Giovanni Caprio

Quasi 1 adolescente su 10 si trova in condizioni di grave deprivazione economica

Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2023 erano 1,3 milioni i minorenni in povertà assoluta in Italia, pari ad un bambino su 7.
Ad integrare questi dati, si inserisce l’indagine di Save the Children “Domani (Im)possibili” su ragazze e ragazzi di 15 e 16 anni, che rivela che quasi un adolescente su 10 si trova in condizioni di grave deprivazione economica.
Una condizione di povertà in Italia che riguarda circa 108 mila adolescenti tra i 15 e 16 anni.

Ecco alcuni dati principali che riportano la condizione di deprivazione materiale e sociale: il 17,9% degli adolescenti afferma che i genitori hanno difficoltà a sostenere le spese cibo, vestiti e bollette; il 7,6% vive in case senza riscaldamento e il 6,4% con il frigo vuoto; il 15,1% rinuncia a uscire e una percentuale simile, cioè il 16,2%, rinuncia a fare sport, in quanto attività troppo costose; il 30,8% non fa vacanze di più giorni per motivi economici; l’11,6% ammette di non poter comprare un paio di scarpe nuove anche se ne ha bisogno.
Si tratta di una condizione di povertà e deprivazione materiale, che porta inevitabilmente con sé ansie e angosce generate dalle privazioni stesse. Il 37,7% degli adolescenti vede i propri genitori spesso o sempre preoccupati per le spese e il 9% racconta che chiedono aiuto ad amici e familiari o prestiti. Ciò porta i ragazzi e le ragazze a prendersi delle responsabilità, volendo aiutare la famiglia ad affrontare le spese, situazione che riguarda quasi un minore su due, il 43,7%, che cerca di risparmiare e non chiedere soldi per spese non indispensabili. Tra questi, il 18,6% svolge qualche attività lavorativa, ma uno su due ha meno di 16 anni.
E la povertà materiale incide inevitabilmente anche sulle opportunità educative: quasi un adolescente su quattro, il 23,9%, ha iniziato l’anno scolastico senza aver potuto acquistare tutti i libri e il materiale scolastico; il 24% non può partecipare a gite scolastiche; il 17,4% dei ragazzi e delle ragazze non si iscrive ai corsi di lingue perché troppo costosi.
Molti minori non hanno a disposizione le risorse necessarie per studiare da casa, come per il 15% degli adolescenti intervistati che non dispone di uno spazio tranquillo, l’8,8% di una scrivania e l’8,4% di uno smartphone. Inoltre, mancano aree verdi per il 24,2% degli intervistati, insieme agli spazi di aggregazione, luoghi dove fare sport e servizi come biblioteche e cinema.
Il 36,6% dei ragazzi e ragazze si sentono insicuri a uscire da solo nel suo quartiere, ma la situazione è difficile anche per spostarsi con i mezzi pubblici in altri comuni.

Ma quali sono le aspirazioni dei 15-16enni?
In cima alle aspirazioni degli intervistati c’è un lavoro stabile per il 94,2%, che permetta loro di guadagnare il giusto per provvedere ai bisogni materiali propri e della famiglia (91,5%) e che sia gratificante e in linea con i propri interessi. Altrettanto importante, per il 93,1% è il desiderio di avere in futuro una famiglia dove ci si vuole bene, una casa confortevole (93%) e buoni amici con tempo da dedicargli (90,4%) e per molti, il 79,4%, avere dei figli ed essere un buon genitore.
Purtroppo, però, passando dai desideri alle aspettative concrete, gli orizzonti sembrano restringersi per molti: a prescindere dalla condizione economica, almeno uno su 4 è già rassegnato a mettere da parte le sue aspirazioni pensando di non poter esaudire i propri sogni, mentre il 23,9% sa di dover rinunciare a mettere a frutto il proprio talento. Nella forbice tra aspirazioni e aspettative, la distanza si fa ancora più profonda quando i percorsi di vita riguardano gli adolescenti in condizioni di grave deprivazione, a partire dalle aspettative sull’istruzione: più di un adolescente su 4 in difficoltà economiche, ovvero il 28,1%, afferma che non concluderà la scuola e andrà a lavorare, a fronte dell’8,9% dei coetanei più abbienti; il 43,6% vorrebbe andare all’università ma non è certo di potersela permettere, rispetto al 10,7% di chi vive migliori condizioni economiche.

