È presto per prevedere come saranno i sei anni di governo della neo presidente messicana e se sarà fedele al mandato dei suoi elettori che l’hanno votata per continuare il lavoro di Lopez Obrador, anche perché bisognerà vedere se la coalizione delle sinistre che l’ha candidata raggiungerà la maggioranza assoluta in Parlamento.

Due cose sono però sicure: la prima è che il vento di ultradestra che ha portato Milei alla presidenza argentina, in Messico è stato sconfitto.

La seconda è che la “guerra” dei grandi media messicani contro la neopresidente, accusata di essere una dittatrice, un’amica di Cuba, un’amica del Venezuela, un’amica dei narcos, mostra che le lobby non hanno gradito il suo programma (anche se non aveva nulla di bolscevico) e sognavano il ritorno al potere della corrotta e sempre fedele destra ultraliberista filo-USA.

è nipote di due famiglie ebree fuggite rispettivamente dalla Lituania negli anni ’20 (nonni paterni) e dalla Bulgaria negli anni ’40 (nonni materni).
Il nonno paterno, militante comunista lituano, fu imprigionato per le sue idee politiche fino al 1923 e quando fu scarcerato fuggì dalle persecuzioni emigrando a Cuba e poi in Messico dove si iscrisse al partito comunista messicano.
Anche qui fu arrestato per la sua attività politica insieme al figlio (il padre della attuale presidente) all’epoca giovane studente e iscritto alla Gioventù Comunista messicana.

I nonni materni fuggirono dalla Bulgaria negli anni dell’Olocausto ed arrivarono in Messico, dove nacque Annie Pardo, madre dell’attuale presidente.
Annie Pardo, anche lei militante del movimento studentesco messicano del 1968 e, insieme al marito rimasero fedeli alla loro ideologia fino alla scomparsa di lui nel 2013.
Lei biologa e lui ingegnere.

La figlia racconta nella biografia di aver tratto dai genitori quell’attivismo politico durante gli anni universitari, che l’hanno portata ad avere il posto che ha oggi nell’arena politica del Paese, dapprima sindaco di città del Messico ed ora presidente del Paese.

Durante la campagna elettorale ha toccato molti punti, per brevità, riportiamo alcuni passaggi su Stati Uniti, Cuba e Palestina.
Riguardo agli Stati Uniti la neo presidente nei giorni scorsi ha colto l’occasione per inviare un messaggio ai candidati alla presidenza USA: “chiunque sarà eletto a novembre, noi difenderemo sempre il nostro Paese, la nostra sovranità, per i messicani di entrambi i lati della frontiera. Coordinamento sì, subordinazione no. Non abbasseremo mai la testa.

Per quanto riguarda il tema della immigrazione illegale (negli Stati Uniti) gli USA per combatterla possono fare molto di più di quello che stanno facendo.
Invece di costruire muri e recinzioni o armare pattuglie di frontiera possono investire fondi e creare lavoro per i giovani nei paesi da dove essi emigrano in America Centrale. Ciò sarebbe molto più economico e risolverebbe anche il problema di fondo”, ha detto a Ciudad Juárez.

Riguardo ai rapporti con Cuba la Sheinbaum in questi anni ha sempre appoggiato le politiche di aiuto, di sostegno politico dell’attuale presidente messicano Lopez Obrador verso l’isola caraibica.
In passato si è attirata le critiche della destra messicana per aver pubblicato un tweet in cui criticava Obama ed appoggiava il governo cubano: “Obama dice che a Cuba arriverà il cambiamento, anche se non così velocemente. // Noi speriamo che il cambiamento che vuole Obama non arrivi mai”.

Riguardo agli interventi militari dell’esercito israeliano in Palestina, in due riprese ha condannato tali interventi: con una lunga lettera nel 2009 e con un tweet di conferma nel 2012.
Riguardo al recente intervento israeliano ha appoggiato con una dichiarazione la posizione del governo di Lopez Obrador che ha chiesto “la fine delle violenze”.

Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

Fonti
https://x.com/Claudiashein/status/546153061651976194

https://cnnespanol.cnn.com/2024/05/30/claudia-sheinbaum-propuesta-relacion-mexico-eeuu-orix

https://libreria.clacso.org/publicacion.php?p=1284&c=0

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