Se i ricchi pagassero anche una piccolissima tassa sui loro patrimoni, si ricaverebbero centinaia di miliardi di euro © The New York Public Library/Unsplash
Una ricerca Capgemini dimostra come nel 2023 è aumentata solo la ricchezza dei più ricchi. L’Europa dice che è perché non pagano le tasse
I più ricchi lo sono sempre di più. Nonostante l’instabilità geopolitica, l’incertezza dei mercati e la crisi economica che colpisce le fasce medie e basse della popolazione globale, il numero degli individui con patrimoni elevati è aumentato. Ma a essere cresciuto è soprattutto il loro patrimonio personale, che nel 2023 ha raggiunto la cifra record di 87mila miliardi di dollari. Confermando il trend monopolistico del tardo capitalismo, per cui la ricchezza è sempre meno distribuita. E se vi state chiedendo come sia possibile che ad arricchirsi siano sempre i soliti, la risposta è molto semplice. Non perché siano particolarmente bravi. Ma perché a differenza nostra pagano poco o nulla di tasse.
L’aumento della ricchezza dei già ricchi è raccontato dal World Wealth Report 2024 del Capgemini Research Institute. Una società di consulenza per investimenti nel settore tecnologico con sede in Francia. I risultati della ricerca Capgemini non lasciano dubbi. Dopo una leggera flessione l’anno precedente, nel 2023 è cresciuto del 5,1% il numero degli HNWI (High net worth individual). Ovvero individui ad alto patrimonio netto, nel caso specifico superiore ai 5 milioni di dollari beni immobili esclusi.
Oggi sono globalmente 22,8 milioni di persone. Ma è aumentata del 4,7% anche la loro ricchezza complessiva, che ha raggiunto gli 87mila miliardi di dollari. Mentre quella degli UHNWI, gli “ultra”, coloro che possiedono un patrimonio personale supera i 30 milioni di dollari. Parliamo dell’1% degli HNWI, che si accaparrano oltre il 34% della ricchezza totale del gruppo.
A guidare la crescita gli Stati Uniti usciti dall’inflazione
A guidare questa crescita è il Nord America, grazie all’arresto dell’inflazione e alla crescita del mercato azionario statunitense. Qui gli HNWI hanno segnato una crescita su base annua del 7,2% per la ricchezza e del 7,1% per la popolazione. Anche i segmenti dell’Asia-Pacifico (4,2% e 4,8%) e dell’Europa (3,9% e 4,0%) hanno registrato un aumento della ricchezza e della popolazione degli ultra ricchi. Anche se in termini più modesti. America Latina e Medio Oriente hanno invece registrato una crescita limitata, con una ricchezza in aumento rispettivamente del 2,3% e del 2,9%, e una popolazione in crescita del 2,7% e del 2,1%. Mentre l’Africa è stata l’unica regione in cui la ricchezza degli HNWI (-1,0%) e la popolazione (-0,1%) sono diminuite. Soprattutto a causa del calo dei prezzi delle materie prime e del calo degli investimenti esteri.
Un altro punto interessante della ricerca è la stima secondo cui nei prossimi vent’anni le generazioni che invecchiano trasferiranno ai loro eredi oltre 80mila miliardi di dollari. Per lo più esentasse, che non sono certo le idee o le capacità ma piuttosto le eredità il cuore dell’accumulazione originaria di capitale che determina la ricchezza. Questi giovani rampolli investiranno soprattutto nei mercati finanziari e nei servizi che caratterizzano la nuova dimensione economico-finanziaria. Ma, bontà loro, ci avverte Capgemini, il 65% degli intervistati è preoccupato per la mancanza di una seria consulenza personalizzata e su misura per la loro mutevole situazione finanziaria. Vorrebbero investire senza pregiudizi, né bias cognitivi o comportamentali. Ma alla fine vorrebbero soprattutto arricchirsi ancor di più.
L’Europa chiede, ancora una volta, tasse su questi patrimoni e queste rendite
Perché il problema non è solo quello dell’elusione fiscale (a partire proprio dalle eredità). Ma quello dell’evasione fiscale, che deriva dal fatto che la maggior parte di questi patrimoni risiede in paradisi fiscali e transita su conti correnti offshore. Perché nonostante tutte le normative sugli scambi automatici di informazioni bancarie, troppe banche preferiscono ancora evitare di fare segnalazioni. Ciò per paura di perdere la propria base di clienti e i loro patrimoni, e per evitare di ricevere sanzioni da parte di autorità fiscali straniere.
Inoltre, persiste tutta una serie di investimenti finanziari – ad esempio gli investimenti immobiliari – che nemmeno hanno l’obbligo di essere monitorati. Ed è lì ovviamente che si nasconde la maggior parte dei patrimoni dei carissimi, per le nostre tasche, mega miliardari HNWI e UHNWI.
Tutto questo lo si evince dal Global Tax Evasion Report 2024 redatto dall’Osservatorio fiscale dell’Unione Europea, che conferma come l’evasione fiscale consenta ai detentori della quasi totale ricchezza del pianeta di cui sopra di «godere di aliquote fiscali effettive equivalenti allo 0% – 0,5% della loro ricchezza». L’Osservatorio conclude poi che anche solo con un’imposta minima globale sui miliardari pari al 2% della loro ricchezza si otterrebbero capitali in grado di rimettere in piedi interi bilanci. Limitandoci all’Europa, e tassando al 2% i poco più di 3mila mega miliardari presi in considerazione, si otterrebbero in un solo anno 250 miliardi di dollari. Il Prodotto interno lordo del Portogallo, tanto per essere chiari