Questa foto fu scattata nel 2011 durante una manifestazione del movimento Occupy Wall Street a Vancouver. La kefiah testimoniava la solidarietà con la causa palestinese.
Donald Sutherland non è stato solo uno dei più importanti attori cinematografici della storia, ma anche un artista consapevole politicamente impegnato.
Tanto da finire sotto la sorveglianza di NSA e FBI a causa del suo impegno nel movimento contro la guerra in Vietnam.
La sua seconda moglie, l’attrice Shirley Douglass, era la figlia del politico socialista canadese Tommy Douglass, considerato il padre del servizio sanitario nazionale pubblico in Canada. Negli Stati Uniti era stata dal 1967 profondamente coinvolta nel movimento e anche arrestata con l’accusa per incastrarla di acquisto di bombe per le Pantere Nere https://en.m.wikipedia.org/wiki/Shirley_Douglas
Nel 1971 Sutherland organizzò con Jane Fonda un FUCK THE ARMY tour di propaganda pacifista nelle città che ospitavano basi americane per sostenere il movimento dei soldati contro la guerra
https://www.raiplay.it/video/2022/01/Una-donna-un-Paese—Jane-Fonda-7dd111f5-453c-4e0c-ae57-3cc4ff2ca90e.html
Tra i suoi 180 film credo non siano mai stati mai distribuiti in Italia i tre in cui interpretava Norman Bethune, il medico antifascista e comunista canadese che dopo la guerra di Spagna partecipò alla rivoluzione cinese https://it.m.wikipedia.org/wiki/Norman_Bethune
Il connazionale Bethune era il suo eroe: “Ha creato gli ospedali MASH (Mobile Army Surgical) per le trasfusioni di sangue in prima linea durante la guerra civile spagnola, è morto in Cina nel 1939, dove ha rivoluzionò la medicina cinese negli anni ’20 e ’30, combatté al fianco di Mao Zedong e divenne un eroe del comunismo internazionale. Era un rinnegato ubriaco e un sobillatore, e lo amavo.”
Tra gli attori il suo preferiti era Marlon Brando che non nascose mai la sua opposizione all’Amerika del potere bianco: “Non è solo un genio come artista, è un genio come persona. Ha una delle menti più eleganti che abbia mai avuto il piacere di incontrare, piena di immense risorse di osservazione, confronti letterari, comprensione e sensibilità. Marlon Brando è come una poesia di John Keats, è squisito.”
Con l’età Donald Sutherland non aveva perso la sua radicalità. Come ha dichiarato il figlio Keafer l’attore non era gradito all’establishment USA: “A causa della politica di mio padre, sentivano che era un socialdemocratico, un socialista, che credeva nell’assistenza sanitaria nazionalizzata e nel big government, e questi non erano proprio ‘valori americani'”.
Auspicava una rivolta dei millenials come quella della sua generazione e, come Noam Chomsky e Angela Davis, che creassero un terzo partito diverso da repubblicani e democratici.
“Il fatto è che, da trent’anni a questa parte, i giovani sono immobili. Sono consumati dal telefonino – dai tweet. Nel ’68 noi ci siamo ribellati”.
Non era solo un pacifista ma un convinto critico del capitalismo neoliberista e guerrafondaio. Si autodefiniva keynesiano.
Scrisse al regista per chiedere di interpretare la parte di Coriolanus Snow in Hunger Games e rimase soddisfatto del risultato.
“Non è La battaglia di Algeri (di Gillo Pontecorvo 1966), non è così conciso come Orizzonti di gloria (di Stanley Kubrick 1957), ma al giorno d’oggi può essere una forza motivante per i giovani, che sono rimasti dormienti nel termini della loro attività politica, ad eccezione di coloro che sono stati coinvolti nel movimento Occupy l’anno scorso”.
“Voglio che Hunger Games susciti una rivoluzione”.
“Hunger Games era un’allegoria del capitalismo, dei poteri che ci sono negli Stati Uniti. La guerra è una questione di profitto. È la guerra dei profittatori per il profitto. Non è per salvare il mondo, per la democrazia o per un paese specifico. Stronzate. È per il 10% dei più ricchi.”
“Nei panni del presidente Snow, il ruolo che interpreto nel film, sono un vero totalitario. Ma il personaggio è davvero intelligente e, come politico, non ha nulla da perdere. Amministra paura e speranza. Il film mostra anche cosa vuol dire essere un capitalista negli Stati Uniti. È l’oppressiva oligarchia dei privilegiati.”
A settantasei anni scrisse su Esquire un articolo sulla vecchiaia che si concludeva citando una celebre vittima pacifista e comunista del maccartismo:
“Conoscete Dalton Trumbo? Scrisse Johnny prendi il fucile. Era uno degli scrittori nella lista nera. Trascorse del tempo in prigione. Perse tutto. Si è ripreso tutto. Un tipo meraviglioso. L’ultima cosa che mi ha detto è stata ‘Non dimenticare di essere felice’.”
Maurizio Acerbo PRC