La Turchia si è ufficialmente unita al caso di genocidio presentato contro lo Stato di Israele presso la Corte dell’Aia dal Sudafrica. A dichiararlo, settimane dopo l’annuncio informale, è lo stesso Ministro degli Esteri di Ankara Hakan Fidan. Sullo sfondo di un clima di generale «impunità per i suoi crimini, Israele uccide ogni giorno sempre più palestinesi innocenti», ha dichiarato lo stesso Fidan, invitando la «comunità internazionale» a seguire l’esempio del Sudafrica e a «fare la sua parte per fermare il genocidio». La Turchia si aggiunge così alla lista dei Paesi che si sono mossi legalmente contro Israele per porre maggiore pressione su Tel Aviv affinché interrompa il massacro in corso a Gaza, confermando la propria linea dura di sostegno alla causa palestinese; Ankara, in ogni caso, non fa che confermare anche il sostanziale doppiopesismo di Erdogan, che da una parte tende la mano alla Palestina, mentre dall’altra continua la propria personale campagna di sterminio della resistenza curda.
L’annuncio della richiesta di intervento nel caso di genocidio presentato contro Israele è stato rilasciato da Fidan ieri pomeriggio alle 15.40. Esso era stato lanciato giorni fa, e in generale risultava abbastanza atteso, visto il continuo sostegno mostrato dalla Turchia nei confronti del popolo palestinese. Nella sua dichiarazione, Fidan denuncia il sostanziale clima di omertà entro cui si muove Tel Aviv, che, col sostegno dell’Occidente, continua indisturbata il proprio massacro di civili a Gaza. In tal senso, l’intenzione della Turchia sarebbe quella di «esercitare la pressione necessaria su Israele e sui suoi sostenitori» perché lo Stato ebraico cessi tutte le operazioni in Palestina, calcando la mano sul canale diplomatico. Da Israele non paiono essere ancora arrivate risposte, anche se mesi fa, davanti alle accuse di genocidio mosse da Erdogan, Netanyahu aveva risposto al Presidente turco di «pensare al suo, di genocidio».
Effettivamente, non risulta del tutto fuori luogo dubitare delle buone intenzioni di Erdogan, posto che la Turchia sta portando avanti azioni del tutto simili contro la popolazione curda. Le recenti offensive contro il Rojava e contro il Kurdistan iracheno sono infatti volte a colpire soprattutto la popolazione civile, con sistematici attacchi a infrastrutture e abitazioni, e la distruzione di migliaia di ettari di campi coltivati. Le manifestazioni di solidarietà alla causa palestinese da parte del Presidente turco, secondo l’opinione di diversi analisti, sarebbero insomma volte soprattutto a conquistare consenso interno e rendere Ankara un punto di riferimento per i Paesi a maggioranza musulmana.
La causa contro Israele è stata presentata dal Sudafrica alla CIG lo scorso 29 dicembre. Da allora, numerosi Paesi hanno mostrato sostegno ad essa, dal Medio Oriente all’America Latina, passando per il continente asiatico. I Paesi che, analogamente a quanto fatto dalla Turchia, hanno presentato formalmente una richiesta di adesione alla causa sono Spagna, Nicaragua, Colombia, Messico, Libia e Palestina. Altri (Belgio, Maldive, Egitto, Cile, Irlanda e Cuba) hanno poi manifestato l’intenzione di aderirvi. A questi si aggiungono inoltre più di un migliaio di organizzazioni in tutto il mondo che hanno espresso la propria solidarietà alla causa.
[di Dario Lucisano]