Maurizio Biagiarelli

L’Unione Europea, per come è stata concepita, avamposto USA, prona alla finanza internazionale e contemporaneamente agli interessi nazionali, è un fattore di disordine e insicurezza, non il contrario.

L’Unione Europea generatrice di instabilità

Chi pensava che la UE fosse uno strumento di pace, se vuole essere sincero con sé stesso, deve ricredersi. Il carattere espansivo dell’Unione comporta un approccio aggressivo e destabilizzante nei confronti dei suoi vicini.

Tutto sommato la mentalità di questa Europa non si differenzia troppo da quella delle grandi potenze ottocentesche che vedevano nella Russia un concorrente troppo inquietante e ingombrante per essere lasciato in pace.

La UE dove arriva porta zizzania, in Ucraina come in Georgia o nei Balcani. È un fattore di disordine e insicurezza, non il contrario.

Ha in sé, neppure troppo nascoste, tre tare ereditarie che ne guastano irreparabilmente l’anima: la sottomissione al potere della grande finanza e in generale del denaro nella sua forma più astratta e dematerializzata; il vassallaggio nei confronti di ciò che resta dell’ esausto imperialismo statunitense; il primato al suo interno degli interessi nazionali, ebbene sì, proprio nazionali, di Germania/Olanda e Francia/Belgio/Lussemburgo, piccolo granducato, ma grande cassaforte del capitalismo internazionale.

Date queste condizioni di partenza non ci si può sorprendere dei pessimi risultati conseguiti dall’Unione anche in campo economico e della sua attuale postura bellicistica. Il capitalismo in crisi prima di abdicare scatena una guerra. Quello è il suo modo per uscire dall’angolo.

E oggi l’Occidente capitalistico è veramente all’angolo, anche simbolicamente, se si considera che le elezioni presidenziali americane sono un gioco mediatico tra un ventriloquo un po’ rincorbellito di altri poteri nascosti e un magnate miliardario che si spaccia per difensore delle classi lavoratrici, entrambi in condizioni più da casa di riposo che da Casa Bianca.

L’Europa attualmente è una protesi e un avamposto degli USA, i quali sarebbero ben contenti se eventuali bombette nucleari russe cadessero da quest’altra parte dell’Atlantico, visto che Macron, Scholz e i baltici sono lì a sbracciarsi per menare le mani in guerra.
Tanto loro i bunker antiatomici ce l’hanno già belli che pronti.

Saremo noi persone comuni ad abbrustolire nelle nostre case o a morire lentamente tra le piaghe delle radiazioni. E se all’uscita dai loro rifugi a prova di bomba troveranno un mondo meno popolato, alla fin fine, fatto qualche piantino di circostanza, non saranno troppo dispiaciuti. Meno siamo meglio stiamo, c’era bisogno di una sforbiciatina.

Le elezioni dell’8 e 9 giugno non devono servire a cambiare maggioranza nel parlamento europeo, ma a dare un ceffone a chi suona la tromba della guerra e vuole affidare le nostre vite a leader irresponsabili e vili.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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