di Luca Mangiacotti

Drammatiche conseguenze della crisi climatica in India: dopo la temperatura record di 52.3° nella città di Delhi, una grave crisi idrica, poi cicloni, alluvioni e morti in diverse regioni

Ieri è stata registrata la temperatura record di 52.3° nella città di Delhi, causando la morte di un uomo di 40 anni a causa dell’intensa ondata di calore. La temperatura è stata registrata nella località di Mungeshpur nella zona nord-orientale della capitale.

Il dipartimento meteorologico indiano ha tenuto a precisare che la rilevazione potrebbe essere viziata da fattori esogeni ma la sostanza dei fatti non cambia. Da circa una settimana le temperature della capitale aleggiano tra i 45° e i 49° e quelle percepite sono di circa 5° superiori.

LA SITUAZIONE NELLA CAPITALE

Questo picco di temperatura segue due mesi di picchi di calore per la capitale e in generale in tutto il subcontinente. Attualmente, le temperature sono da 4.5° a 6.4° superiori alla media stagionale. La crescente ondata di calore ha portato a un aumento dei problemi legati alla fornitura di acqua ed elettricità a Delhi, con una domanda che sfiora il limite massimo disponibile. Si nota un incremento dei consumi energetici durante la notte, indicativo di un maggiore utilizzo domestico e di temperature più elevate.

La questione idrica è particolarmente critica, poiché Delhi dipende quasi interamente da altri stati per l’approvvigionamento. Le acque del fiume Yamuna, che attraversa la città, sono insufficienti e troppo inquinate per essere utilizzate.

Tra le prime misure di razionamento adottate vi è il divieto di utilizzare acqua per attività non essenziali – come il lavaggio delle auto – e il razionamento in alcune zone della città. Non si esclude la possibilità di ulteriori restrizioni a causa della siccità e dell’elevata richiesta di acqua anche negli stati fornitori. I più colpiti da questa situazione sono i lavoratori ambulanti, i senzatetto, i lavoratori informali e impiegati nel settore edile, dove vi è una significativa presenza femminile.

NON SOLO DELHI

L’ondata di calore influenzata dal fenomeno globale El Niño è solo uno dei sintomi della crisi climatica che sta attraversando il subcontinente. Tra i sintomi il generale aumento delle temperature minime rilevate negli stati settentrionali, dove il caldo sta avendo gravi effetti sulla salute delle persone. Negli ultimi giorni 17 persone hanno perso la vita nel Rajasthan per effetto delle temperature superiori ai 45°. Nel Bihar è stata disposta la chiusura delle scuole a causa dell’ondata di calore che ha portato all’ospedalizzazione di molti studenti residenti nei campus.

Il caldo anomalo è accompagnato dalla drastica diminuzione delle risorse idriche. Razionamento dell’acqua, approvvigionamento tramite autobotti, e crisi idrica sono all’ordine del giorno. A Bangalore, capitale dello Stato meridionale del Karnataka, la siccità ha avuto effetti molto critici negli ultimi mesi. La città-distretto dell’hi-tech indiano, ha dovuto fronteggiare le conseguenze della mancata pianificazione del suolo edificabile, che assieme all’assenza di un piano per il rifornimento d’acqua ha causato non pochi problemi nelle fasce più povere della città. A preoccupare sono le conseguenze sull’agricoltura, dove il precedente saldo della riduzione dei raccolti tra il 10% e il 35% del 2022 in Punjab, Haryana e Uttar Pradesh potrebbe peggiorare la già difficile situazione dei contadini.

Mentre la siccità e l’ondata di calore attanagliano l’area settentrionale e nord-occidentale dell’India, il nord-est del paese è alle prese con il ciclone Remal, che ha acquisito ulteriore forza a causa dell’aumento delle temperature dell’acqua al largo della baia del Bengala tra i 30° ed i 33°. Sono 38 i morti ritrovati a operazioni ancora in corso, segno che il conteggio è destinato a salire nei prossimi giorni. Tra i danni collaterali frane, alluvioni, interruzioni delle linee di trasporto su rotaia e su strada, e black-out generalizzati, segno dell’impreparazione delle autorità locali davanti a eventi climatici di tale portata. Tra le cause della devastazione causata dal ciclone c’è anche l’inaridimento dei terreni dovuto all’assenza prolungata di precipitazioni. Già a inizio mese nel Bengala indiano, una tempesta tropicale durata meno di due ore e con portata massima di 90 mm/h d’acqua, ha causato la morte di sette persone. La zona è una delle più colpite dagli effetti della crisi climatica con un aumento di 4.44 mm all’anno del livello dell’acqua.

Immagine di copertina di Ville Miettinen da Commons Wikimedia

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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