Indipendentemente dai gusti personali, la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 ha segnato una vera e propria rivoluzione che ha rotto con la liturgia del passato pur mantenendo i legami con la tradizione.

Come ogni novità radicale, la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 ha suscitato pareri contrastanti tra gli spettatori e gli addetti ai lavori. I più tradizionalisti hanno criticato lo spettacolo nato da un’idea di Thierry Reboul, direttore esecutivo delle cerimonie olimpiche, e realizzato dall’abilità registica di Thomas Jolly; altri, come il quotidiano sportivo spagnolo Marca, non hanno esitato a definire quella francese come “la miglior cerimonia d’apertura nella storia delle Olimpiadi”.

Trascendendo dai gusti personali, quanto avvenuto a Parigi segna certamente un nuovo capitolo nella storia olimpica e nel modo di intendere la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici. A fronte di alcuni piccoli inevitabili inconvenienti – la pioggia che ha funestato quasi tutta la serata e qualche problema nell’inquadratura delle delegazioni sulle barche –, l’ambizioso progetto annunciato dagli organizzatori francesi è stato un successo, nonostante le oggettive difficoltà nella realizzazione tecnica e di sicurezza, visti gli oltre 6 km coperti dall’evento.

Apprezzatori e detrattori, tutti coloro che hanno assistito a questa cerimonia d’apertura se ne ricorderanno certamente ancora fra anni, a fronte delle dimenticabili e spesso ripetitive cerimonie delle ultime edizioni dei Giochi, troppo ingessate in una liturgia sempre uguale a sé stessa e al limite del tedioso. Jolly ha invece saputo conciliare le grandi innovazioni di una cerimonia che ha reso l’intera città in un palcoscenico con i momenti più tradizionali, come la presentazione della bandiera a cinque cerchi e la suggestiva accensione del braciere olimpico. Scrive il Washington Post: “La città è i Giochi Olimpici e i Giochi Olimpici sono la città, non esiste più una separazione fra le due cose”.

Ai più attenti non possono essere sfuggiti alcune piccole “prime volte” all’interno di questa cerimonia di per sé storica, come la spettacolare esibizione dei Gojira nel suggestivo scenario della Conciergerie, il che ha reso il gruppo francese la prima band metal di sempre ad esibirsi ai Giochi Olimpici. Anche da questo punto di vista, l’evento ha saputo unire tipologie musicali molto diverse tra loro, dalla musica contemporanea alla tradizione della canzone d’autore francese, da Édith Piaf a Daniel Balavoine, fino a superstar internazionali come Lady Gaga ed al clamoroso ritorno sulla scena di Céline Dion.

Abbastanza evidenti sono stati anche i messaggi “politici” dati dalla cerimonia a firma di Jolly. I tradizionali messaggi di inclusione che caratterizzano i Giochi Olimpici sono stati portati ad un nuovo livello, mettendo in evidenza ogni tipo di diversità, facendone una forma di ricchezza. Un ruolo importante è stato dato anche alla Francia d’oltremare, un tema molto caldo viste le recenti ondate di protesta in Nuova Caledonia: non solo in collegamento con Teaupho’o, la sede polinesiana delle gare di surf selezionata con lungimiranza dal comitato organizzatore, ma anche la scelta della cantante guadalupense Axelle Saint-Cirel per intorare la Marsigliese e quella di due atleti antillani, Teddy Riner e Marie-José Perec, per l’accensione del braciere olimpico.

Per queste ragioni, la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 non può che essere definita come “straordinaria” nel senso letterale del termine, ovvero “fuori dall’ordinario”. Un parere condiviso non solo dal già citato Marca, ma anche da altre testate internazionali, come il Los Angeles Times, che ha parlato della “cerimonia più unica nella storia dei Giochi Olimpici” o dal tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, per il quale questo “spettacolo resterà nella storia”.

Con audacia e coraggio, gli organizzatori francesi hanno sfidato la tradizione per introdurre l’innovazione in un evento che rischiava di restare imbalsamato nella sua stessa ingombrante storia. Essendo stati i primi a farlo, qualche sbavatura era inevitabile, ma questo esperimento potrebbe ispirare gli organizzatori delle prossime edizioni dei Giochi. Come scritto dal Washington Post, “Parigi ha dimostrato che un’idea audace poteva ridare splendore a un evento sportivo mondiale che ha visto la sua popolarità sprofondare negli ultimi anni”. Adesso sta agli organizzatori futuri decidere se proseguire su questa strada o tornare alla vecchia liturgia simil-religiosa.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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