(Foto di By Barke11 – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=146212994)

 – Toni Antonucci

Le indipendenze dei paesi africani negli anni 60 del ventesimo secolo potrebbero far pensare che il colonialismo sia finito, ma alcune economie occidentali sono rimaste legate alle ricchezze naturali africane a basso costo anche dopo le indipendenze.

I paesi occidentali hanno bisogno vitale di minerali strategici africani a basso costo tra i quali petrolio, uranio, oro, bauxite, metalli rari, ecc. L’uranio estratto in Niger alimenta un gran numero di centrali nucleari in occidente e nel mondo. I metalli rari presenti in Congo (RDC) sono necessari ai componenti per le telecomunicazioni. Le fonti petrolifere in Nigeria riforniscono il mercato mondiale di idrocarburi.

Persiste tutt’oggi un paradosso: “diversi paesi occidentali poveri di risorse naturali sono tra i più ricchi e sviluppati, in cambio diversi paesi africani ricchissimi di risorse naturali rimangono ancora impoveriti e stentano a svilupparsi”.

Le ricchezze d’Africa sono oggetto del desiderio delle elites occidentali da secoli. Ricordiamo la conferenza di Berlino nel 1884, nella quale i paesi europei si sono divisi l’Africa a tavolino, tracciando col righello i confini che osserviamo ancora oggi in vari paesi africani.
https://it.wikipedia.org/wiki/Conferenza_di_Berlino_(1884)

Nonostante l’avvento delle indipendenze in Africa, le elites coloniali occidentali non hanno mai rinunciato alle favolose ricchezze del continente, ma hanno dovuto trovare nuovi metodi per ottenerle. Queste procedure vengono definite neocolonialismo.

Il neocolonialismo consiste nel mantenere l’Africa impoverita e divisa, per continuare a ottenere le sue ricchezze a basso costo. Sono tanti gli strumenti messi in campo dal neocolonialismo.

Per esempio a tale scopo ci sono in suolo africano decine di basi militari di paesi NATO, che sorvegliano e proteggono i flussi di approvvigionamento delle ricchezze naturali a basso costo.
https://www.analisidifesa.it/2018/12/gli-usa-dispongono-di-34-installazioni-militari-in-africa/

I movimenti popolari e i personaggi africani che si sono opposti al neocolonialismo sono stati molto spesso neutralizzati. La lista è lunga.

Un modo di impoverire l’Africa è quello di controllare la sua economia. Circa quindici paesi di lingua francese non posseggono una moneta propria. Utilizzano una valuta gestita da enti finanziari occidentali, il franco CFA.
https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_CFA

I paesi africani vengono indotti a indebitarsi con la Banca Mondiale e il Fondo Monetario spesso con la complicità delle stesse elites africane, che per interesse personale stanno al gioco neocoloniale a scapito dei propri popoli. Una volta indebitati, i paesi diventano facile preda di pressioni per l’ottenimento di ricchezze naturali a basso costo.

Una delle curiose condizioni imposte dagli aggiustamenti strutturali del Fondo Monetario è stato di ridurre gli effettivi degli eserciti africani, che diventano così incapaci di difendere i rispettivi paesi.

Quando la Libia nel 2008 ha proposto la creazione di un Banca Panafricana, che liberi l’Africa dall’indebitamento sistemico con l’occidente, il promotore del progetto e capo di stato della Libia è stato assassinato durante una operazione NATO, eseguita fuori dalla legalità e senza una risoluzione dell’ONU.

In quella occasione la Libia è stata infiltrata da gruppi terroristi con formazione, equipaggiamento e strumenti di intelligence militare simili a quelli in dotazione ai paesi NATO. In seguito l’infiltrazione di terroristi ha varcato i confini della Libia e si è spinta nel Sahel.

Da anni alcuni paesi africani ricchi di risorse sono interessati da razzie di gruppi terroristi di indefinita provenienza, che compiono gravi crimini contro le popolazioni indifese in zone contigue alle fonti di ricchezze naturali a basso costo, e la cui estrazione avviene fuori dal controllo istituzionale degli stati africani.

Organizzazioni come l’Unione africana e la ECOWAS/CEDEAO non mettono in discussione lo schema neocoloniale. Sono sospettate di complicità e vengono contestate da crescenti settori della popolazione in particolare dai giovani. Altrettanto vengono contestati leaders africani sotto influenza neocoloniale, che non rispondono agli interessi dei loro popoli.

I mezzi di comunicazione tra i più diffusi in Africa fanno riferimento a gruppi mediatici occidentali per i quali la liberazione dal neocolonialismo non è una priorità. Ma il crescente accesso degli studenti africani alla conoscenza e l’informazione aumentano il grado di consapevolezza e rendono più ardua la manipolazione mediatica.

In risposta a continue incursioni terroristiche, tre paesi del Sahel hanno deciso di prendere l’iniziativa. Esponenti militari in Mali, Burkina Faso e Niger spinti da un vasto appoggio popolare hanno preso temporaneamente il potere per ristabilire la sicurezza e sovranità dei rispettivi paesi.

Insieme hanno creato la AES (Alliance des États du Sahel) un accordo di mutua difesa e di integrazione economica, che potrebbe presto sfociare in una federazione.
https://en.wikipedia.org/wiki/Alliance_of_Sahel_States

Gli stati della AES hanno invitato le basi militari dei paesi NATO a lasciare quanto prima il proprio territorio. In Niger la base di droni USA più importante d’Africa è in fase di trasloco. In Mali le basi francesi sono state chiuse dal 2023.
https://en.wikipedia.org/wiki/Niger_Air_Base_201

In seguito alla chiusura delle basi militari straniere i popoli del Sahel temono ritorsioni, rappresaglie e destabilizzazioni da parte della NATO. Ci sono stati tentativi di colpi di stato contro i leaders della transizione nei paesi AES, il presidente del Mali colonnello Assimi Goïta, il presidente del Burkina Faso capitano Ibrahima Traore e il presidente del Niger generale Abdourahamane Tchiani. Tutti sono sopravvissuti grazie alla popolazione che comprende i rischi e protegge fisicamente i propri leaders dell’emancipazione.

Un ruolo primario per la mobilizzazione dei popoli africani è svolto dalle reti panafricaniste attive in Africa e nel mondo. Si tratta di individui, movimenti, media e istituzioni al servizio della liberazione dei popoli. Il panafricanismo cosciente delinea posizioni e azioni concrete rispetto a questioni di sovranità culturale, militare, finanziaria, mineraria e tecnologica.

L’Africa tende oggi a liberarsi, a configurarsi come regione e a scegliere liberamente il proprio destino.

L’occidente non vuole perdere le ricchezze africane a basso costo, di cui gode da secoli

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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