Anche se con grandi e comprensibili difficoltà procede il complicato esame di realtà da parte ucraina e alleata, e inizia a farsi strada la consapevolezza che molto probabilmente non sarà possibile ottenere tutto quello che si vuole. Quindi, sebbene i piani di pace e di dialogo restino piuttosto fantasiosi, pure sembra ormai chiaro a tutti che la tanto mitizzata ‟soluzione sul campo di battaglia” non si raggiungerà – e peggio, che se si raggiungesse sarebbe a favore della Russia. Di accordi diplomatici, infatti, parlano tre articoli appena pubblicati, nei quali viene esposto il punto di vista di Zelensky, Klitscho e Boris Johnson. Partiamo dall’ultimo, che è da un lato il meno sensato, dall’altro quello che maggiormente lascia perplessi vista l’intransigenza in passato dimostrata dall’ex Primo Ministro della Gram Bretagna, intransigenza che, a quanto pare, ha direttamente causato il prolungamento del conflitto con le ovvie conseguenze, in termini di distruzione e di perdita di vite umane, che ciò ha comportato. E quindi, sul Daily Mail (https://www.dailymail.co.uk/news/article-13652007/BORIS-JOHNSON-convinced-Trump-strength-bravery-save-Ukraine-end-appalling-war.html), proprio Johnson prende la parola e spiega la sua nuova posizione, che apparentemente deriva da un serio innamoramento politico per Trump, che avrà ‟la forza e il coraggio” di far finire la guerra. Il piano di Johnson è semplicissimo (Johnson ha sempre soluzioni semplicissime, e prive di senso, per problemi straordinariamente complessi): in primo luogo bisogna aumentare gli aiuti militari all’Ucraina e consentirle di attaccare in profondità il territorio russo, la soluzione miracolistica di cui discutevamo ieri e che secondo lui obbligherà la Russia a negoziare. Il piano di pace di Johnson prevede il ritiro della Russia sui confini del febbraio 2022 (par di capire che quindi conserverebbe Crimea, Donetsk e Lugansk) e per buon cuore, e per darle un contentino, verrebbero introdotte misure di protezione per i ‟russofoni” in Ucraina, le verrebbe concesso un posto nel G7 che diventerebbe G7+1 (ma la Russia, sempre per bontà di cuore, sarebbe libera di chiamarlo G8 per uso interno) e si farebbe ripartire il programma NATO-Russia, con l’Ucraina, ovviamente, nella NATO – cosa che converrebbe agli USA che potrebbero così appaltarle la difesa del continente e risparmiare un sacco di soldi. È un piano risibile sotto molti aspetti ma è la prima volta, a mia memoria, che l’idea che anche alla Russia vada dato qualcosa si affaccia nelle proposte occidentali, anche se Johnson non ha più alcun potere e quindi scrive parole in libertà. Da parte ucraina, e questo è sospetto, non c’è stata alcuna risposta ufficiale (le risposte russe ve le lascio immaginare).

Francesco Dall’Aglio

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