Oggi scadranno i termini per presentare il progetto completo del Ponte sullo Stretto di Messina: l’opera faraonica della quale in Italia si parla da ormai un secolo e che Salvini, da quando è ministro delle Infrastrutture, ha fatto una propria bandiera politico-elettorale. Ma il progetto non è pronto. Quindi, il governo ha inserito nel Decreto Infrastrutture, approvato l’altro ieri alla Camera con voto di fiducia, un emendamento che cambia le modalità per l’approvazione del progetto esecutivo del Ponte, che non dovrà più essere presentato per intero entro fine mese ma sarà approvato “per fasi costruttive”, ossia a pezzi. La misura, salutata con entusiasmo da Pietro Ciucci, AD della società Stretto di Messina, è stata aspramente contestata dai movimenti che parlano di una norma che testimonia “l’assenza di un progetto definitivo approvabile” e che serve solo a continuare a “drenare ingenti risorse pubbliche in deroga a tutti i limiti di legge“.

Le modifiche al cosiddetto DL Infrastrutture sono state approvate la mattina di venerdì 30 luglio con 169 sì e 101 no, nell’ambito di un provvedimento denominato “disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico”. In esso, si elimina il termine del 31 luglio 2024 per l’approvazione del progetto esecutivo, “prevedendo, in suo luogo, che l’approvazione possa avvenire anche per fasi costruttive”. Nello specifico, viene fatta una piccola aggiunta all’articolo 2 del decreto-legge n. 35 del 2023: a venire modificato sarà l’iter di attuazione del cosiddetto “cronoprogramma”, che verrà approvato “progressivamente“. In pratica man mano che si costruisce si approverebbe la fase successiva di costruzione. Nel decreto di ieri sono presenti inoltre modifiche sulle variazioni dei prezzi e sugli indennizzi per gli espropri. Nello specifico, esso aggiunge specificazioni sull’iter di esproprio e stabilisce che “la Stretto di Messina S.p.A. non subentra nei rapporti passivi gravanti sui proprietari a favore di istituti finanziari, né acquisisce alcun gravame sull’unità immobiliare ceduta”; questo significa che tutti i debiti su terreni, e abitazioni espropriate rimarranno a carico degli attuali proprietari. Per quanto riguarda gli indennizzi, infine, il decreto prevede “l’erogazione di un’indennità quantificata tenendo conto del valore venale dell’immobile maggiorato del 15 per cento“, con una aggiunta “fino ad un importo massimo di euro 40.000” in caso di immobile adibito a prima casa. Ora il provvedimento dovrà passare al vaglio del Senato per l’approvazione definitiva. Il Governo ha tempo fino al 28 agosto per ratificarne le modifiche, e assicurare che tali aggiunte entrino in vigore.

L’approvazione del decreto è stata particolarmente criticata dai comitati contro la costruzione del ponte. Il testo è stato redatto nel mese di giugno, ma già a maggio il progetto di aprire i cantieri nel 2024 era naufragato. Nonostante quello che pareva un destino segnato, ad aprile è partito l’iter per gli espropri, contro cui oltre cento cittadini hanno intentato una causaportando in tribunale la società Stretto di Messina SPA. Il 14 giugno, come comunica l’ufficio stampa dell’azione collettiva, “la XVII sezione del Tribunale ordinario di Roma – Sezione Imprese – ha fissato per venerdì 27 settembre alle ore 11.30 la prima udienza per la trattazione dell’Azione Inibitoria Collettiva”.

[di Dario Lucisano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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