Oggi, 8 agosto, Carles Puigdemont è tornato in Catalogna dopo sette anni dall’autoesilio in seguito ai fatti del referendum del 1° ottobre 2017. Il leader del partito indipendentista JuntsxCat è apparso su un palco montato sotto l’Arc de Trionf di Barcellona, prima che iniziasse, nel vicino Parlament de Catalunya, la sessione per l’investitura del candidato socialista Salvador Illa. Dopo aver pronunciato un acceso discorso, Puigdemont si è dileguato nella folla e attualmente i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, hanno perso le sue tracce.

Carles Puigdemont ha mantenuto la sua promessa. Dopo aver pubblicato una lunga lettera nel suo profilo X nella quale annunciava il suo ritorno in Catalogna e dopo aver organizzato una grande manifestazione nello stesso luogo in cui sette anni fa dichiarò l’indipendenza, l’ex presidente del governo catalano e attuale leader del partito indipendentista di destra JuntsxCat è tornato dall’esilio per esprimersi contro l’investitura di Salvador Illa, risultato del patto tra il Partito Socialista Catalano, propaggine del Partito Socialista Obrero Español e il partito indipendentista di sinistra Esquerra Republicana.

Già dalle prime ore del mattino il passeig Lluis Companys, il viale adiacente all’Arc de Trionf, ha visto radunarsi numerose persone in attesa del grande evento mentre la polizia catalana, già dalle ore 6, ha blindato il Parc de la Ciutadella, polmone della città che ospita il Parlament catalano. In pochissime ore migliaia di persone sono accorse per accogliere Puigdemont, mentre, dal lato opposto, i sostenitori del partito di estrema destra Vox si radunavano sventolando bandiere spagnole ed esprimendo il proprio dissenso nei confronti del leader indipendentista e del presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez.

Verso le 8.55, dopo aver percorso carrer de Trafalgar, Carles Puigdemont è salito sul palco, mandando in visibilio la folla accorsa per sostenerlo. «Oggi sono venuto, per ricordare che siamo ancora qui». Rievocando la repressione attuata dal governo di Mariano Rajoy durante lo svolgimento del referendum e le condanne subite dai rappresentanti indipendentisti, il leader ha dichiarato l’importanza del diritto all’autodeterminazione per il popolo catalano e la possibilità di celebrare un referendum per l’indipendenza. Visibilmente teso, l’ex presidente, con un discorso serrato, ha accusato la democrazia spagnola di essere schiava del volere dei giudici legati alla destra del Partito Popolare (in riferimento alla recente riforma del Consejo General del Poder Judicial approvata dal governo nazionale). Infine, al coro di «Visca Independencia», Carles Puigdemont si è soffermato sulla necessità di perseguire l’indipendenza, rispettando il volere popolare rappresentato dal parlamento.

Concluso il suo discorso, una voce da un altoparlante ha incitato il pubblico ad accompagnare in corteo il leader catalano lungo il viale che collega l’Arc de Trionf al Parlament e in pochi secondi un capannello di persone, tra i quali il presidente della Camera catalana Josep Rull, si è immerso nella folla seguito dalle telecamere dei giornalisti. In questi istanti il pubblico presente si è avvicinato rapidamente per incitare il gruppo, ma, grazie alla confusione, Carles Puigdemont è sparito, facendo perdere rapidamente le sue tracce.

Il corteo, giunto dopo vari minuti all’ingresso del parco blindato dai Mossos d’Esquàdra, ha osservato entrare alcuni deputati, senza però scorgere tra la folla il leader dell’opposizione.
Alle ore 10 ha avuto così inizio la sessione d’investitura ma Carles Puigdemont non era presente nella sala del Parlamento.

Il corteo diretto verso il Parlamento

Mentre Salvador Illa iniziava il suo intervento, fuori, davanti ad uno degli ingressi del parco si sono verificati scontri tra polizia e manifestanti, in seguito all’ingresso di alcuni di questi all’interno del parco. La tensione si è sciolta in pochi minuti, dopo che la polizia ha fatto utilizzo di lacrimogeni per sedare la folla intenzionata ad entrare.

Intanto i Mossos d’Esquadra, responsabili della manifestazione e dell’ipotetico arresto di Puigdemont, hanno dato inizio ad un’operazione di controllo stradale, l’operaciò Gàbia, con l’intenzione di trovare il leader. I posti di blocco, inizialmente collocati tra le strade barcellonesi, si sono estesi fino alle principali arterie autostradali catalane, fino alla frontiera con la Francia. A quattro ore dall’inizio dell’operazione, che ha causato rallentamenti e disagi al traffico estivo, i Mòssos hanno messo fine ai controlli e ai posti di blocco, senza risultati. In una situazione al limite del grottesco, è circolata la notizia della detenzione di un agente di polizia che sarebbe il proprietario dell’automobile, con la quale Puigdemont avrebbe presuntamente messo in atto la sua fuga. Inoltre, il corpo di polizia catalano ha richiesto la convocazione del rappresentante di JuntsxCat Jordi Turull di dichiarare dinanzi alle autorità, con l’accusa di complicità nella fuga di Carles Puigdemont.

Le reazioni da parte della politica spagnola non si sono fatte attendere, il candidato socialista Salvador Illa durante il suo discorso d’investitura ha mosso parole d’empatia verso il leader di Junts, dimostrando il proprio dissenso verso il mandato di cattura ancora in validità, esigendo l’applicazione dell’amnistia in maniera «agile e senza sotterfugi». Parimenti i rappresentanti dei partiti indipendentisti Junts ed Esquerra Republicana hanno mostrato la propria solidarietà nei confronti di Puigdemont. Di tutt’altro avviso sono stati i rappresentanti del Partido Popular, che hanno definito quanto successo oggi come una «umiliazione», accusando l’inadeguatezza politica di Pedro Sánchez.

Ancora una volta Carles Puigdemont è riuscito a fuggire. Durante il suo discorso, l’intera nazione era convinta della sua detenzione e della chiusura definitiva di una storia che va avanti da sette anni, ma dopo quanto accaduto in mattinata, risuonano diversamente le battute finali del suo comizio.

«Non so quanto tempo passerà prima di poter rivederci, amici ed amiche, però, qualunque cosa succeda, quando ci rivedremo, spero che potremo tornare a gridare forte insieme, ciò che ho detto nel mio discorso, viva la Catalogna libera!».

Chi sperava nella fine della parabola politica di Carles Puigdemont, anche questa volta ha dovuto ricredersi.

[di Armando Negro – inviato sul posto]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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