore democratico Ned Lamont.

Le compagnie assicurative, secondo uno studio del Connecticut Citizen Action Group, investono ben 221 miliardi di dollari nei combustibili fossili. Almeno in Connecticut, adesso contribuiranno anche a contrastare i cambiamenti climatici. Lo Stato, tra il 2011 e il 2021, ha beneficiato di 318 milioni di dollari in aiuti per l’emergenza climatica, cioè 149 dollari pro capite. Molto poco rispetto ad aree più colpite dai disastri, come la Lousiana che ha ricevuto 1.736 dollari pro capite. Ma comunque più rispetto a zone che nell’ultimo decennio non hanno dovuto affrontare disastri, come il Delaware.

«Chi inquina paga» è il principio cardine di varie campagne legislative in corso negli Stati Uniti. Il Vermont e il Maryland stanno tentando un approccio ancora più ambizioso, con alcune proposte di legge per ritenere i produttori di combustibili fossili responsabili degli impatti dei cambiamenti climatici

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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