Dopo mesi di negoziati, il Paese ha formato un nuovo governo di coalizione, caratterizzato da una politica di immigrazione rigorosa e riforme sociali antipopolari. Nel frattempo, l’ex Primo Ministro Rutte ha ottenuto il sostegno di tutti gli Stati membri della NATO per diventare il prossimo Segretario Generale.
Lo scorso 22 novembre, esattamente sette mesi fa, nei Paesi Bassi si erano tenute le elezioni legislative anticipate per eleggere i membri della Camera dei Rappresentanti. Inizialmente previste per il 2025, erano infatti state anticipate a seguito del crollo del quarto governo guidato da Mark Rutte (a destra nella foto) il 7 luglio 2023, dovuto a disaccordi sulle politiche di immigrazione tra i partiti della coalizione. Di conseguenza, il Primo Ministro uscente aveva annunciato che non avrebbe guidato il suo partito alle elezioni e che si sarebbe ritirato dalla politica.
In quello che è stato descritto come “uno dei maggiori sconvolgimenti politici nei Paesi Bassi dalla Seconda Guerra Mondiale”, la formazione populista di destra guidata dal discusso Geert Wilders, il Partito per la Libertà (Partij voor de Vrijheid, PVV), ha ottenuto 37 seggi, diventando il partito più rappresentato nell’organo legislativo per la prima volta. Allo stesso tempo, tutti e quattro i partiti della coalizione di governo uscente hanno subito perdite, creando una situazione di stallo nella formazione del nuovo esecutivo.
Dopo le elezioni, è iniziato dunque il lungo processo per la formazione di un nuovo governo, e soprattutto per determinare quali partiti avrebbero formato il prossimo esecutivo. Il 16 maggio 2024, è stato raggiunto un accordo di coalizione tra quattro formazioni politiche dell’area di centro-destra: il PVV di Wilders, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Volkspartij voor Vrijheid en Democratie, VVD) di Rutte, i cristiano-democratici del Nuovo Contratto Sociale (Nieuw Sociaal Contract, NSC) ed il Movimento Civico-Contadino (BoerBurgerBeweging, BBB).
La politica di immigrazione è stata fortemente prioritizzata nell’agenda del nuovo governo, con i rappresentanti della coalizione che hanno dichiarato che avrebbero adottato la “politica di asilo più severa“. Inoltre, sono attese numerose riforme anche in ambiti come il welfare e la sanità, come sottolineato dal leader dell’NSC Pieter Omtzigt durante la campagna elettorale, per affrontare problemi emersi a seguito dello scandalo dei sussidi per l’infanzia nei Paesi Bassi. Diversi osservatori hanno descritto il nuovo governo come il più di destra nella storia recente del Paese.
In seguito al raggiungimento dell’accordo, la coalizione ha dichiarato che Dick Schoof (a sinistra nella foto), non affiliato a nessun partito, sarebbe diventato il Primo Ministro del nuovo governo. Schoof, 67 anni, è stato il funzionario senior presso il Ministero della Giustizia olandese fino al mese scorso, dopo aver guidato l’agenzia di intelligence olandese AIVD e l’agenzia antiterrorismo NCTV per anni. È stato anche capo del servizio di immigrazione olandese all’inizio degli anni 2000.
Allo stesso tempo, la formazione del nuovo governo è stata ulteriormente favorita dal risultato positivo ottenuto dalle quattro formazioni di centro-destra nelle recenti elezioni europee, visto che il VVD ha confermato i suoi quattro seggi, mentre gli altri tre partiti sono entrati per la prima volta nel parlamento di Bruxelles, con il PVV che si è affermato come seconda forza politica con il 17% delle preferenze. Allo stesso tempo, va registrato che le elezioni europee dei Paesi Bassi sono state vinte dalla coalizione di centro-sinistra Sinistra Verde-Partito del Lavoro (GroenLinks-Partij van de Arbeid, GL/PvdA), che ha superato il PVV con il 21,1% dei consensi, e che sicuramente farà sentire la sua voce come principale forza di opposizione.
Nel frattempo, nei Paesi Bassi ha tenuto banco anche la questione riguardante le sorti dell’ex Primo Ministro Mark Rutte, che, dopo aver annunciato la fine della propria carriera politica nazionale, ha puntato tutto sul ruolo di Segretario Generale della NATO. Oramai la sua nomina sembra infatti certa, dopo che tutti i 32 Stati membri dell’alleanza hanno approvato la sua candidatura. La nomina ufficiale avverrà durante il summit della NATO a Washington il prossimo luglio, e Rutte succederà al norvegese Jens Stoltenberg il 2 ottobre per un mandato di cinque anni.
Rutte, che lascia il ruolo di Primo Ministro dopo quasi quattordici anni consecutivi alla guida del governo (un record nella storia dei Paesi Bassi), ha dovuto affrontare diverse sfide nel corso della sua candidatura, in particolare l’opposizione del Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, che aveva posto il veto chiedendo le scuse per delle vecchie critiche di Rutte sulle leggi ungheresi. Tuttavia, in un recente incontro, i due hanno concordato di “guardare al futuro”, con Rutte che si è impegnato a inviare una lettera a Orbán per risolvere tutte le controversie. Questo gesto ha contribuito a ottenere il sostegno necessario da parte dell’Ungheria.
Anche la Romania ha giocato un ruolo cruciale, con il Presidente Klaus Iohannis, inizialmente interessato al ruolo, che ha ritirato la sua candidatura per la posizione di Segretario Generale della NATO, confermando il suo supporto per Rutte. La decisione di Iohannis è stata accompagnata da un annuncio significativo: la Romania donerà uno dei suoi due sistemi operativi di missili Patriot all’Ucraina, rispondendo alle richieste di Kiev per un maggiore supporto alla difesa aerea.
Rutte erediterà dunque un ruolo cruciale in un momento di tensione geopolitica elevata, con la guerra in Ucraina in corso e le preoccupazioni per un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Uno degli obiettivi principali di Rutte sarà aumentare le spese militari di tutti gli stati membri al 2% del PIL, una sfida che non è riuscito a raggiungere durante il suo mandato come Primo Ministro dei Paesi Bassi. Secondo i dati della NATO, i Paesi Bassi raggiungeranno questa soglia solo quest’anno, e complessivamente 23 su 32 Stati membri raggiungeranno questo obiettivo entro la fine dell’anno.
Nel complesso, la nomina di Rutte è figlia della fedeltà dimostrata dall’ormai ex Primo Ministro neerlandese nei confronti di Washington e Bruxelles, e ci risulta difficile pensare che l’inizio del suo mandato possa portare novità significative nella politica guerrafondaia dell’Alleanza Atlantica.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog