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Con più di 11.300 presenti sulle proprie strade, l’Italia è il terzo Paese al mondo per numero di autovelox. Lo ha certificato il portale SCDB.info, in cui è presente il più vasto database esistente sui rilevatori velocità, che pone sui due gradini più alti del podio Russia e Brasile. Questi ultimi hanno rispettivamente 18.425 e 18.091 autovelox, ma contano un numero estremamente più alto di abitanti e di chilometri di strade. E se è sicuramente vero che molti rilevatori sono posizionati in punti strategici delle arterie dello Stivale al fine di evitare incidenti, le statistiche fanno propendere per l’idea che la maggior parte degli apparecchi siano utilizzati per “fare cassa”, tant’è che a salvare i bilanci comunali sono spesso le entrate “extra-tributarie”, di cui le multe – comprese quelle che derivano dalle rilevazioni dei rilevatori di velocità – rappresentano una fetta importante.

In totale, secondo quando riportato dal database, in tutto il mondo sono presenti 113.831 autovelox. Di questi, oltre la metà, 66.400, si trovano in Europa, in cui viene ricompreso anche il territorio russo. E proprio la Russia si aggiudica il primato, con ben 18.425 autovelox. Il nostro Paese ne ha soltanto 7mila in meno – precisamente 11.303 -, ovvero il 9,93% di tutti quelli installati nel mondo. Seguono Regno Unito (7.835 dispositivi), Germania (4.720) e Francia (3.850), tutti Paesi la cui popolazione supera nettamente quella italiana e in cui scorrono reti stradali molto più lunghe. Il medesimo discorso vale ovviamente anche per la Russia, in cui il numero di abitanti e i chilometri di strade sono oltre il doppio rispetto ai nostri. Dai dati emerge come l’Italia superi per numero di rilevatori della velocità anche gli Stati Uniti, che si fermano a 8.190 autovelox, pur avendo un numero di abitanti pari quasi a sei volte quello italiano e una rete stradale di 6.586.610 chilometri, ben 13,5 volte più grande di quella del nostro Paese. L’unico Stato fuori dall’Europa che vede più autovelox dell’Italia è il Brasile, con 18.091 apparecchi. A ogni modo, si parla di un Paese di 217,5 milioni di persone, con due milioni di chilometri di strade. Anche in questo caso, dunque, il confronto non regge.

Le entrate economiche prodotte dalle multe degli autovelox rappresentano una significativa frazione della voce “Proventi derivanti dall’attività di controllo e repressione delle irregolarità e degli illeciti”, che viene inserita dai Comuni nei bilanci. L’ipotesi che la gran parte di tali apparecchi siano installati col solo obiettivo di incamerare denaro si ricava anche dal fatto che, mentre essi abbondano sulle nostre strade, in Italia a scarseggiare rispetto ad altri Paesi siano semafori e tutor. Questi ultimi, che rilevano la velocità media in un tratto, nel nostro territorio sono soltanto 638, mentre nel resto d’Europa se ne contano 6.314.

Nel frattempo, negli scorsi giorni è entrato in Gazzetta Ufficiale il nuovo decreto autovelox. Molte le novità presenti nel testo, in cui si prevede che i Comuni saranno chiamati a chiedere al prefetto il nulla osta per l’installazione di autovelox, assicurando che il dispositivo servirà a limitare gli incidenti dovuti alla velocità (obbligo che si estende anche ai dispositivi mobili montati su treppiedi). Per quanto concerne le distanze della segnaletica, gli autovelox dovranno essere anticipati ai guidatori 1.000 metri prima sulle strade extraurbane, 200 metri prima sulle urbane a scorrimento e 75 metri prima sulle altre strade. Vista la volontà di evitare le cosiddette “multe in serie”, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha spiegato che «tra un dispositivo e l’altro dovranno intercorrere distanze minime differenziate in base al tipo di strada»: la distanza minima è di 3 km sulle strade extraurbane e 1 km sulle strade secondarie. Per quanto riguarda città, si è stabilito lo stop agli autovelox sotto ai 50 km/h. Fuori dall’abitato, invece, potranno essere installati nei tratti in cui il limite è inferiore di oltre 20 Km a quello previsto dal Codice della Strada. Secondo le nuove norme, gli occhi elettronici dovranno essere sempre ben visibili e, nel caso di dispositivi mobili, la contestazione dovrà essere immediata.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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