Per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, la maggioranza della popolazione ha deciso di non votare in un’elezione su scala nazionale, con un’affluenza alle elezioni europee dell’8-9 giugno pari al 49,69%.

Per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, la maggioranza della popolazione ha deciso di non recarsi alle urne in un’elezione su scala nazionale, in occasione delle elezioni europee svoltesi l’8 e 9 giugno. Nonostante l’Italia sia stato l’unico Paese membro, insieme alla Repubblica Ceca, a tenere i seggi aperti per due giorni, alla fine il dato ufficiale dell’affluenza alle urne ha fatto registrare un misero 49,69%, in calo di oltre sei punti percentuali rispetto a cinque anni fa.

Si tratta di un nuovo record negativo che conferma la tendenza che abbiamo avuto modo di evidenziare in diverse occasioni nel passato recente, ovvero quella che vede l’elettorato italiano (e di altri Paesi occidentali) essere sempre meno interessato al gioco della democrazia borghese, avendone compreso la sostanziale irrilevanza di fronte a veri e propri diktat provenienti dall’esterno che impongono le politiche nazionali sulle materie di maggior rilevanza.

Da quando sono state istituite, nel 1979, le elezioni europee hanno fatto registrare un calo costante, con l’unica eccezione del 2004, quando, forse sulla spinta dell’adozione della nuova moneta unica, si registrò un leggero aumento rispetto al 1999. Se si pensa che, 45 anni fa, l’86,1% degli elettori italiani prese parte alle elezioni europee, il dato del 49,49% fatto registrare quest’anno dimostra ulteriormente come i cittadini abbiano perso ogni tipo di fiducia nei confronti dell’Unione Europea, che ha tradito le aspettative entusiasmanti con le quali era stata presentata dai mass media del continente.

Il dato italiano trova poi conforto anche in quelli della maggioranza degli altri Paesi, dove l’interesse per le elezioni europee continua a far registrare cali. Del resto, il parlamento europeo non ha nessun potere formale, non essendo un organo legislativo, e gli elettori sembrano aver ben compreso la sua sostanziale inutilità, con i partiti che utilizzano l’emiciclo di Bruxelles principalmente per parcheggiare (e dare uno stipendio) a coloro che non trovano spazio nella politica nazionale dei rispettivi Paesi.

Come se non bastasse, va fatto notare che il dato dell’affluenza italiana alle elezioni europee risulta “gonfiato” dalla concomitanza con le elezioni amministrative, che storicamente vedono un’alta partecipazione. Infatti, “secondo le stime di YouTrend, in media nei comuni dove si votava solo per le europee l’affluenza è stata del 42,2 per cento, mentre dove si votava sia per le europee sia per le amministrative è stata del 62,8 per cento”, come riportato da Lorenzo Ruffino sul portale Pagella Politica.

Leggendo i dati delle elezioni europee in Italia, dunque, il dato percentuale ottenuto dai singoli partiti andrebbe quanto meno dimezzato. E così, il 28,76% con il quale Fratelli d’Italia avrebbe “vinto” si ridurrebbe a poco più del 14% dei consensi sull’elettorato complessivo, mentre il Partito Democratico passerebbe dal 24,11% a circa il 12%. Ogni proclamazione di vittoria e di risultato positivo appare dunque effimera, e merita il titolo di “Vittoria di Pirro”. Questo per non affondare il coltello nelle ferite della Lega, che, sotto la guida dell’incapace politico Matteo Salvini, ha perso oltre venticinque punti percentuali, passando dall’essere il primo partito italiano alle elezioni europee del 2019 alla quinta posizione, superato non solo dal Movimento 5 Stelle, ma persino da Forza Italia, che forse ha goduto dell’ultimo “miracolo” postumo di Silvio Berlusconi, passando addirittura da sette a otto parlamentari europei.

La destra di governo ha dunque davvero poco da festeggiare, anche alla luce dei risultati delle amministrative, dove il centro-sinistra ha vinto per 18-11 la sfida nei capoluoghi di provincia, vincendo oltretutto in tutti i capoluoghi di regione (Firenze, Perugia, Campobasso, Bari, Potenza e Cagliari). Di questi, Cagliari, Perugia e Potenza erano precedentemente amministrati dal centro-destra, che dunque perde tre piazze importanti, alle quali si aggiungono Pavia, Vibo Valentia e Sassari, mentre strappa agli avversari solamente Verbania, Rovigo e Caltanissetta.

A proposito di Verbania e dintorni, il Piemonte ha tenuto anche le sue elezioni regionali, che – sorpresa – hanno a loro volta fatto registrare il record negativo di affluenza alle urne, con un dato del 55,30%, ovvero oltre otto punti percentuali in meno della volta precedente. La rielezione del presidente regionale di centro-destra Alberto Cirio passa dunque in secondo piano di fronte ad una tendenza che abbiamo ampiamente sottolineato in occasione delle elezioni regionali negli ultimi anni, che hanno fatto quasi tutte registrare i primati negativi nella storia repubblicana.

Dati di questo tipo dovrebbero portare ad una seria riflessione nella classe politica italiana, ma siamo quasi sicuri che questo non avverrà, e che anzi i partiti continueranno a giocare al gioco della democrazia borghese fino a quando gli farà comodo, continuando ad ammantarsi di una presunta investitura popolare che in realtà non hanno. Dovranno dunque essere le masse popolari a prendere in mano il proprio destino rifiutando definitivamente questo modello, salvo voler restare intrappolati nel sistema vigente ancora a lungo.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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