Abbiamo tradotto la lettera sottoscritta anche da Thomas Fazi e pubblicata sul Financial Times in sostegno di un negoziato di pace in Ucraina.
Le ultime conquiste militari della Russia nella regione di Donetsk rafforzano la necessità di una soluzione negoziale della guerra in Ucraina. Gli Stati Uniti e i loro alleati sostengono il principale obiettivo bellico dell’Ucraina, ovvero il ritorno alle frontiere del 2014, cioè l’espulsione della Russia dalla Crimea e dal Donbass. Ma tutti gli analisti informati concordano sul fatto che, in assenza di una seria escalation bellica, l’esito più probabile sarà una continua situazione di stallo, con una possibilità non trascurabile di vittoria russa.
Questa conclusione evidenzia l’opportunità, o addirittura l’urgenza, di una negoziato di pace, non da ultimo per il bene dell’Ucraina stessa. La riluttanza dell’Occidente ad accettare una pace negoziata si basa sulla convinzione che qualsiasi cosa al di sotto di una completa vittoria ucraina permetterebbe a Putin di “farla franca”.
Ma questo ignora il risultato di gran lunga più importante della guerra: l’Ucraina ha combattuto per la propria indipendenza e l’ha conquistata, come fece la Finlandia nel 1939-40. Alcune concessioni territoriali sembrerebbero un piccolo prezzo da pagare per la realtà, più che la parvenza, dell’indipendenza.
Se una pace basata più o meno sull’attuale divisione delle forze in Ucraina è inevitabile, è immorale non provarci ora.
Washington dovrebbe avviare colloqui con Mosca su un nuovo patto di sicurezza che salvaguardi i legittimi interessi di sicurezza sia dell’Ucraina che della Russia. L’annuncio di questi colloqui dovrebbe essere immediatamente seguito da un cessate il fuoco limitato nel tempo in Ucraina. Il cessate il fuoco consentirebbe ai leader russi e ucraini di negoziare in modo realistico e costruttivo.
Esortiamo i leader mondiali ad avviare o sostenere tale iniziativa. Più la guerra si protrae, più l’Ucraina rischia di perdere territorio e più la pressione per un’escalation fino al livello nucleare è destinata a crescere. Prima si negozierà la pace, più vite saranno salvate, prima inizierà la ricostruzione dell’Ucraina e più rapidamente il mondo potrà essere tirato indietro dal pericolosissimo baratro in cui si trova attualmente.
FIRME:
Lord Skidelsky
Professore emerito di economia politica, Università di Warwick
Sir Anthony Brenton
Ambasciatore britannico in Russia (2004-2008)
Giornalista, autore, editorialista per UnHerd
Anatol Lieven
Senior Fellow, Istituto Quincy per la Statistica Responsabile
Jack Matlock
Ambasciatore USA in URSS (1987-1991)
Ian Proud
Ambasciata britannica a Mosca (2014-2019)
Richard Sakwa
Professore emerito di Politica russa ed europea, Università del Kent
Christopher Granville
Ambasciata britannica a Mosca (1991-1995)