I ragazzi che vivono in condizioni di disagio economico hanno un’alta consapevolezza sugli ostacoli che dovranno affrontare nel loro accesso al mondo del lavoro: il 67,4% degli adolescenti in condizione di deprivazione materiale teme che, se anche troverà un lavoro, non riuscirà a guadagnare abbastanza, a fronte del 25,9% dei coetanei più benestanti; il 67,3% teme di non riuscire a trovare un lavoro dignitoso, privo di sfruttamento, contro invece il 35,8% dei giovani in condizioni migliori.
Secondo la ricerca, le ragazze, indipendentemente dalla situazione economica, sono le più scoraggiate. Anche se hanno aspettative elevate sugli studi: il 69,4% delle ragazze pensa di frequentare sicuramente l’università, quasi 30 punti percentuali in più rispetto al 40,7% dei ragazzi. Hanno invece poca fiducia nel trovare un lavoro dignitoso e nel realizzare i propri desideri: il 46,1% crede che non riuscirà a trovare un lavoro dignitoso rispetto al 30,5% dei maschi.
Il 35,5% delle ragazze teme che il suo futuro lavoro non le garantirà risorse economiche adeguate, contro il 23,8% tra i ragazzi.
Quasi una su 3 dichiara che non riuscirà a fare ciò che desidera, contro il 24,3% dei ragazzi.

Tra chi vive in piccoli comuni sono più numerosi gli adolescenti che vedono il proprio futuro in un altro comune o città. Lo stesso vale per chi vive nelle regioni del Sud e nelle Isole. Tra gli adolescenti con background migratorio è più forte il desiderio di trasferirsi all’estero. Il 58,7% dei minori di seconda generazione vuole infatti andare a vivere in un altro Paese.
Come si evince ampiamente dai dati della ricerca, i ragazzi sono sfiduciati nei confronti delle istituzioni e della loro capacità di introdurre politiche per ridurre le disuguaglianze. Alle istituzioni pubbliche più della metà degli adolescenti chiede misure di sostegno economico per le famiglie in condizioni di povertà, e il 49,4% chiede di dare priorità al benessere psicologico con la richiesta di supporto psicologico gratuito per tutti i ragazzi e le ragazze. Inoltre, viene richiesto dal 48,7%, un supporto economico per proseguire gli studi e da una percentuale simile, il 48,6%, libri scolastici gratuiti, dispositivi digitali o materiale per la scuola o per corsi di formazione. Particolare importanza rivestono anche le misure a sostegno della copertura delle spese universitarie e degli alloggi per i fuori sede che non possono permetterseli, per il 43% degli adolescenti, insieme ad un posto di lavoro una volta finita la scuola (42,8%) e una retribuzione adeguata e un contratto stabile per i lavoratori (42,8%).

“Domani (Im)possibili” contiene anche una ricerca realizzata in collaborazione con l’Ufficio studi Caritas Italiana sui nuclei familiari in condizione di povertà con bambini tra 0 e 3 anni assistiti dalla rete Caritas. Dall’indagine emergono evidenti le difficoltà materiali che affrontano ogni giorno, come: l’acquisto di prodotti di uso quotidiano, come pannolini, che tocca il 58,5% degli assistiti; l’acquisto di abiti per bambini che pesa al 52,3%, o alimenti per neonati come il latte in polvere, al 40,8%. Dalla ricerca emerge che il 40,3% dei genitori dichiara di avere difficoltà a provvedere a visite specialistiche pediatriche private; il 38,3% manifesta fatiche nell’acquisto di medicinali o ausili medici per neonati, specie se in presenza di disabilità o disturbi del linguaggio.
A queste principali difficoltà, che pesano sui bilanci delle famiglie in condizioni di grave disagio economico, si aggiungono: l’acquisto di giocattoli per i propri figli (37,2%), il pagamento delle rette per gli asili nido o degli spazi baby (38,6% dei nuclei) e anche, in casi di necessità, il compenso di eventuali servizi di baby-sitting (32,4%).
I problemi economici costringono le famiglie anche ad altri tipi di rinunce. Circa due su tre degli intervistati dichiara di essere costretto a rinunciare a opportunità formative e di lavoro non potendo lasciare il/i figlio/i a nessuno. Una percentuale che sale al 69,5% per le donne (53,3% degli uomini), dimostrando ancora una volta come il lavoro di cura pesa maggiormente sulle loro spalle. Inoltre, il 38,2% afferma di trovarsi costretto a rinunciare ad attività ricreative per i propri figli, come ad esempio festeggiare il compleanno. In riferimento ai servizi per l’infanzia, il 25,5% dei genitori intervistati dichiara di avere iscritto il proprio figlio o i propri figli al nido.
Chi ha deciso di non optare per l’iscrizione lo fa perché spesso se ne occupa la mamma disoccupata o inoccupata (69,4%), oppure a causa della retta troppo alta (27,4%).
Qui la ricerca: https://s3-www.savethechildren.it/public/allegati/domani-impossibili.pdf.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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