La Corte Internazionale di Giustizia (CIG) ha stabilito che gli insediamenti israeliani in Palestina violano il diritto internazionale. Il parere della Corte, che non è vincolante (come invece lo sono le risoluzioni ONU al riguardo, che hanno già determinato che l’occupazione israeliana è illegale), è giunto a seguito di una richiesta avanzata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 30 dicembre 2022, che chiedeva alla Corte di esprimersi in merito alle «conseguenze legali della continua violazione da parte di Israele del diritto all’autodeterminazione palestinese, dalla prolungata occupazione, insediamento e annessione dei Territori Palestinesi occupati dal 1967», inclusa Gerusalemme, e dell’adozione, da parte di Tel Aviv, di «leggi e misure discriminatorie» e in che modo tali pratiche «influiscono sullo status giuridico dell’occupazione e quali sono le conseguenze giuridiche che ne derivano per tutti gli Stati e le Nazioni Unite».
L’opinione della CIG è dunque che, come già stabilito da varie risoluzioni delle Naizioni Unite, l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi è illegale e che lo Stato di Israele è obbligato a portarla a termine «nel più breve tempo possibile». Israele è tenuto inoltre a interrompere i nuovi tentativi di insediamento e ad «evacuare» tutti i coloni presenti dai Territori Palestinesi Occupati. Lo Stato è inoltre «obbligato» a «riparare al danno causato» durante l’occupazione. Per quanto riguarda gli Stati, questi sono «obbligati a non riconoscere come legale la situazione generata dalla presenza illecita dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati» e a non fare niente che possa ulteriormente favorire questa situazione. Gli stessi obblighi sono previsti per le organizzazioni internazionali. Per questo motivo, l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza ONU dovrebbero prendere iniziative concrete per porre fine a tale situazione, ha dichiarato la CIG.
Mentre intensifica sempre di più l’aggressione a Gaza, massacrando ogni giorno centinaia di civili, Israele sta parallelamente proseguendo i piani di colonizzazione della Cisgiordania. L’ONG israeliana anti coloniale Peace Now ha recentemente rilevato che «il 2024 segna il picco dell’estensione delle dichiarazioni di terreni statali» da parte del governo di Tel Aviv. Dall’inizio dell’anno il governo di Netanyahu, secondo quanto riportato da Peace now, avrebbe dichiarato 2.373 ettari di terre, sulla carta palestinesi, come terre statali israeliane. A questo si aggiunge il fatto che la rioccupazione permanente della Striscia di Gaza, ormai quasi del tutto rasa al suolo, è già di fatto cominciata, come mostrano le immagini satellitari.
Il parere della CIG, insomma, non fa che ribadire quanto già riconosciuto a livello internazionale. Tra le righe di questo documento, tuttavia, si sottolinea tutto il peso dell’ignavia della “comunità internazionale”, che non ha ad oggi adottato alcuna soluzione concreta per impedire un’occupazione (e un massacro) che tutti formalmente riconoscono come illegale. Poche settimane fa, inoltre, la stessa CIG aveva accusato Israele di non adottare alcuna misura a tutela dei civili nell’aggressione in corso, ma che, al contrario, le azioni del governo e dell’esercito israeliano autorizzerebbero la messa in atto di nuove misure di emergenza nell’ambito del caso aperto contro Israele per genocidio.
[di Valeria Casolaro]