La Corte internazionale di giustizia si è espressa sulle richieste urgenti avanzate dal Sudafrica la scorsa settimana, ovvero di imporre a Israele lo stop delle operazioni militari a Rafah. In particolare, la Corte ha riconosciuto il fatto che Israele non sta mettendo in campo misure sufficienti per tutelare la popolazione civile; al contrario, le azioni del governo e dell’esercito israeliano autorizzerebbero la messa in atto di nuove misure di emergenza nell’ambito del caso aperto contro Israele per genocidio, per garantire la tutela dei civili. Per tale motivo, la Corte ha ordinato il ritiro immediato da Rafah delle truppe israeliane e l’apertura dei valichi di frontiera per la consegna di aiuti umanitari.
Nel corso della seduta odierna, Nawaf Salam, presidente della Corte, ha riconosciuto la “disastrosa” situazione a Rafah, “ulteriormente peggiorata” negli ultimi giorni, e sottolineato come i tentativi di Israele di evacuare la popolazione “non siano sufficienti” a garantirne la sicurezza. “La Corte non è convinta che gli sforzi di evacuazione e le relative misure che Israele afferma di aver intrapreso per migliorare la sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza, e in particolare di quelli recentemente sfollati dal governatorato di Rafah, siano sufficienti ad alleviare l’immenso rischio a cui la popolazione palestinese è esposta a seguito dell’offensiva militare” ha dichiarato Salam. Per tale motivo, la Corte ha ordinato a Israele di interrompere immediatamente ogni operazione militare a Rafah, oltre che di permettere l’arrivo degli aiuti umanitari e l’ingresso di qualsiasi “commissione d’inchiesta” o “organismo investigativo” incaricato dalle Nazioni Unite di indagare su eventuali crimini di guerra.
La scorsa settimana, il Sudafrica aveva avanzato presso la Corte penale di giustizia la richiesta di imporre a Israele un immediato arresto delle operazioni militari a Rafah, ultimo rifugio per oltre un milione di palestinesi sfollati, oltre che di facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari nell’enclave palestinese. Secondo il Paese africano, con l’operazione miliare a Rafah “il genocidio israeliano ha raggiunto una nuova e orribile fase”, motivo per il quale la Corte penale di giustizia avrebbe dovuto intervenire repentinamente. La richiesta del Sudafrica è stata espressa nell’ambito di una più ampia causa per genocidio presentata contro Israele a dicembre. Israele, dal canto suo, ritiene l’aggressione “necessaria” per il perseguimento dei suoi scopi, ovvero “difendersi contro Hamas”.
[di Valeria Casolaro]