A partire dal mese di luglio 2024, lo Stato americano del Vermont inizierà a chiedere i risarcimenti alle grandi compagnie petrolifere e industrie fossili responsabili di avere contribuito al cambiamento climatico. A stabilirlo è il “Climate Superfund Act“, la nuova legge in cantiere in diversi Stati USA, che negli Stati Uniti ha visto la luce per la prima volta proprio tra le mura di Montpelier. Secondo il CSA, le maxi aziende operanti nel settore dell’energia non rinnovabile dovranno pagare un indennizzo a titolo di risarcimento per i danni causati ad ambiente, città, e persone, per un potenziale valore di centinaia di miliardi di euro. Gli USA non sono l’unico Paese in cui si parla di quello che viene definito dagli attivisti fondo di riparazione: anche in Italia movimenti come Ultima Generazione premono affinché venga istituito un analogo strumento che faccia pagare i costi per la transizione verde a coloro che hanno causato i più ingenti danni al pianeta, ma siamo ancora lontani anche solo dal considerare una simile opzione.

Il CSA del Vermont è stato approvato il passato giovedì 30 maggio e avrà effetto a partire dal primo giorno del mese di luglio. Il piano è stato stilato attorno all’analogo modello dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti e prevede l’istituzione di un fondo formato da risarcimenti, investimenti e donazioni da utilizzare solo ed esclusivamente per far fronte ai danni causati dal cambiamento climatico e coprire i costi della transizione a un modello di produzione più sostenibile. Per stabilire l’ammontare dei danni, l’ufficio preposto attingerà dai dati federali rilasciati dalla stessa EPA, con i quali andrà a considerare la quantità di gas inquinanti emessi nell’atmosfera, e i danni a cose e persone causati dalle industrie del fossile nel periodo che va dal 1995 al 2024. Ora gli agenti incaricati di svolgere tale analisi dei dati hanno tempo fino a gennaio 2026 per redigere una accurata restituzione dei dati da consegnare alle imprese coinvolte. Con tale decisione, il Vermont diventa il primo Paese USA a istituire un fondo di riparazione, e punta a diventare il capofila di un movimento che sta sempre più prendendo piede negli stessi Stati Uniti; vi sono infatti anche altri Stati, come quello di New York o quello della California, ad avere già pronta la legge, che deve tuttavia ancora venire votata. Questa, comunque, anche nello stesso Vermont, andrà con ogni probabilità incontro a sfide legali, e verrà impugnata dai rappresentanti delle aziende del fossile.

La discussione sull’attivazione di un fondo di riparazione è molto presente anche in Italia, dove essa, tuttavia, non sta venendo davvero vagliata come papabile soluzione dalla politica. Nel Belpaese sono molti i movimenti a chiedere che venga istituito qualcosa di anche solo analogo, primo fra tutti – almeno per fama – Ultima Generazione, che tuttavia è stato più volte criminalizzato per via delle sue azioni spesso considerate ai limiti del legale. Secondo Ultima Generazione, la creazione di un fondo di riparazione servirebbe a “per ritrovare la solidarietà, la dignità ed il senso di quello che è giusto”, e, in un Paese a rischio come l’Italia, risulterebbe “assolutamente necessario”.

[di Dario Lucisano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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