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Negli ultimi anni, il settore finanziario ha visto un cambiamento significativo nella sua relazione con l’industria delle armi. Due delle più grandi banche europee, Crédit Agricole e BNP Paribas, hanno iniziato a investire apertamente nella produzione e nel commercio di armamenti, segnando una svolta storica nelle politiche di investimento che tradizionalmente si conformavano ai criteri ESG (ambientali, sociali e di governance).

Crédit Agricole e BNP Paribas, una scelta controversia

La decisione di Crédit Agricole e BNP Paribas di entrare nel settore della difesa è una mossa che ha sollevato molte critiche e preoccupazioni, specialmente in relazione ai criteri ESG, che le banche sostenevano di voler seguire. Questo cambio di rotta è stato stimolato da pressioni politiche significative.

Secondo il quotidiano francese Les Echos, la decisione delle banche è una risposta diretta alle pressioni del ministro delle Forze Armate francesi, Sébastien Lecornu, che ha esplicitamente sollecitato le istituzioni finanziarie a supportare l’industria della difesa, pena la possibilità di subire critiche pubbliche.

In Francia, questa scelta è strettamente legata a un piano di investimento nazionale di 413 miliardi di euro nel settore della difesa, previsto per i prossimi sette anni.

Le prospettive di guadagno in un’industria in rapida crescita come quella delle armi sembrano aver spinto le banche a mettere da parte le preoccupazioni etiche e ambientali.

L’impatto in Italia

La decisione di Crédit Agricole e BNP Paribas ha implicazioni significative anche per il mercato italiano, dove entrambe le banche hanno una forte presenza. Crédit Agricole controlla diverse istituzioni italiane, tra cui Cariparma, Credito Valtellinese e Banco BPM, mentre BNP Paribas possiede BNL, Findomestic e la banca online HelloBank!.

La loro scelta di investire nel settore della difesa potrebbe influenzare anche questi istituti, con potenziali ripercussioni sulle politiche di investimento e sui rapporti con clienti e investitori italiani.

Rapporto “Finance for War. Finance for Peace”

Secondo il rapporto “Finance for War. Finance for Peace” pubblicato da GABV (Global Alliance for Banking on Values), le banche e i fondi di investimento globali immettono circa mille miliardi di dollari nella produzione e nel commercio di armi.

Fino ad ora, le banche europee erano riuscite a mantenere un certo distacco da tali investimenti, operando in modo indiretto per evitare di compromettere i criteri ESG. Tuttavia, le recenti mosse di Crédit Agricole e BNP Paribas segnano un cambiamento radicale, abbattendo uno degli ultimi tabù del settore finanziario europeo.

Politica e finanza, un connubio pericoloso

La pressione politica gioca un ruolo cruciale in questa trasformazione. Secondo quanto riportato da Les Echos, il governo francese ha chiarito che il supporto delle banche all’industria della difesa è considerato una priorità nazionale.

Questo è ulteriormente enfatizzato dal coinvolgimento del fondo Weinberg Capital, che sta coordinando una raccolta fondi per investire almeno 200 milioni di euro nel fondo Eiréné, un fondo dedicato alla difesa che prende il nome dalla dea greca della pace, in una scelta ironica e controversa.

La decisione delle banche ha provocato reazioni contrastanti. Da un lato, c’è chi applaude la scelta come un passo necessario per sostenere l’industria della difesa in un contesto globale sempre più instabile. Dall’altro, molti critici sottolineano l’ipocrisia di abbandonare i principi ESG, che le banche avevano pubblicamente sostenuto, in nome del profitto.

Lionel Mestre, partner di Weinberg Capital, ha difeso la decisione affermando che investire nella difesa rappresenta un’opportunità di diversificazione degli investimenti. Tuttavia, tali argomenti non convincono gli oppositori che vedono in questo un tradimento dei valori di responsabilità sociale e ambientale.

Il dilemma: stabilità o profitti a ogni costo?

La questione di investire nel settore delle armi non è solo economica ma anche profondamente etica e politica. Mentre i conflitti globali aumentano e il commercio di armi continua a crescere, le banche si trovano a dover scegliere tra sostenere il settore della difesa o mantenere un impegno verso pratiche di investimento responsabili e sostenibili.

La scelta di Crédit Agricole e BNP Paribas mette in evidenza il dilemma che molte istituzioni finanziarie affrontano oggi: scegliere la pace o armarsi. È una decisione che non solo avrà un impatto sulle loro operazioni, ma potrebbe anche influenzare il modo in cui sono percepite dai clienti e dalla società nel suo complesso

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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