Francesco Pallante

E se l’autonomia differenziata, oltre a mettere a repentaglio la tenuta delle regioni del Sud, si rivelasse una strada illusoria, e in ultima istanza controproducente, anche per le regioni del Nord? È la tesi efficacemente argomentata dall’economista Stefano Fassina nel suo ultimo libro: Perché l’autonomia differenziata fa male anche al Nord, Castelvecchi, Roma 2024.

L’autore muove da due premesse: la dichiarazione di adesione al principio dell’autonomismo sancito dall’art. 5 Costituzione (sino all’eccesso, agli occhi di chi scrive, di sovrapporre autonomismo e sussidiarietà, non cogliendo la natura intrinsecamente impolitica e privatistica di quest’ultima) e il riconoscimento delle ragioni del malcontento che serpeggia nelle regioni del Nord. Una postura, insomma, tutt’altro che ostile al regionalismo e al Settentrione. Soprattutto, una postura che rifugge ogni moralismo: a Fassina non interessa fare appello ai buoni sentimenti (l’altruismo, la solidarietà, la cooperazione), ma spiegare perché l’autonomia differenziata è la soluzione sbagliata anche per chi, giustamente, denuncia l’esistenza del problema da cui scaturisce.

Il problema è l’impoverimento relativo subito dalle popolazioni settentrionali negli ultimi trent’anni. Molti fattori vi hanno contribuito: l’enorme debito pubblico e i vincoli di bilancio europei; la concorrenza sleale, interna ed esterna all’Ue, con imprese di Paesi che prevedono standard salariali, fiscali e ambientali inferiori a quelli italiani; la rinuncia alle politiche industriali da parte dell’intero sistema politico; l’inadeguatezza della nostra classe imprenditoriale. Il risultato è che, nel contesto di un’Italia in complessivo arretramento, le regioni del Nord, economicamente più esposte al condizionamento dei vincoli interni ed esterni, sono quelle che perdono più posizioni nella classifica delle regioni europee per Pil pro-capite: tra il 2006 e il 2021, il Veneto passa dal 38° al 74° posto (-36 posizioni), mentre la Puglia scivola dalla 172° al 197° gradino (-25 posizioni).

Ma, perché non è l’autonomia differenziata la risposta idonea a far fronte alla situazione? Fassina individua quattro motivi.

Anzitutto, indebolire lo Stato privandolo delle leve fondamentali attraverso cui condurre le politiche pubbliche significa ulteriormente indebolire le imprese italiane, la gran parte delle quali collocate al Nord, nella competizione internazionale: mente, infatti, le imprese concorrenti potranno contare sulla forza degli Stati di appartenenza, le nostre imprese avranno alle spalle realtà regionali strutturalmente più fragili. Se già oggi il Made in Italy rivela la sua debolezza al cospetto del Made in Germany, cosa accadrà quando a doversi fare strada sarà il Made in Lombardy? Persino nella discussione dei trattati sul commercio internazionale o delle politiche europee la forza negoziale dell’Italia risulterà gravemente indebolita, a detrimento del sistema economico complessivo.

Ciò non potrà che avere conseguenze negative sulla condizione dei lavoratori: ed è questo il secondo profilo che induce Fassina a ritenere che l’autonomia differenziata farà male anche al Nord. Le imprese italiane potranno provare a mantenersi concorrenziali verso l’esterno solamente colpendo il costo del lavoro, così alimentando una concorrenza anche interna, tutta giocata al ribasso delle condizioni di lavoro, delle tutele ambientali, delle politiche fiscali: si riprodurrà, cioè, all’interno, esattamente quanto è avvenuto con l’allargamento dell’Unione europea a Est. La sola via per evitare le delocalizzazioni interne sarà abbassare le tutele del Nord al livello di quelle del Sud.

La frammentazione delle norme in ambito lavoristico, ambientale, fiscale, energetico, infrastrutturale, trasportistico ecc. che ne seguirà sarà causa di una complicazione burocratica che non potrà che tradursi in un aumento dei costi per le imprese (terzo motivo per cui l’autonomia differenziata danneggia anche il Nord). Confindustria, Confartigianato, Alleanza cooperative, Banca d’Italia hanno tutte sollevato il problema in sede di audizione sulla legge Calderoli. I tempi degli interventi pubblici si allungheranno, il contenzioso tra Stato e regioni e tra pubblico e privati aumenterà, la mobilità della forza lavoro sarà limitata. A subirne i maggiori danni saranno le imprese più forti, quelle che operano sul territorio di più regioni (e che, quasi sempre, hanno sede al Nord).

Infine, a colpire negativamente anche il Nord sarà la perdita di credibilità che, con l’autonomia differenziata, l’Italia subirà agli occhi dei mercati finanziari globali. A pesare negativamente sarà, soprattutto, il nostro enorme indebitamento, la cui sostenibilità dipende da entrate tributarie erariali. Nel momento in cui circa la metà del gettito tributario passerà in capo alle regioni, quale sarà la reazione dei creditori internazionali? La cosa più probabile è un declassamento dei titoli di Stato italiani, con conseguente aumento dei tassi d’interesse a carico del bilancio pubblico e corrispettiva diminuzione delle risorse disponibili per la spesa sociale. Le ricadute negative riverbereranno sul sistema bancario – titolare di ingenti quantità di titoli di Stato – e, a cascata, sui costi di accesso al credito per le imprese e le famiglie.

In definitiva, se anche qualche vantaggio dovesse nell’immediato venire al Nord dall’autonomia differenziata, nel medio e nel lungo periodo a dominare sarebbero le conseguenze negative. In un’epoca in cui la politica non riesce a staccare gli occhi dall’ultimo sondaggio, il libro di Stefano Fassina ha il pregio di saper guardare lontano, mettendoci in guarda contro il pericolo che stiamo tutti, al Sud così come al Nord, correndo.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy