Emmanuel Macron, head of the political movement En Marche !, or Onwards !, and candidate for the 2017 presidential election, delivers a speech during a campaign rally in Lyon, France, February 4, 2017. REUTERS/Robert Pratta - RTX2ZM7Q

Dal punto di vista dell’analisi elettorale, in attesa dell’esito dei ballottaggi, appare sicuramente interessante la comparazione tra il turno delle europee svolto in Francia il 3 giugno e quello delle legislative convocate d’urgenza dal presidente Macron per l’appena trascorso 30 giugno.

Un fatto singolare con pochi precedenti: nel giro di pochi giorni si sono svolte le elezioni europee e le elezioni politiche e valutare le diversità nella partecipazione e nelle espressioni di voto appare sicuramente esercizio di grande interesse.

La drammatizzazione del quadro politico dovuto all’avanzata della destra ha sicuramente contribuito a una sorprendente crescita nella presenza alle urne.

Il corpo elettorale è rimasto sostanzialmente inalterato: alle europee aveva diritto di voto 49.462.981 elettrici ed elettori mentre alle legislative gli iscritti nelle liste assommavano a 49.332.732 unità.

In conseguenza appare corretta una comparazione fondata sulle cifre assolute.

Come già riportato la partecipazione ha registrato una vera e propria impennata: da 24.753.773 voti validi espressi il 3 giugno a 32.060. 374 contati il 30 giugno, uno scarto di 7.316.601 voti in più che naturalmente hanno avuto un effetto sulle cifre assolute ottenute dai partiti.

Tra i due turni elettorali l’offerta politica ha subito una sostanziale modifica a sinistra con la creazione del Nuovo Fronte Popolare: una coalizione comprendente France Insoumise e i suoi alleati, le liste ecologiste, il partito socialista e quello comunista con liste affini (in particolare la nuova socialdemocrazia di Place Publique).

Una coalizione che ha presentato un programma molto avanzato sul piano sociale ma soprattutto tenuta assieme dalla volontà di respingere il prevedibile assalto portato dalla destra del Rassemblement National.

Analizziamo allora il voto del Fronte in termini di suffragi assoluti comparandolo ai voti ottenuti dalle diverse liste nelle elezioni europee.

Andando per ordine: il Nuovo fronte popolare ha ottenuto nelle legislative del 30 giugno la somma di 8.974.463 suffragi. Il 3 giugno: la lista Reveiller l’Europe comprendente il partito socialista e Place publique aveva avuto 3.424.216 voti; France Insoumise e alleati (Union Populaire) 2.448.703 voti; Europe Ecologie 1.361.127; l’alleanza tra PCF e FGR 584.067 per un totale di 8.402.180 con un saldo positivo di 572.283 voti, risultato sicuramente da rimarcare considerata l’eterogeneità della coalizione che in quest casi non sempre riesce a produrre la sommatoria del voti precedentemente ottenuti dalle forze che compongono “l’ensemble”.

Diverso il discorso per il Rassemblement National che alle Europee presentatosi come Le France Revient ! aveva ottenuto 7.765.936 voti saliti nell’occasione delle Legislative a 9.377, 109 voti; un incremento di 1.611.173 suffragi. L’effetto dell’incremento del numero dei voti validi ha fatto però sì che nella realtà in percentuale il FN flettesse dal 31,37 al 29, 25.

Buona parte della mobilitazione elettorale avuta tra l’esito delle europee e il voto delle legislative ha premiato l’area libdem che fa capo al presidente Macron : alle Europee “Besoin d’Europa” aveva avuto 3.614.646 voti, alle legislative ENS ha avuto 6.425.525 (più 2.810.879). Forte anche l’incremento percentuale tra le due formazioni da da 14,60 a 20,04. Il sistema macronista è crollato come funzione d’argine tra le estreme ma elettoralmente il partito e la sua coalizione hanno dimostrato una presenza importante.

Anche Les Republicans hanno fatto registrare una crescita da 1.794.171 voti a 2.104. 978.

La nota politica conclusiva non può che riguardare la tripartizione che segna il sistema politico francese tra RN, FP ed ENS si sommano 24.797.097 voti su 32.060.374 pari al 77,34%, roba da Italia al tempo del sistema dei partiti.

Proprio questa analisi sulla tripartizione del sistema segnala ancora una volta come in Francia si presenti un grande problema di rapporto tra governabilità e rappresentanza che l’attuale sistema ha storicamente ignorato.

Rapporto che passa attraverso la formula elettorale: le legislative saranno decise, con ogni probabilità, dal gioco delle desistenze e dall’aderenza dell’elettorato alla dinamica proposta dai partiti.

Però potrebbe anche essere l’ultima volta che intere fette di rappresentanza alla fine non trovano corrispondenza istituzionale.

La prova della desistenza repubblicana il 10 luglio avrà grande importanza così come la tenuta del Fronte Popolare come progetto politico stabile e plurale.

Da considerare infine che il tema della guerra è stato poco considerato come fattore di determinazione del voto: probabilmente un errore di valutazione rispetto al peso che la complessità del tema ha sulla formazione dell’opinione pubblica.

Di Franco Astengo

Lunga militanza politico-giornalistica ha collaborato con il Manifesto, l'Unità, il Secolo XIX,. Ha lavorato per molti anni al Comune di Savona occupandosi di statistiche elettorali e successivamente ha collaborato con la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Genova tenendo lezioni nei corsi di "Partiti politici e gruppi di Pressione", "Sistema politico italiano", "Potere locale", "Politiche pubbliche dell'Unione Europea".

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