Dell’orsa KJ1 abbattuta qualche giorno fa in base all’ennesima ordinanza del Presidente Fugatti si è detto e scritto molto. Per parte mia sto con gli orsi e penso che si possano sopprimere solo in extremis: quando il pericolo per l’incolumità fisica degli uomini sia concreto, non astratto o, peggio, immaginario (cioè pretestuoso). Spetta alle autorità vigilare, informare, prevenire; e agli escursionisti di adottare le cautele necessarie, la prima delle quali è quella di astenersi dall’addentrarsi in sentieri e boschi dove si sa – specie se sia segnalato adeguatamente – che l’incontro con l’orso sia possibile o probabile.
Potremmo aggiungere altri argomenti, magari estraendoli dai nostri sentimenti, dalla nostra ideologia, dalla nostra etica ambientale ecc. Per lo più questo è stato fatto in riferimento all’orsa KJ1. Ma non è stato valutato approfonditamente il percorso legale che ha condotto una squadra del Corpo forestale della Provincia di Trento ad uccidere l’animale. La prima domanda che ci si dovrebbe porre è, invece, se la disciplina giuridica sia stata correttamente applicata o, anche, se essa sia adeguata (e, dunque, debba essere eventualmente modificata). Dimentichiamoci per un poco della sfortunata orsa; e vediamo se il Presidente della Provincia autonoma di Trento abbia agito correttamente.
Il Presidente Fugatti emetteva complessivamente tre successive ordinanze di abbattimento. L’esecuzione delle prime due erano sospese dal Tar di Trento in applicazione del principio cosiddetto di proporzionalità: vale a dire l’orso può anche essere abbattuto se la sua soppressione sia adeguata al pericolo creato dall’animale e non esista altra soluzione alternativa. Cioè se l’orsa avesse minacciato in concreto l’incolumità della popolazione o degli operatori forestali – creando, aveva scritto la giudice Alessandra Farina, «pericoli imminenti determinati dai comportamenti dell’esemplare» – allora si sarebbe potuto legittimamente ordinarne la soppressione.
Ora, il Tar aveva rinviato al 5 settembre l’esame approfondito della questione, precisando che, nel difetto di quei «pericoli imminenti», la Provincia avrebbe potuto nel frattempo disporre la cattura dell’orsa e il suo trasferimento in cattività; oppure assumere altre cautele, «escluso il censurato abbattimento […] non ultima l’interdizione all’accesso in determinate aree». Invece, Fugatti, prima disponeva che a KJ1, fosse apposto il collare elettronico per monitorarne i movimenti; poi revocava la seconda ordinanza e ne emanava una terza con l’ordine di soppressione. L’ordine era dato di notte e all’alba l’orsa, subito rintracciata, veniva uccisa dalla Forestale. Si aggiunga soltanto che KJ1 era l’unica orsa corredata di collare tra gli orsi del Trentino.
Per legge della Repubblica italiana gli animali selvatici appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato. Il sospetto è che il Presidente Fugatti non solo abbia eluso le disposizioni impartite dal Tar, ma anche violato la legge e danneggiato lo Stato proprietario. Mi auguro che sia fatta luce su questa sua eventuale (probabile) responsabilità, che mi parrebbe aggravata dal piano predisposto per evitare che il Tar avesse il tempo per sospendere anche la terza ordinanza: il collare, il provvedimento notturno, l’ordine di esecuzione immediata. Insomma è evidente un disegno preordinato.
Al di là di ogni altra valutazione, la condotta del Presidente della Provincia autonoma di Trento segnala il desiderio di ribellarsi all’autorità dello Stato e di porsi di conseguenza sopra tutti, superiorem non reconoscens: questa a me pare la faccenda più grave, che sembra indirettamente rivelare cosa ci stia veramente dietro l’autonomia differenziata reclamata dalle Regioni del Nord. In Trentino come in Veneto si pensa prima di tutto al turismo e ai facili profitti che ne derivano. Gli orsi erano stati reintrodotti una ventina d’anni fa per attirare turisti curiosi e, magari, desiderosi di avventure di piccolo cabotaggio; e, paradossalmente, proprio per tutelare il turismo dell’estate 2024 KJ1 è stata uccisa. Senza che l’animale avesse, però, assunto comportamenti temibili dopo le pronunce del Tar. Ma qualche operatore deve avere immaginato che i turisti si sarebbero potuti impressionare e disdire le prenotazioni; oppure che dei vacanzieri potessero temerariamente spingersi nelle zone battute dall’orso e, mettendosi loro in pericolo, qualcosa potesse capitargli, con l’ulteriore rischio di ulteriori disdette.
Il turismo non è, e non sarà, la panacea dell’economia italiana. In altri Paesi lo hanno cominciato a capire; noi per ora no. Oltretutto esso è ad alto consumo del nostro patrimonio storico-ambientale dentro cui ci sta anche la fauna. Tutto ciò accompagna la scelta – politica – del Presidente Fugatti: una scelta tragica, per KJ1 sì, ma di più ancora per la Repubblica