Raúl Zibechi

Il neoliberismo ha fomentato ovunque un clima di consumismo, esclusione di chi è più povero, crescente militarizzazione. È questo il brodo culturale dell’incredibile ascesa delle ultradestre in tanti paesi. Nel caso dell’Argentina, spiega Raúl Zibechi, ci sono tre ulteriori fattori dietro l’affermazione di Milei, che il 9 luglio ha partecipato alla parata militare per il giorno dell’indipendenza dell’Argentina su un carro armato. La prima: la lunga storia di un paese dominato da un’oligarchia feroce e genocida. La seconda: la neutralizzazione dei movimenti popolari come potenze trasformatrici avvenuta dopo le straordinarie proteste del 2001. La terza: l’irruzione del movimento delle donne: “Non voglio ovviamente incolpare il femminismo dell’ascesa di Milei, ma comprendere le ragioni per cui tanti uomini giovani si sono sentiti attratti dal suo discorso antifemminista che giustificava la violenza maschile…”

Fotografía: Comunizar

Ipotizziamo che l’incredibile ascesa delle ultradestre sia conseguenza di società in decomposizione, principalmente per via della diffusione del neoliberismo negli ultimi trent’anni. Tuttavia non c’è un’unica ragione, in ciascuna regione il fenomeno deriva da cause generali e particolari che è necessario analizzare.

Per decomposizione di una società intendo sia una perdita generalizzata di valori che uniscano e diano un senso alla società stessa, come il fatto che i suoi membri smettano di sentirsi parte di qualcosa di più grande e si identifichino con essa. Quando invece gli uni e l’altra finiscono col diventare nemici (a causa di idee, preferenze sessuali e di genere, colore della pelle, generazioni o nazionalità), le persone non si sentono più parte dello stesso agglomerato umano.

Il neoliberismo ha fomentato un clima di consumismo, esclusione di chi è più povero, polarizzazione sociale e crescente militarizzazione, con il sorgere di pratiche poliziesche come il “grilletto facile”, le cui vittime sono giovani poveri dalla pelle scura. Il dominio del capitale finanziario e dell’accumulare sottraendo sono alla base di queste derive.

Dopo la rivolta operaia del 17 Ottobre 1945, la cultura oligarchica (accolta dalle classi medie e da buona parte degli intellettuali) l’ha soprannominata “alluvione zoologica”. Aggettivi che sono stati usati molte volte contro la classe operaia. Trattare gli altri come animali, cosa che ha fatto anche il nazismo, per citare un esempio, è un chiaro indicatore del fatto che non li si considera parte della stessa società, della “gente perbene”, come sono abituate a chiamarsi le elites cittadine. Anche se l’oligarchia fu sconfitta dalla lotta operaia, la sua cultura permane nel tempo e va assumendo diverse forme, conservando intatti i suoi contenuti razzisti e classisti. Senza dubbio la dittatura militare (1976-1983) ha inasprito la polarizzazione e la decomposizione di una società nella quale ampi settori restarono indifferenti di fronte al dramma delle sparizioni forzate.

La seconda questione sono i quasi vent’anni di liberalismo. La generalizzazione dei piani sociali in questo periodo, ideati per contenere la povertà nei periodi più critici, portò alla neutralizzazione dei movimenti popolari come potenze trasformatrici. Con il tempo sono diventati amministratori di queste transizioni, con tutto il carico del controllo sociale, della corruzione e depoliticizzazione immaginabili.

Molte persone delle fasce popolari, come i giovani uomini che appoggiano Milei, sopravvivono in economie informali e si definiscono “imprenditori”, rifiutando i programmi sociali che considerano privilegi senza controparti.

Durante il governo di Alberto Fernández (2019-2023), che ha dovuto affrontare la pandemia di Covid 19, la crisi economica diventò endemica, con tassi di inflazione intorno al 100 per cento annuale, la metà della popolazione in povertà e, in particolare, la certezza di un non-futuro per la porzione giovane della società.


Foto di Ni una menos

Infine, all’ascesa di Milei (catapultato da grandi media, imprese e classi medio-alte), hanno contribuito diversi fattori: dalla pessima gestione dell’economia fino all’irruzione del femminismo che ha travolto le strade con centomila donne (soprattutto giovani) denunciando con discreto successo i comportamenti machisti e patriarcali di moltissimi uomini. Non voglio ovviamente incolpare il femminismo dell’ascesa di Milei, ma comprendere le ragioni per cui tanti uomini giovani si sono sentiti attratti dal suo discorso antifemminista che giustificava la violenza maschile. Tanto in Argentina come nel Brasile di Bolsonaro si è creata una frattura tra giovani uomini e giovani donne, che non era mai stata così profonda. Gli attacchi dell’estrema destra contro gay e lesbiche hanno trovato entusiaste adesioni da parte di questi uomini, che si sentivano rimpiazzati dalle loro pari (donne, gay e lesbiche), quando non erano direttamente protagonisti di atti violenti. Ci sono migliaia di testimonianza di donne aggredite in strada solo perché indossavano il fazzoletto verde del diritto all’aborto, abusi ai quali le chiese cattolica ed evangelica hanno a loro volta contribuito.

Potremmo aggiungere altri fattori per spiegare l’ascesa di Milei, come l’appoggio degli Stati Uniti e di Israele, delle ultradestre europee e delle ONG conservatrici del Nord. Ma secondo me la chiave è in seno alle nostre società, che ancora si portano dietro pregiudizi di classe, coloniali e patriarcali.

Eppure ciò che appare più evidente, e più preoccupa, sono quei migliaia di giovani “senza futuro” che attribuiscono i loro problemi ad altri giovani “senza futuro” come loro. Triste ma reale

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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