Foto Reuters

Domenica sera sera a Rafah l’esercito israeliano ha bombardato le tende degli sfollati a Tel al-Sultan, poste accanto ai magazzini dell’UNRWA. Il numero dei morti e dei mutilati è indefinito, ma si parla di almeno 50 vittime. Tel Aviv conferma l’attacco coprendolo con la solita giustificazione “C’erano terroristi”.

Rafah, la strage degli sfollati

Sarebbero almeno 50 i morti a causa dell’attacco israeliano al campo profughi nel nord-ovest di Rafah, nel quartiere di Tal al Sultan.

Le immagini e i video che arrivano dalla tendopoli distrutta sono tra le più violente e disumane che si siano mai viste nella storia recente.

Addirittura Repubblica, che in questi mesi si è contraddistinta come una sorta di bollettino dell’Idf, apre il suo articolo sull’accaduto con queste parole: “Un uomo grida e mostra ai soccorritori il corpo di un bambino bruciato, mutilato e senza testa. Ci sono decine di cadaveri ustionati e sciolti a terra tra le macerie, donne che urlano, persone che non si trovano, paramedici che si agitano tra stracci e pezzi di legno mentre le fiamme avvolgono la tendopoli di Tel al-Sultan, nel quartiere nord-occidentale di Rafah.”

Nella zona c’erano 100 mila persone convinte di essere al sicuro solo perché Israele aveva indicato loro quel luogo come zona che non sarebbe stata attaccata. Dunque un crimine nel crimine. Ma il portavoce dell’esercito israeliano ha letto un comunicato che giustifica il tutto con la solita farneticante spietatezza, nascondendosi dietro il paravento “Hamas“: “I nostri aerei hanno recentemente attaccato un complesso dell’organizzazione terroristica Hamas a Rafah dove alloggiavano i principali terroristi dell’organizzazione. L’attacco è stato effettuato contro terroristi che costituiscono un bersaglio per attacchi in conformità con il diritto internazionale, utilizzando armi di precisione e sulla base di informazioni preliminari che indicano la presenza di terroristi senior di Hamas nella zona.”

“L’esercito più morale del mondo”, come Tel Aviv parla dei propri militari, ha sterminato gente in fuga, senza alcuna protezione, “rispettando il diritto internazionale”, questo dice il comunicato dell’Idf.

Ma i leader europei continuano a voltarsi dall’altra parte. E che dire del Governo italiano? Giorgia Meloni parla di tutto, trova il tempo anche per fare video ad hoc per parlare di tv e di LA7 (!) ma non dice una sola parola sulla carneficina in Palestina.

Ha scritto il professor Andrea Zhok su quest’ennesima strage a Gaza:

Non è naturalmente il primo crimine di guerra di vaste proporzioni, in mondovisione, di cui l’IDF si macchia. Il rischio di assuefarsi all’orrore è perciò elevato. Un bambino straziato o orfano è difficile da reggere se visto da vicino; ma quando entriamo nell’ordine delle decine con cadenza quotidiana per mesi, l’intollerabilità può tradursi in fuga mentale, rimozione.
Non si sa bene cosa aggiungere come commento a quello che è forse il più grande scandalo umanitario della storia.

Peggiore non per i numeri, ma per il fatto di avvenire sostanzialmente in diretta, a disposizione di chiunque desideri informarsi (dunque non i fruitori della nostra stampa mainstream), e dunque di fatto nell’accettazione ufficiale.

Sconvolge che ci sia ancora gente che ha la faccia di latta di affermare che questa non è altro che la risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre, che questo scempio rientra sotto la voce “legittima difesa”. (Un po’ come immaginare che agli attentati dell’IRA a Birmingham nel 1974 l’esercito britannico avesse risposto bombardando a tappeto l’Irlanda del Nord.)

Questa è davvero l’epoca della falsificazione sistematica delle coscienze, della malafede imperante e a reti unificate, della menzogna ripetuta e infiocchettata da telecamere compiacenti, della manipolazione mentale con giri di parole e uragani di ipocrisia.

Lottare politicamente oggi è innanzitutto lottare per la verità, per la disposizione costante a cercarla e poi per il coraggio di affrontarla.”

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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