L’intervento di Giorgia Meloni al convegno di Vox a Madrid pone un interrogativo: cosa vuole fare in Europa? Dal suo intervento non si comprende bene, non essendo chiaro il suo programma. Quello che è chiaro è l’obiettivo di andare al governo della Ue, praticando politiche pro Nato.
Domenica 19 maggio la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, in videocollegamento con la manifestazione “Europa Viva24”, organizzata a Madrid da Vox, ha fatto un intervento in spagnolo di 15 minuti.
Vox è un gruppo politico spagnolo di esterma destra che si richiama al franchismo.
Com’era prevedibile, a tre settimane dalle elezioni del Parlamento Europeo, sia la manifestazione in sé e sia l’intervento della Meloni, nell’insieme, hanno ricevuto attenzione mediatica a livello internazionale, anche se in Italia l’intervento della Meloni è passato quasi come un evento elettorale ordinario. Penso, però, che sia stato qualcosa di più perché, anche se ha toccato vari temi che sono al centro del programma elettorale dei Conservatori (e lei è la Presidente!), non ha nominato l’insieme delle destre rappresentate nel parlamento europeo, e ha chiesto voti per le elezioni dell’8 e 9 giugno, ma rivolgendosi ai Conservatori. Nel testo integrale si colgono passaggi sull’attivismo del governo in Italia, ma il suo intervento propone un interrogativo: cosa vuole fare in Europa?
Per un’analisi del contesto riassumo alcuni passaggi. Meloni dice: “Noi siamo il motore e i protagonisti della rinascita del nostro Continente e voi [rivolto all’insieme della platea che è quella di Vox, n.d.r.] siete l’unico futuro possibile per l’Europa che è un continente stanco, remissivo, viziato, che ha pensato di poter barattare l’identità con l’ideologia, la libertà con la comodità. Oggi, inevitabilmente si paga il prezzo delle sue scelte, ma non tutto è perduto. Quando la storia chiama, quelli come noi non si tirano indietro. Non lo abbiamo fatto finora e non lo faremo, a maggior ragione, ora. Un cambio in Europa è possibile se i conservatori europei saranno uniti. (…) Per la prima volta l’esito delle elezioni europee potrebbe sancire la fine di maggioranze innaturali e controproducenti. Nessun cambiamento in Europa è possibile senza i Conservatori europei, e questo è un fatto”. Con una rapida lettura di queste poche righe si coglie che chiede il consenso per i Conservatori e non per tutte le destre. Che poi le destre possano cambiare l’Europa lo sappiamo bene, ma bisogna vedere come sarebbe la loro Europa. Ad esempio, il razzismo etnico e quello sociale diventerebbero ordinari e verrebbero istituzionalizzati. Il tema dei pari diritti tra le donne e gli uomini verrebbe prima oscurato e successivamente cancellato dall’agenda delle Risoluzioni e delle Direttive dell’Unione Europea. La presidente del Consiglio dei ministri sa bene che l’insieme delle destre non è credibile in Europa e, quindi, affidabile. Peraltro, c’è da dire che tutte le destre europee non hanno un programma comune condiviso in modo esplicito, ogni gruppo ha il suo programma. Al riguardo la Meloni non ha rilanciato un suo programma per l’Europa, a parte gli slogan elettorali. Su un tema caldo, come è quello dei migranti, sa bene che i migranti vanno gestiti con integrazioni legali e con accordi internazionali di rinvii concordati, come in pratica ha cercato di fare, ma soprattutto con politiche economiche che favoriscano la crescita equilibrata degli stati con una diversa divisione internazionale del lavoro. Non a caso, al riguardo, dice sempre che i migranti servono in Italia per alcuni settori come l’agricoltura. Il problema del suo attivismo di governo è noto: annuncia provvedimenti, ma poi comunica sospensioni e in seguito non ne parla più. Esempi eloquenti sono stati la tassazione degli extraprofitti e, recentemente, il redditometro, il cui decreto era stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Un provvedimento che ha realizzato è stato il campo di stazionamento dei migranti in Albania, che si sta facendo,sebbene presenti evidenti problemi di realizzazione. In primis i costi, 800 milioni di euro, che, se fossero stati spesi in Italia, avrebbero consentito una gestione dei migranti sicuramente migliore, anche perché si tratta di un campo di stazionamento, in attesa delle procedure di richiesta di asilo e di un ritorno negli stati di provenienza. Proprio su questi temi l’insieme delle destre in Europa ha posizioni differenti dalla Meloni, tra le quali quello di non fare nulla e negare che esista in Europa il problema dei migranti. Certo la Meloni, sa bene, che deve prendere almeno dialetticamente delle distanze dagli altri gruppi di destra, e se non lo fa nella campagna elettorale di queste elezioni non prenderà voti sufficienti affinché i Conservatori possano competere con i Popolari, che sono, nel parlamento europeo, il gruppo più numeroso. Ecco perché in quest’intervento ha nominato sempre i Conservatori. Ma che cosa vorrà fare per davvero in Europa è un interrogativo aperto, in quanto dal suo intervento non si comprende bene. In alcuni passaggi sembra che abbia scoperto l’acqua calda, perché dicendo che in Europa ci sono state “maggioranze innaturali e controproducenti”, riporta quello che tanti politici hanno detto e ripetuto da decenni. I Conservatori dei quali è presidente non rappresentano tutte le destre europee. Certo è che, poiché Fratelli d’Italia governa in Italia insieme alle altre destre italiane, Meloni pensa di poter gestire le politiche dell’Unione europea. La Meloni, con Fratelli d’Italia, fa parte del gruppo ECR, ovvero European Conservatives and Reformists Group, cioé il Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, che è un gruppo di Destra/Estrema destra. Questo gruppo si riconosce nei noti dieci punti del manifesto di Praga del 2003 ed è la casa dei sovranisti e populisti europei. È composto da 67 parlamentari, di cui 4 di Vox e 6 di Fratelli d’Italia, ed è il quinto gruppo del parlamento europeo, sebbene con queste elezioni aspiri a diventare il terzo. Un altro interrogativo che si coglie, leggendo l’intervento della Meloni, è che, se il gruppo dei Conservatori, con queste elezioni del Parlamento Europeo, ricevesse maggiori consensi e aumentasse il numero degli europarlamentari, potrebbe sostituire il gruppo dei socialisti. La Meloni, secondo i sondaggi, avrà più europarlamentari, che sono stati stimati in una ventina. Per questo Ursula Von der Layern ha dicharato: “Per me è importante lavorare con gruppi pro europei, pro Nato, pro ucraini, chiaramente sostenitori dei nostri valori democratici”. Quindi, la Von der Layern è disponibile ad allearsi con i Conservatori di Giorgia Meloni, che condividono pienamente queste politiche. La cosa che si è colta da quest’intervento è che la nostra Presidente del Consiglio dei Ministri, al momento, non ha un programma per l’Ue esplicitamente dichiarato. Ciò rassomiglia molto al contesto politico italiano. Non è un caso che ha lanciato lo slogan elettorale: “l’Italia cambierà l’Europa”. Slogan vuoto, che nella storia resterà una enunciazione di propaganda
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