Nell’oblast’ di Kursk la situazione è ben lontana dall’essere stabilizzata e ci vorrà del tempo perché succeda; bisogna però fare attenzione a non considerare l’area in cui sono segnalate truppe ucraine, che è grande, con quella di cui queste truppe hanno effettivamente il controllo, che invece non è molto estesa. Al momento le unità ucraine si muovono con mezzi veloci, per allargare quanto più possibile la zona che le carte segnalano come in mano loro, ma consolidarsi sarà tutt’altra storia. Per adesso, però, questo consolidamento non è fondamentale, è fondamentale fare quanto più baccano possibile, destabilizzare quanto più possibile la logistica russa, e far litigare qualche pezzo grosso. Obiettivi diciamo minimi.
Ciò detto, c’è però una cosa che bisogna assolutamente tener presente. Sto leggendo, da commentatori ucraini, russi e occidentali solitamente sensati, una serie di valutazioni abbastanza assurde sulla presunta inutilità di questa operazione. Ora, inutile da un certo punto di vista lo è, perché non cambierà il corso generale del conflitto e non provocherà la guerra civile in Russia, e anche l’idea di scambiare quei territori con altri in mano russa dovrà fare i conti con due problemi di difficile soluzione: i russi occupano una quantità incommensurabile di terreno in più degli ucraini e, soprattutto, le potenze nucleari di solito non prendono benissimo i ricatti (la cautela statunitense, che contrasta col solito entusiasmo dell’Unione Europea, potrebbe essere dovuta a questa considerazione elementare). D’altra parte, non occorre atteggiarsi a saggio che medita sulla cima della montagna dopo aver letto Sun-Tzu e il Libro dei Cinque Anelli per concepire il pensiero piuttosto banale che se il tuo avversario è forte in un punto, tu devi attaccarlo dove è debole, o almeno meno forte; e se si aspetta un tuo attacco in un certo luogo, devi attaccarlo in un altro. Per cui sciocco questo attacco non lo è per niente, nonostante i meme che sta generando (ne allego uno, per sfizio, ma avrete capito che non sono d’accordo). Qualcosa a Kiev si devono inventare, perché altrimenti tanto varrebbe arrendersi ora piuttosto che aspettare altri sei mesi o un anno, con altre perdite umane, economiche e territoriali. Meglio mandare queste unità a farsi macinare alla periferia di Toretsk o utilizzarle per provare, appunto, a negoziare da quella famosa “posizione di forza”? Posizione di forza, ovviamente, che non può essere la stazione di pompaggio di Sudža e nemmeno l’omonimo centro abitato. Quindi, come ho già scritto in precedenza, altre azioni del genere seguiranno. L’Ucraina non ha nessuna intenzione “di andar via gentile in quella buona notte”. Il problema è se alla fine la Russia deciderà di accelerare l’alba.

Francesco Dall’Aglio

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