Mentre molti hanno sottolineato i risultati dell’estrema destra, in pochi hanno reso noto il successo del Partito del Lavoro del Belgio, una forza marxista che ha superato il 20% delle preferenze nella capitale europea Bruxelles grazie alla mobilitazione dei giovani e dei lavoratori.

Il 9 giugno ha rappresentato una data particolarmente importante per la politica belga, visto che si sono svolte in contemporanea sia le elezioni europee che le elezioni federali per i 150 seggi che compongono la Camera dei Rappresentanti del Regno del Belgio, oltre alle elezioni regionali. Le elezioni federali sono giunte dopo una travagliata legislatura caratterizzata da transizione della durata di un anno e mezzo, al termine della quale ha visto la luce un governo di compromesso guidato da Alexander De Croo, a capo della cosiddetta “coalizione Vivaldi”, composta da quattro partiti i cui colori vengono associati alle Quattro Stagioni del compositore italiano (il blu dei liberali per l’inverno, il verde degli ecologisti per la primavera, il rosso dei socialdemocratici per l’estate e l’arancione dei cristiano-democratici per l’autunno).

Questa coalizione sui generis, sostenuta da ben sette partiti, ha portato il Belgio alle nuove elezioni, al termine delle quali la stampa europea ha sottolineato la vittoria delle forze dell’estrema destra fiamminga, in particolare del partito Vlaams Belang (VB), che ha ottenuto il 13,77% delle preferenze, eleggendo venti deputati. La formazione guidata da Tom Van Grieken ha ottenuto il secondo posto su scala nazionale, preceduta solamente dalla Nuova Alleanza Fiamminga (Nieuw-Vlaamse Alliantie, N-VA) di Bart De Wever, considerata come più moderata, ma comunque facente parte dell’area della destra fiamminga, che ha raggiunto il 16,71% dei consensi con 24 scranni conquistati.

Tra le formazioni che hanno sostenuto il governo De Croo, l’unica ad avere motivi di soddifazione è invece il Movimento Riformista (Mouvement Réformateur, MR), il partito liberale del Belgio francofono, che ha raggiunto il 10,26% delle preferenze, passando da 14 a 20 deputati. Gli altri partiti del governo uscente hanno invece subito perdite pesanti, in particolare quelli della sinistra socialdemocratica ed ecologista, i cui compromessi non hanno soddisfatto l’elettorato. Colpisce, in particolare, il crollo di Ecolo (Écologistes Confédérés pour l’organisation de luttes originales), che, dopo essere stati la grande sorpresa delle elezioni 2019, sono passati da tredici a soli tre rappresentanti, con appena il 2,93% delle preferenze su scala nazionale.

Se l’avanzata dell’estrema destra risulta certamente preoccupante, meritando dunque di essere sottolineata dalla stampa, meno attenzione ha ricevuto l’eccellente risultato del Partito del Lavoro del Belgio (Parti du travail de Belgique – Partij van de Arbeid van België, PTB-PVDA), uno dei pochi partiti belgi attivi e radicati territorialmente sia nell’area francofona che in quella fiamminga. Attualmente sotto la guida di Raoul Hedebouw, il PTB continua a proclamarsi marxista, e si è astenuto dal voto parlamentare per condannare “l’invasione russa dell’Ucraina”. Secondo le parole dello stesso Hedebouw, il PTB sostiene la risoluzione diplomatica della crisi ucraina e non ritiene che la NATO rappresenti una soluzione alla stessa.

La sua linea di politica estera contro la guerra, il suo spingere per riforme fortemente progressiste a vantaggio delle classi lavoratrici e la delusione nei confronti delle forze del centro-sinistra che hanno sostenuto il governo De Croo possono essere considerati come i principali elementi che hanno spinto il PTB ad un risultato storico, raggiungendo il 9,86% dei voti su scala nazionale, ed eleggendo ben quindici deputati alla Camera dei Rappresentanti, tre in più rispetto alla precedente legislatura. Il PTB si afferma dunque come la quarta forza politica belga per consenso nazionale, e continua la propria ascesa che dura dal 2014, quando per la prima volta entrò in parlamento.

Anche alle elezioni europee, il PTB ha ottenuto il suo miglior risultato di sempre, eleggendo per la prima volta due eurodeputati, Marc Botenga per la parte francofona e Rudi Kennes in quella fiamminga (nel precedente europarlamento aveva un solo rappresentante). Inoltre, il Partito del Lavoro ha eletto sedici deputati nel parlamento regionale di Bruxelles, sfiorando il 21% dei consensi tra gli elettori della capitale, nove deputati al parlamento fiammingo e otto in quello vallone. Ad Anversa, la città industriale più grande del Paese, il PTB ha ottenuto un risultato record con il 22,9% delle preferenze, risultato la seconda forza cittadina dopo la N-VA.

Il Partito del Lavoro si distingue principalmente nelle regioni industriali del Paese, così come nelle grandi città“, si legge sul sito della formazione marxista. “Nell’asse operaio tradizionale La Louvière-Charleroi-Liegi, il PTB rimane ben presente. A questo si aggiunge ora l’intero asse industriale situato tra Anversa e Bruxelles, con la regione di Rupel, Malines, Vilvorde e Machelen. Il PTB ha ottenuto anche buoni risultati nella zona industriale del canale situata tra Gand e Zelzate, così come nei comuni operai del Limburgo“.

Oltre alla classe lavoratrice, il PTB ha attirato anche molti voti da parte dei giovani. “Questo si traduce anche nella giovinezza che mandiamo nei parlamenti. Dodici eletti del PTB hanno meno di 35 anni, sette eletti hanno meno di 30 anni. Questo risultato l’abbiamo ottenuto con temi importanti per i giovani, come quello dei trasporti pubblici“, ha commentato Peter Mertens, segretario generale e deputato del Partito del Lavoro. Jos D’Haese, leader dei marxisti fiamminghi, risulta oggi essere il politico belga più seguito su TikTok, piattaforma frequentata in particolare dai giovanissimi. Secondo uno studio dell’ULB (Université Libre de Bruxelles), il PTB ha ottenuto il 29% dei voti dei giovani della capitale, risultando di gran lunga il primo partito in questa fascia di età, a fronte del 9,7% del Movimento Riformista.

I giornalisti stranieri iniziano a chiedersi cosa stia succedendo nella capitale dell’Europa. Immagina se dei marxisti raggiungessero il 20,9% a Berlino o Parigi. Sarebbe qualcosa di incredibile“, ha continuato Mertens, sottolineando il successo del PTB nella capitale. “Bruxelles è una città con una classe lavoratrice molto giovane e diversificata. E la politica borghese della coalizione Vivaldi e della regione brussellese è una politica neoliberale a favore dei ricchi. Questa si riflette nell’esplosione delle speculazioni immobiliari e nell’aumento dei prezzi degli affitti, con gli sfratti e tutto ciò che ne consegue“.

Sebbene il PTB verrà verosimilmente escluso da ogni possibilità di prendere parte al prossimo governo belga, la sua forte presenza sia nel parlamento federale che nei tre emicicli regionali permetterà ai marxisti belgi di far sentire ulteriormente la propria voce, mobilitando le classi lavoratrici e i giovani per sostenere riforme sociali a vantaggio della maggioranza della popolazione ed una politica estera volta alla pace e contraria alle politiche guerrafondaie dell’asse NATO-UE.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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