Le proteste in Bangladesh si sono acutizzate proprio in corrispondenza della visita del Primo Ministro Sheikh Hasina in Cina. Tra i due eventi potrebbero esserci dei collegamenti sottaciuti dalla stampa mainstream.

Il Bangladesh ha recentemente fatto la sua comparsa sulle prime pagine dei giornali occidentali a seguito delle ondate di proteste antigovernative che hanno travolto il Paese, in particolare a seguito di una riforma che avrebbe dato un maggior numero di posti di lavoro pubblici ai figli dei reduci di guerra, sulla quale torneremo in seguito. Ma, sebbene questa lettura abbia un fondo di verità, ai più attenti non deve essere sfuggito che queste proteste sono giunte pressappoco in corrispondenza della visita che il Primo Ministro Sheikh Hasina ha effettuato in Cina, incontrando il Presidente Xi Jinping e stringendo importanti accordi di cooperazione con Pechino.

La visita di Sheikh Hasina in Cina

Durante la visita di tre giorni del Primo Ministro del Bangladesh Sheikh Hasina in Cina, avvenuta tra l’8 e il 10 giugno, infatti, sono stati firmati numerosi accordi di cooperazione volti ad innalzare il livello delle relazioni tra Pechino e Dacca. Il vertice sugli investimenti tenutosi a Pechino ha visto la partecipazione di oltre 1.000 rappresentanti dei governi e del settore imprenditoriale, portando alla firma di 16 memorandum d’intesa tra aziende cinesi e bangladesi. Questi accordi coprono settori critici per lo sviluppo del Bangladesh, come telecomunicazioni, infrastrutture, veicoli elettrici, energia solare e nucleare.

In un suo intervento, Hasina, leader della Lega Awami (Lega Popolare Bangladese), una formazione di centro-sinistra che governa anche con il sostegno dei comunisti del Partito del Lavoro del Bangladesh, ha sottolineato l’importanza degli investimenti cinesi e ha invitato ulteriori investimenti cinesi nei settori orientati all’esportazione del Bangladesh, promuovendo la diversificazione del paniere di esportazioni e riducendo i disavanzi commerciali. Ha inoltre incoraggiato la formazione di joint venture tra aziende cinesi e bengalesi.

Durante la visita, il Presidente cinese Xi Jinping e il Primo Ministro Sheikh Hasina hanno anche elevato le relazioni tra i due Paesi a una partnership strategica di cooperazione globale. Xi ha ribadito il supporto della Cina per il Bangladesh e l’opposizione a interferenze esterne, mentre Hasina ha riaffermato il sostegno del Bangladesh alla politica di una sola Cina.

Tra i successi recenti della cooperazione bilaterale è stata sottolineata l’introduzione di voli diretti tra Pechino e Dacca, che faciliteranno ulteriormente le interazioni commerciali. Hasina ha anche discusso con il Premier cinese Li Qiang su questioni di commercio, investimento e cooperazione regionale e internazionale, con la firma di 21 strumenti di cooperazione, inclusi memorandum d’intesa rinnovati e l’annuncio di nuovi progetti.

Secondo gli analisti cinesi, questa visita ha storicamente significato un passo avanti nelle relazioni tra Cina e Bangladesh, aprendo nuove opportunità di collaborazione economica e commerciale e contribuendo alla stabilità e alla pace nella regione dell’Asia meridionale. Gli accordi presi e l’innalzamento delle relazioni diplomatiche rappresentano inoltre un evento dal grande significato simbolico in vista dell’anniversario dei 50 anni delle relazioni diplomatiche bilaterali, stabilite nel 1975.

Le proteste in Bangladesh

Nelle ultime settimane, il Bangladesh è stato teatro di proteste studentesche significative contro il sistema di quote per i posti di lavoro pubblici. Le manifestazioni, iniziate il 1º luglio, sono state scatenate dalla decisione dell’Alta Corte di ripristinare una regola che riserva circa un terzo dei posti di lavoro governativi ai discendenti di coloro che parteciparono alla guerra di liberazione del Paese nel 1971, ovvero alla secessione del Bangladesh (allora Pakistan Orientale) dal Pakistan.

La ripartizione attuale delle quote riserva il 56% dei posti di lavoro a specifici gruppi, tra cui i figli e i nipoti dei combattenti per la libertà, le donne e le persone provenienti da distretti “arretrati”, oltre ad alcune minoranze. Questa distribuzione ha provocato forti reazioni tra gli studenti universitari, i quali denunciano che queste quote limitano le loro opportunità di ottenere impieghi stabili e meritocratici.

Tuttavia, queste proteste, inizialmente pacifiche, si sono intensificate fino a diventare violente, portando a scontri tra studenti e polizia e persino ad alcune vittime (le stime attuali parlano di 163 morti riconducibili alle proteste, prevalentemente studenti).

Certamente, le proteste studentesche sono state innescate da problematiche reali che affliggono il Paese da tempo. Nonostante l’espansione economica del Bangladesh negli ultimi anni, con una crescita media annua del 6,25% e un significativo miglioramento degli indicatori di sviluppo umano, la disoccupazione giovanile rimane un problema acuto. Circa il 40% dei giovani tra i 15 e i 24 anni non lavora, non studia né è in formazione (quelli che in occidente vengono chiamati NEET), aggravando il senso di disincanto tra i laureati universitari.

In risposta alle proteste, la Corte Suprema del Bangladesh ha ridimensionato il sistema delle quote, riducendo la quota riservata ai discendenti dei veterani di guerra al 5%, e destinando il 93% dei posti di lavoro alla meritocrazia. Tuttavia, gli studenti hanno deciso di continuare le proteste fino a quando tutte le loro richieste non saranno soddisfatte, tra cui la liberazione dei manifestanti arrestati e le dimissioni dei funzionari responsabili della violenza.

Secondo gli oppositori politici, inoltre, il sistema delle quote sarebbe pensato per avvantaggiare gli elettori della Lega Awami, partito che, sotto la guida di Sheikh Mujibur Rehman, padre di Hasina, fu in prima linea nella guerra d’indipendenza contro il Pakistan. Il sistema delle quote venne infatti adottato nel 1972, subito dopo l’indipendenza, ma oggi viene da molti considerata come obsoleta, visto che andrebbe a premiare la terza generazione dei discendenti dei veterani di guerra.

Cooperazione con la Cina e proteste: nessun collegamento?

La sequenza degli eventi potrebbe sembrare del tutto casuale, ma invero la questione della cooperazione con la Cina si intreccia con le proteste studentesche. Gli oppositori dell’attuale governo, infatti, accusano Hasina di aver portato il Paese ad essere troppo dipendente dalla Cina, ed in particolare di aver contratto eccessivi debiti nei confronti di Pechino attraverso la cooperazione Belt and Road. L’acutizzarsi delle proteste proprio in corrispondenza della visita di Hasina in Cina, al punto che il Primo Ministro è stata costretta a tornare in patria un giorno prima rispetto al programma iniziale, sembra evidenziare un collegamento diretto.

Come abbiamo detto in precedenza, questo non vuol dire che le proteste studentesche non siano del tutto motivate. Il cambiamento nelle dinamiche finanziarie, aggravato dalla volatilità economica globale, dalle complessità nella gestione del debito estero e dalle sue implicazioni per la politica economica nazionale, sono tutti elementi che hanno fornito un terreno fertile per un movimento di protesta. Ma l’opposizione politica, a partire dal Jatiya Party (Ershad), o Partito Nazionale, ha certamente sfruttato tali condizioni, puntando il dito contro l’aumento della disoccupazione tra i giovani e la “fuga di cervelli”, per attaccare Hasina e la Lega Awami.

A questo si aggiungono poi tutte le potenze straniere che hanno interesse a limitare l’influenza cinese nella regione, e queste includono sia gli Stati Uniti che l’India, storico partner di riferimento per il Bangladesh, che la stessa Hasina ha recentemente visitato in due occasioni. Non è chiaro se forze straniere siano direttamente coinvolte negli eventi bangladesi, ma certamente sia Washington che Nuova Delhi non si stanno lasciando sfuggire l’occasione di cavalcare il corso degli eventi, come dimostra la rilevanza che viene data in questi giorni al Bangladesh dai mass media occidentali.

CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK

Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy