Le rivolte contro l’immigrazione che stanno incendiando il Regno Unito
A poco più di un mese dall’insediamento del nuovo premier britannico Keir Starmer, il Regno Unito è in totale subbuglio. Da circa una settimana, dopo che tre bambine sono state uccise a Southport da un soggetto armato di coltello, sono state registrate violente proteste in diverse cittadine del Regno Unito. Sabato e domenica sono scoppiati nuovi disordini a seguito di manifestazioni organizzate da movimenti di estrema destra e anti-immigrazione. I raduni, mossi dallo slogan «quando è troppo è troppo!», si sono svolti in una dozzina di città inglesi e a Belfast, nell’Irlanda del Nord. A Leeds, Manchester e Nottingham sono state organizzate contro-manifestazioni antirazziste e la polizia è dovuta intervenire per separare i cortei che cominciavano a scontrarsi. Starmer, ha detto sabato che non ci sono «scuse per la violenza», e poco dopo ha tenuto una riunione telefonica di emergenza con i suoi ministri, in cui ha ribadito che «il Governo sostiene la polizia nell’intraprendere tutte le azioni necessarie per mantenere le strade sicure».
Le proteste in Regno Unito sono iniziate martedì 30 luglio, in risposta all’accoltellamento avvenuto il giorno precedente nella città marittima di Southport, nell’area nordoccidentale dell’Inghilterra. Verso le 11.50 locali (12.50 italiane) di lunedì 29 luglio un ragazzo non meglio identificato è entrato presso il centro per l’infanzia Hope of Hart, in cui si stava tenendo un evento di danza e yoga a tema Taylor Swift. Il soggetto ha accoltellato parecchi dei presenti, finendo per uccidere 3 bambine rispettivamente di 6, 7, e 9 anni, e ferire circa una dozzina di persone, per la maggioranza bambini. Vittime e feriti sono stati portati rapidamente agli ospedali generali di Aintree, e Southport and Formby, e alla clinica pediatrica Alder Hey, che ha lanciato lo stato di emergenza per gli incidenti gravi. In seguito all’aggressione, sono partite le indagini della polizia e poche ore dopo, attorno alle 14.00, sono iniziate a girare prime voci sull’identità dell’aggressore.
Secondo le dichiarazioni rilasciate dal vertice della Merseyside Police (la forza di polizia territoriale inglese che serve l’area a nord-ovest del Paese) Serena Kennedy, e le ricostruzioni dei testimoni, il ragazzo, un diciasettenne residente a Banks e nato a Cardiff, sarebbe arrivato sul posto mascherato a bordo di un taxi che si è rifiutato di pagare. La polizia ha poi arrestato un sospetto senza rilasciare ulteriori informazioni anagrafiche sul suo conto in quanto minorenne. Col passare delle ore, in seguito a una notizia condivisa dalla BBC, ha iniziato a circolare la voce che l’attentatore provenisse dal Rwanda. Sulla base di essa, e spinte da movimenti di estrema destra (quali National Front, Britain First, e British Movement), si sono formate fake news circa l’identità del ragazzo, che hanno iniziato a dipingerlo come un immigrato irregolare e richiedente asilo. Nonostante i continui appelli a non credere alle voci riguardanti le informazioni anagrafiche dell’aggressore lanciati da politica e forze dell’ordine, la notizia ha iniziato a prendere piede rapidamente.
Nella giornata di martedì, in seguito alla veglia funebre dedicata alle bambine uccise, centinaia di persone si sono radunate presso la città di Southport. Un paio di ore dopo la fine della cerimonia, alle 20.47, sono iniziate le prime proteste, secondo il quotidiano britannico Guardian fomentate dagli stessi movimenti di estrema destra che hanno fatto circolare le fake news sull’attentatore. In breve tempo, la città costiera è diventata teatro di scontri violenti tra polizia e manifestanti, che hanno lanciato pietre, mattoni, bottiglie, e petardi contro le forze dell’ordine, e appiccato incendi per le strade di Southport. I dimostranti si sono radunati presso la moschea della città, iniziando ad assaltarla, e la stessa comunità islamica ha rilasciato un comunicato in cui denuncia le azioni «discriminatorie» e sostiene di non essere coinvolta con i fatti di lunedì 29 luglio.
A partire da mercoledì, il Paese è sprofondato nel caos: le manifestazioni sono arrivate anche a Londra, Manchester, Hartlepool, Aldershot e Middlesbrough. Solo nella capitale sono state arrestate 111 persone, a Machester le proteste sono arrivate davanti a un centro di accoglienza migranti, e ad Aldershot ci sono state piccole schermaglie con la polizia; il peggio però è avvenuto ad Hartlepool, dove i dimostranti hanno ingaggiato veri e propri scontri con le forze dell’ordine, in seguito a cui sono arrivati a dare fuoco a una volante della polizia. Il 2 agosto le proteste hanno raggiunto Liverpool e Sunderland, dove i manifestanti si sono scontrati con la polizia nei pressi di una moschea, hanno dato fuoco a una vettura di Uber, e preso d’assalto numerosi negozi. Il 3 agosto le manifestazioni dell’estrema destra si sono estese a praticamente tutto il Paese, e nel frattempo sono partite le contro-proteste: tra Leeds, Manchester e Nottingham oltre 1.000 persone si sono radunate in piazza per denunciare chi l’immigrazione clandestina chi l’ondata di islamofobia che sta investendo il Regno Unito, e in quest’ultima i due gruppi sono arrivati a scontrarsi; le proteste antirazzismo sono arrivate anche a Bristol e a Belfast.
Tra il 4 e il 5 agosto, le manifestazioni e gli scontri non hanno accennato a fermarsi. Gli episodi di vera e propria guerriglia urbana sono andati sempre più aumentando e sono divenuti sempre più intensi; in totale sono stati feriti dozzine di membri delle forze dell’ordine e altrettanti manifestanti dell’una e dell’altra parte. Le proteste nate in seguito ai fatti di Southport sono da molti descritte come le più intense degli ultimi 13 anni ad avere investito il Regno Unito. Il Primo Ministro Starmer ha condannato con forza l’uso della violenza e ha affermato che userà il pugno di ferro contro tutti coloro che fomentano le proteste, «promuovendo la giustizia penale» tanto «online» quanto «offline»: in totale solo negli ultimi sei giorni sono state arrestate oltre 400 persone.
[di Dario Lucisano]