La vittoria dei laburisti di Keir Starmer, pur avendo inflitto una dura sconfitta ai conservatori, non soddisfa i partiti della sinistra britannica, come il Workers Party o il Communist Party of Britain, che si preparano a dare vita ad una dura opposizione extraparlamentare.

Le elezioni legislative del 4 luglio nel Regno Unito hanno portato alla fine dei governi conservatori, con la netta sconfitta del Primo Ministro uscente Rishi Sunak, per lasciare spazio alla leadership laburista di Keir Starmer. Il Labour Party ha infatti ottenuto il 33,7% delle preferenze con 411 seggi conquistati, mentre il Conservative and Unionist Party, nome ufficiale dei Tories, non ha fatto meglio del 23,7%, perdendo quasi venti punti percentuali rispetto al 2019, ed eleggendo appena 121 membri della House of Commons.

La solita alternanza tra le due principali forze politiche tipiche del bipartitismo britannico non deve tuttavia occultare i risultati delle forze “minori”, che si stanno ritagliando uno spazio sempre maggiore. I Liberal Democrats restano stabili al terzo posto con il 12,2% delle preferenze, ma guadagnano nettamente in termini di seggi, passando da appena otto rappresentanti a 72, grazie al sistema first-past-the-post che caratterizza il sistema elettorale britannico. Negativo, invece, il risultato dello Scottish National Party, che, dopo il ritiro dalla scena di Nicola Sturgeon, fatica a confermarsi come la prima forza politica scozzese, guadagnando solo nove scranni. In Irlanda del Nord, invece, Sinn Féin conferma i suoi sette seggi, diventando la quinta forza politica del Regno per presenza parlamentare.

Se il sistema first-past-the post ha avvantaggiato i Liberal Democrats, non possiamo dire altrettanto del partito di estrema destra Reform UK. La formazione del controverso Nigel Farage ha infatti ottenuto un risultato clamoroso sul voto nazionale, affermandosi come terzo partito per numero di elettori (14,3% dei votanti), ma vincendo solamente in cinque collegi. Discorso simile vale per il Green Party of England and Wales, quinta forza in termini di consensi (6,4%), ma capace di eleggere solo quattro deputati.

A sinistra, ha fatto notizia soprattutto il ritorno in parlamento di Jeremy Corbyn, l’ex leader laburista che ha ottenuto il suo seggio come indipendente. Dopo la sua rottura con Starmer e con la sua linea moderata, Corbyn rappresenterà certamente l’opposizione parlamentare da sinistra nei confronti del nuovo esecutivo londinese, motivo per il quale la sua elezione è stata giustamente accolta come positiva. Al contempo, tuttavia, la sinistra britannica perde il seggio di George Galloway, leader del Workers Party of Britain (WPB), che questa volta non è riuscito nell’impresa di sconfiggere il candidato liberista nella sua roccaforte di Rochdale.

Nonostante la perdita del suo unico seggio in parlamento, il WPB ha analizzato positivamente il proprio risultato elettorale, e naturalmente non mancherà di far sentire la propria voce di dissenso anche al di fuori dell’organo legislativo. Il WPB si afferma infatti come sesta forza politica del Regno Unito per numero di elettori, sfiorando la conquista di ben tre seggi, considerando, oltre a quello di Rochdale, anche i collegi di Yardley e Hodge Hill, dove i candidati del WPB sono arrivati a poche centinaia di voti dal vincitore.

Per via della nostra feroce politica anti-imperialista e socialista, l’establishment ha messo ogni ostacolo sul nostro cammino“, si legge sul sito del WPB, che denuncia un “quasi totale blocco mediatico” nei suoi confronti e “la violenza contro i nostri attivisti nelle strade“. “Il nostro partito non scomparirà silenziosamente nella notte. I lavoratori continuano a morire a causa dell’austerità, i palestinesi stanno ancora subendo un genocidio e tutto ciò che è cambiato è che la classe dirigente ha portato una nuova gestione per fare il loro lavoro sporco“, si legge ancora nel comunicato.

Alle elezioni ha preso parte anche il Communist Party of Britain (CPB), che tuttavia ha presentato solo 14 candidati. “Il nostro obiettivo in questa elezione era quello di elevare il livello di coscienza di classe e rivoluzionaria e continuare a costruire il Partito Comunista per le lotte future“, si legge sul sito del CPB, che ha a sua volta denunciato l’ostracismo da parte dei media e dei governi sia laburisti che conservatori. “Affrontiamo i media monopolistici e l’anticomunismo sostenuto dallo Stato“, affermano i comunisti britannici.

Il CPB non fa mancare le proprie critiche nei confronti del neonato governo di Keir Starmer: “Come previsto, il Partito Laburista di Keir Starmer ha ottenuto una maggioranza significativa, beneficiando del sistema maggioritario, del crollo del voto conservatore e dell’ascesa di Reform. Ma le apparenze ingannano. La maggioranza di Starmer si basa su un numero di voti significativamente inferiore rispetto a quelli ottenuti da Corbyn sia nel 2017 che nel 2019. Starmer e il suo Partito Laburista non hanno un ampio sostegno da parte dei lavoratori. La piattaforma pro-grande impresa su cui Starmer ha basato la sua campagna non offre alcun cambiamento significativo o progresso per i lavoratori. La vittoria di Starmer di per sé non è una vittoria per i lavoratori“.

Robert Griffiths, segretario generale del Communist Party of Britain ha rilasciato un’intervista in cui ha analizzato sia i risultati del suo partito che la politica britannica in generale. Come abbiamo affermato in precedenza, il sistema elettorale britannico tende a penalizzare fortemente alcuni partiti per avvantaggiare i due partiti principali e quelli locali di Scozia e Irlanda del Nord. Per questo, i comunisti britannici ritengono che sia necessaria una riforma in senso proporzionale: “Oggi il Labour occupa quasi due terzi dei seggi con solo un terzo dei voti popolari. I conservatori sono solo leggermente sovra-rappresentati questa volta, mentre i LibDems godono di una rappresentanza proporzionata. Ma Reform UK con il 14% dei voti e i Verdi con il 7% sono gravemente sottorappresentati in quello che è il più grande disallineamento tra voti e seggi da quando è stato raggiunto il suffragio uguale quasi un secolo fa, nel 1928“, ha notato Griffiths.

Pur con una salda maggioranza parlamentare, dunque, i laburisti di Keir Starmer dovranno guardarsi dalla dura opposizione che le forze della sinistra imperialista extraparlamentare porteranno avanti, con una possibile sponda all’interno della House of Commons da parte di Jeremy Corbyn.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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