Le elezioni regionali del 2024 nei Paesi Baschi hanno visto un’equa divisione dei seggi tra il Partito Nazionalista Basco e EH Bildu, un risultato storico per la formazione della sinistra nazionalista. Tuttavia, il Partito Socialista dovrebbe giocare da ago della bilancia in favore del PNV.
Le elezioni regionali della Comunità Autonoma dei Paesi Baschi, tenutesi domenica 21 aprile, hanno visto il rinnovamento del 13° Parlamento della Comunità Autonoma dei Paesi Baschi. In palio c’erano tutti i 75 seggi che compongono l’emiciclo di Vitoria-Gasteiz.
Queste elezioni sono state le prime dal 2009 a non vedere Iñigo Urkullu come candidato principale del Partito Nazionalista Basco (Euzko Alderdi Jeltzalea – Partido Nacionalista Vasco, EAJ-PNV), dopo che la principale formazione politica della regione ha scelto di sostituire il presidente del governo in carica (Lehendakari) con un politico di basso profilo a livello provinciale, Imanol Pradales, dopo 12 anni di governo ininterrotto sotto la guida di Urkullu.
Dal canto suo, anche il principale partito di opposizione, la coalizione della sinistra nazionalista EH Bildu (Euskal Herria Bildu, traducibile come “Unire i Paesi Baschi”), si è presentata con un nuovo candidato, Pello Otxandiano (in foto), sebbene si fosse a lungo tempo speculato che il leader di lunga data Arnaldo Otegi avrebbe potuto guidare la candidatura dopo la fine della sua inibizione alle cariche pubbliche, dovuta ai suoi procedimenti giudiziari nell’ambito delle inchieste riguardanti il partito politico indipendentista Batasuna, allora ritenuto illegale.
Tutti gli altri partiti parlamentari, tranne Podemos e Vox, hanno presentato nuovi candidati: Eneko Andueza per il Partito Socialista dei Paesi Baschi–Sinistra Basca (Partido Socialista de Euskadi – Euskadiko Ezkerra, PSE–EE), Javier de Andrés per il Partido Popular (PP) e Alba García per Sumar. I popolari, in particolare, si sono presentati a queste elezioni ideboliti in seguito alla rottura dell’alleanza con Ciudadanos (CS), che ha rinunciato a concorrere alle elezioni, mentre le due compagini di sinistra Podemos e Sumar si sono presentate con due liste diverse dopo la rottura dell’alleanza Elkarrekin Podemos.
I risultati hanno subito mostrato una corsa serrata tra le due principali formazioni nazionaliste, il PNV di centro-destra ed EH Bildu di sinistra, con il primo che ha ottenuto una percentuale di consensi leggeremente superiore, ma con il secondo che ha ottenuto un grande aumento del suo sostegno popolare, facendo registrare un incremento di 4,6 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni regionali. Alla fine, il PNV ha ottenuto 34,9% delle preferenze contro il 32,2% di EH Bildu, ma entrambe le formazioni hanno eletto 27 deputati regionali, un risultato storico per la formazione di sinistra, da sempre ostracizzata per via dei suoi collegamenti passati con l’organizzazione indipendentista armata dell’ETA (Euskadi Ta Askatasuna).
Nonostante la leggera perdita di consensi, il PNV dovrebbe dunque essere in grado di mantenere il controllo del governo regionale confermando l’alleanza con i socialisti del PSE-EE, partner junior del governo Urkullu sin dal 2016. I socialisti, infatti, hanno fatto registrare un aumento inaspettato del sostegno, per assicurarsi il miglior risultato dal 2012, con il 14,1% dei consensi e dodici deputati eletti. I due seggi conquistati dal PSE-EE vanno dunque a palliare i quattro persi dal PNV, permettendo alla coalizione di governo uscente di mantenere una maggioranza di 39 seggi su 75.
Per quanto riguarda i popolari, questi hanno certamente beneficiato della perdita di consensi del PNV, aumentando il proprio numero di seggi di uno rispetto ai risultati della coalizione PP+Cs nel 2020 nonostante la rottura con Ciudadanos. Il PP ha infatti conquistato il 9,1% delle preferenze, eleggendo sette rappresentanti.
Al contrario, lo scioglimento dell’alleanza Elkarrekin Podemos ha visto le due formazioni di sinistra che ne facevano parte perdere numerosi consensi e seggi. Sumar, infatti, ha potuto conservare solamente un seggio, raggiungendo appena il 3,3% delle preferenze, mentre Podemos ha perso tutta la sua rappresentanza, venendo dunque estromesso dall’emiciclo di Vitoria. A completare il quadro dei partiti presenti nel parlamento regionale è la formazione di estrema destra Vox, che, nonostante un numero di voti complessivi leggermente inferiore rispetto a Podemos, è riuscita comunque a mantenere il proprio seggio nelle circoscrizione di Álava.
In seguito alla pubblicazione dei risultati, il candidato del PNV, Imanol Pradales, si è dichiarato vincitore: “Abbiamo vinto le elezioni“, ha detto l’erede designato di Urkullu, affermando la propria intenzione di formare un nuovo governo regionale di coalizione. “Assumiamo fin da ora la responsabilità” di guidare l’incarico di chiamare le altre formazioni politiche, come ha spiegato Andoni Ortuzar, presidente del PNV. Come anticipato, la soluzione più probabile sembra essere una riedizione della coalizione con i socialisti, che permetterebbe alle due formazioni di mantenere la maggioranza per appena un seggio.
Dall’altra parte, l’altro grande vincitore della serata, Pello Otxandiano, ha celebrato quello che ha a ragione definito come il “risultato storico” di EH Bildu in queste elezioni del 2024, affermando che “il salto politico compiuto dalla sinistra autonomista è spettacolare, una crescita spettacolare“. Sebbene sia probabile che EH Bildu venga ancora una volta estromesso dalla formazione del nuovo governo, la crescita constante che ha fatto registrare dal 2016 lancia un chiaro segnale al governo del PNV.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog