La travagliata missione dell’esercito statunitense volta a consegnare gli aiuti urgenti a Gaza tramite un molo temporaneo si è conclusa. Si è concluso il grande bluff umanitario di Washington per salvarsi la coscienza dopo aver inviato armi, supporto logistico economico ad Israele nel suo genocidio nella Striscia di Gaza che ha provocato, in 10 mesi, quasi 40.000 morti, 10.000 i bambini uccisi.

Ieri, come ha riferito l’agenzia Reuters, un alto ufficiale americano ha confermato la notizia della chiusura del molo, mentre le organizzazioni internazionali lanciano l’allarme per l’imminente carestia nel nord del territorio palestinese, nel contesto della campagna di carestia portata avanti dall’occupazione israeliana.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso delusione per le prestazioni del molo, che si è staccato più volte dalla riva a causa del maltempo sin dalla sua installazione iniziale a metà maggio, limitandone notevolmente i tempi di operatività.

“La missione di surge marittimo che coinvolge il molo è completa. Quindi non c’è più bisogno di usare il molo”, ha spiegato ai giornalisti il ??viceammiraglio Brad Cooper.

“Ora si sta verificando la transizione… verso un porto ad Ashdod”, ha confermato Cooper che, secondo lui, “offre un percorso più sostenibile”.

Il vicecapo del Comando centrale degli Stati Uniti ha confermato che le consegne da Cipro ad Ashdod e poi verso la Striscia di Gaza settentrionale sono già iniziate e che nelle ultime settimane sono transitati attraverso questa rotta più di un milione di libbre di aiuti.

Ha salutato l’operazione, durata circa 20 giorni, come “un’operazione storicamente senza precedenti per portare aiuti in una zona di combattimento attiva senza la presenza statunitense sul territorio”.

Il molo è stato danneggiato dal maltempo a maggio e ha dovuto essere rimosso per le riparazioni. È stato riattaccato il 7 giugno, ma trasferito ad Ashdod il 14 giugno per proteggerlo dalle previste mareggiate, una situazione che si è ripetuta più avanti nel corso del mese.

Anche la distribuzione degli aiuti una volta giunti sulla terraferma è stata problematica. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha sospeso le consegne degli aiuti arrivati ??tramite il molo il mese scorso per valutare la situazione della sicurezza dopo che due dei suoi magazzini a Gaza sono stati colpiti da razzi, ferendo un membro dello staff.

In conclusione, ecco alcune delle date chiave della breve vita del molo, in particolare, quella del 10 giugno, l’unica volta che il molo è “servito” a qualcosa

  • 7 marzo – Biden annuncia in un discorso televisivo che le forze statunitensi costruiranno un molo galleggiante al largo della costa di Gaza.
  • 7 maggio – Il Pentagono afferma che la costruzione del molo è completa, ma le condizioni meteorologiche impediscono ancora l’utilizzo. L’annuncio arriva lo stesso giorno in cui le forze israeliane sequestrano e chiudono il valico di frontiera di Rafah con l’Egitto, la principale via di consegna di rifornimenti nella Striscia di Gaza.
  • 17 maggio – Il primo carico di aiuti viene consegnato a Gaza tramite il molo.
  • Dal 24 al 27 maggio, dei 70 camion che entrano a Gaza passano dal molo, una cifra notevolmente inferiore ai 600 camion di cui necessita la popolazione dell’enclave al giorno.
  • 25 maggio – Le imbarcazioni che sostengono il bacino galleggiante vengono trascinate a riva per il mare mosso. I funzionari statunitensi, in seguito, hanno sostenuto che il molo verrà rimosso temporaneamente e che ci vorrà più di una settimana per ripararlo.
  • 10 giugno – il Pentagono ha negato che il molo sia stato utilizzato dalle forze israeliane che hanno ucciso più di 270 persone nel campo profughi di Nuseirat durante il salvataggio di quattro prigionieri.
  • 17 luglio – L’esercito statunitense dichiara che chiuderà il molo da 230 milioni di dollari

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-chiude_il_grande_bluff_umanitario_usa_a_gaza/45289_55833

Di Red

„Per ottenere un cambiamento radicale bisogna avere il coraggio d'inventare l'avvenire. Noi dobbiamo osare inventare l'avvenire.“ — Thomas Sankara

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