Farid Adly

Per il 25esimo dell’incoronazione, Mohammed VI libera 2476 detenuti, tra i quali anche giornalisti e attivisti della società civile.

Un’amnistia del monarca Mohammed VI apre le sbarre delle celle a molti detenuti tra i quali prigionieri politici e di coscienza. L’amnistia è stata proclamata in occasione della festa della corona. Sono stati liberati 2476 detenuti, in prevalenza per reati comuni.

Tra i liberati vi sono tre giornalisti condannati ingiustamente con accuse false, Omar Radi, Soleiman Rissouni e Tawfiq Bueshreen ed un professore universitario, Lmaati Munjib. 

Non potendo condannare i tre giornalisti sulla base dei loro articoli di critica politica al potere e in modo particolare alle forze di sicurezza e sui piani economici, la polizia e la magistratura addomestica hanno fabbricato nei loro confronti accuse infamanti, per stupro e molestie sessuali con testimoni di comodo, dichiaratamente infiltrati nelle redazioni. Le condanne subite avevano previsto anche forti pene pecuniarie, per decine di migliaia di euro. 

Bueshreen è stato arrestato nel 2018 nella redazione di Akhbar Al-Yom della quale era direttore, con l’accusa di violenza sessuale su una stagista. È stato condannato a 12 anni in primo grado, innalzati a 15 in cassazione. La ragazza che lo aveva accusato è stata nominata, un mese dopo la condanna,  capo ufficio stampa di un ministero.

Anche il direttore successore al quotidiano, Soliman Rissouni, è stato arrestato. Il motivo vero sono i suoi editoriali e l’impronta investigativa che aveva dato al quotidiano, scoprendo le ruberie di funzionari e politici. Ma per incastrarlo, la polizia si è avvalsa della testimonianza di un omosessuale che ha raccontato ai giudici di essere stato violentato dal direttore contro la sua volontà. Condanna: 5 anni e 10 mila euro di risarcimento.

Il caso di Omar Radi ha avuto anche un’eco internazionale, perché Amnesty International ha accusato la polizia marocchina di aver spiato il cellulare del giornalista utilizzando il programma israeliano Pegasus. La colpa di Radi è quella di aver pubblicato un’inchiesta sull’appropriazione indebita da parte di circa 60 uomini politici di primo piano di terreni pubblici a prezzi stracciati. Contro Radi l’accusa è stata di spionaggio, senza uno straccio di prova. Condanna: 6 anni e 20 mila euro di multa.

Il professor Lmaati Munjib era già in libertà provvisoria dopo diversi mesi di sciopero della fame ed è sotto processo da 9 anni con accuse di spionaggio e contatti con organizzazioni nemiche della monarchia. Accuse pretestuose con un processo che dura da 9 anni, per ben 46 udienze, senza poter dimostrare la sua colpevolezza. Alla pubblicazione del provvedimento, Munjib ha espresso la felicità per le famiglie dei liberati, ma ha ricordato che ci sono molti altri giornalisti e attivisti in carcere ingiustamente e in modo particolare gli attivisti del Hirak del Rif, il movimento che aveva rivendicato una maggiore attenzione allo sviluppo economico della zona del nord ed era stato represso nel sangue e imprigionati i suoi capi.  

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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